
mercoledì, 6 aprile 2011
6 Aprile 2011
venerdì, 8 aprile 2011
8 Aprile 2011L’argomento si presterebbe ad una trattazione ampia, profonda, stimolante. La politica dovrebbe saperne trarre spunti per il proprio agire, così la pubblica amministrazione. Sto parlando dell’"Indagine sulla povertà e l’esclusione sociale in Trentino", tema di cui ho fatto cenno anche nel diario di ieri, che oggi entra nel vivo o così immagino. Ed invece gran parte degli interventi sembrano dei dischi rotti. Aveva iniziato la consigliera Penasa il giorno prima, prosegue oggi il suo collega di partito Civettini e poi gran parte degli esponenti delle minoranze che, senza affatto entrare nel merito dell’indagine, sparano ad alzo zero su una Provincia che nonostante i denari dell’autonomia vede l’8% della popolazione a rischio di povertà.
Un livello davvero imbarazzante e non mi riferisco solo all’opposizione. Siamo di fronte ad un lavoro condiviso dalla quarta Commissione legislativa, non ad una mozione di partito. Ma questo non sembra avere alcuna importanza. Se ne potrebbero contestare i contenuti, il taglio, le eventuali reticenze: non una proposta, se non l’insopportabile litania che l’Icef (gli indicatori che la PAT si è data con il concorso delle parti sociali per l’accesso ai servizi) starebbe portando alla miseria il Trentino. Cose che non stanno né in cielo, né in terra.
Provo a dire qualcosa di diverso, cercando anche di correggere un po’ il tiro e dunque ampliare un aspetto che l’indagine affronta solo marginalmente, quello della povertà relazionale (per questo vi rimando all’intervento che troverete a breve nella home page). Ma la capacità di fare dell’istituzione più importante della nostra autonomia un luogo di approfondimento e di respiro su un tema non certo per addetti ai lavori risulta una pia illusione. Sembra quasi che nemmeno abbiano trovato il tempo di leggerla la relazione.
Parole al vento. Persino il dato di fatto che gli immigrati rappresentano una componente essenziale dell’economia del territorio viene rovesciato con la paura dell’"esodo biblico". Manca, questo è il problema, un minimo di onestà intellettuale. Persino chi, lavorando ai margini del Consiglio, ha memoria delle legislature precedenti non può non scrollare la testa sconsolato. Paghiamo in questo modo la crisi dei corpi intermedi, dei partiti come delle organizzazioni sociali. L’assenza di ambiti formativi e la riduzione della politica ad opportunità di affermazione personale. Da cui discende un’idea della politica come amplificatore degli umori della "locanda" o anche semplicemente di tutela corporativa del proprio elettorato piuttosto che del bene comune.
Così, un lavoro che avrebbe dovuto essere uno stimolo istituzionale per affrontare un tema di grande rilievo sociale, diventa un documento votato a maggioranza (17 voti a favore e 14 astenuti).
Al voto sulle povertà segue una discussione sulla mozione Bombarda che chiede una revisione del piano rifiuti. Il prossimo 29 aprile è già convocata la Conferenza di verifica del Piano rifiuti che farà il punto sui risultati raggiunti sulla differenziata e su quali strumenti occorrono per smaltire ciò che rimane, aprendo la discussione sulle modalità più efficaci di smaltimento del residuo. Un’apertura, questa, sulle caratteristiche del trattamento che apre dunque a soluzioni tecnologiche nuove. E’ l’effetto del bando andato deserto: quelli che hanno continuato a dire che di business si sarebbe trattato, di fronte ai vincoli posti dall’amministrazione comunale di Trento e al disinteresse dimostrato dalle aziende che di affari non ne intravedevano nemmeno l’ombra, dovrebbero ora ricredersi. Lo fa il consigliere della Lega Filippin, dimostrando in questa occasione almeno un po’ di onestà intellettuale.
Continuo a pensare che l’unico soggetto che dovrebbe prendersi in carico la gestione dell’ultima fase dello smaltimento dovrebbe essere pubblico o a larga maggioranza pubblico, come nel caso di Dolomiti Energia. Considerandolo cioè un servizio pubblico. E questo a prescindere che l’"ultimo miglio" avvenga con la termovalorizzazione o con altre tecnologie.
Una volta tanto sul dispositivo concordato c’è l’unanimità. Non so se esserne soddisfatto o se preoccuparmi. Finisce il consiglio e vado a casa. Oltre a mettere su cena, devo trovare lo spazio per studiare la situazione trentina in ordine alle energie rinnovabili, il DDL proposto dall’UpT sull’energia, il rapporto fra risorse energetiche e guerre di cui parlerò nella conferenza del giorno successivo a Mattarello.