Il dibattito nel PD del Trentino
26 Agosto 2009Autonomia e democrazia partecipata
30 Agosto 2009La cattiveria, quindi. Applicata ad un gruppo di persone, i clandestini appunto, senza particolari ed ulteriori distinguo. Con gli immigrati clandestini bisogna essere cattivi: poco importa il progetto migratorio che li ha messi in viaggio, poco importa il motivo per cui si trovano in Italia. Poco importa se se sono onesti lavoratori in cerca di condizioni di vita migliori per se stessi e la propria famiglia, poco importa se poi diventano lavoratori sottopagati e senza tutele di aziende che lavorano anche in Trentino.
Sono clandestini e quindi ci vuole cattiveria.
Il pacchetto sicurezza che entra in vigore oggi, nelle parti che riguardano il contrasto alla immigrazione clandestina, pare proprio ispirato alla categoria della "cattiveria". Introducendo il reato di immigrazione clandestina declina un teorema culturalmente prima che politicamente ingiusto, crudele e -appunto- cattivo. Proprio perché rinuncia a fare quel distinguo tra onesto e disonesto, proprio perché crea il sinonimo tra la condizione di clandestinità e lo stato di illegalità. Per il solo fatto di non avere carte in regola un immigrato potrà essere accompagnato davanti al giudice e quindi nelle già sovraffollate carceri. Accadeva già ieri (articolo 14 della legge Bossi Fini), sarà ancora più frequente da oggi.
Il piatto principale del pacchetto sicurezza è proprio questo. Ma il contorno non è più digeribile. Chi, fatta eccezione per operatori sociali, sanitari e scolastici, non segnala all’autorità la presenza del clandestino è a sua volta perseguibile. Bisogna essere cattivi e dobbiamo diventarlo tutti. Ma non basta. Sarà possibile organizzarsi in gruppi di cittadini per "rondeggiare". E poi. Richiedere il permesso di soggiorno costerà di più. Ancora. Saranno più difficili i ricongiungimenti famigliari. Avanti. Vi è il rischio reale di rimpatrio per chi perde il lavoro, ed in tempo di crisi è tutt’altro che un evento improbabile.
E’ in arrivo però anche un’altra categoria che sembra ispirare alcuni amministratori: quella del "fastidio". Alcuni sindaci del Trentino, senza distinzione di appartenenza politica, emettono ordinanze anti-accattonaggio con l’intenzione di contrastare il "fastidio" che i questuanti procurano ai concittadini. Già: a volte i poveri "sono fastidiosi". Non si deve dare fastidio, bisogna essere discreti, possibilmente silenziosi e meglio ancora invisibili. Ma questo significa veramente farsi carico dei problemi? È questo il contributo di idee per rispondere alle esigenze della cittadinanza?Il fastidio e la cattiveria. Due tempi della stessa rimozione. Via dagli occhi, via dal cuore. Ma queste son persone!
Non sono in politica da tanto tempo, ma abbastanza per aver appreso da chi mi ha preceduto che la politica dovrebbe tendere alla ricerca del "bene comune" e non alla "cattiveria diffusa". Pare affermarsi invece l’inclinazione ad essere forti con i deboli e deboli con i forti. Non mi pare una buona politica, ma una politica, questa sì, cattiva e anche un po’ fastidiosa.