lunedì, 22 giugno 2009
22 Giugno 2009
mercoledì 1 luglio 2009
1 Luglio 2009
lunedì, 22 giugno 2009
22 Giugno 2009
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martedì 23 giugno 2009

Arrivare dall’altra parte dell’Italia in poche ore comporta una levataccia. Gabriella condivide con me questo viaggio, che diviene così l’occasione per qualche giorno di vacanza. Lasciamo l’auto a Verona, scalo a Roma e verso le 11.20, con quasi un’ora di ritardo, arriviamo a Reggio Calabria. Ad attenderci all’aeroporto c’è Tonino Perna, docente all’Università di Messina, animatore di progetti di cooperazione e di territori (è stato presidente del Parco nazionale dell’Aspromonte) e tante altre cose ancora, ma soprattutto caro amico con il quale ho condiviso nel corso degli anni un comune sentire tutt’altro che scontato. Con Tonino non è che ci s’incontri frequentemente e non abbiamo nemmeno alle spalle una storia politica comune. Proprio per questo è molto interessante che ogni volta che ci incontriamo riusciamo velocemente a sintonizzarci, quasi avessimo conversato fino alla sera precedente. C’è una connessione sul tempo che attraversiamo che ci fa sentire su una comune lunghezza d’onda.

E’ grazie ad un nostro incontro in un bar della Giudecca, a Venezia, che è nata l’idea dell’Osservatorio sui Balcani. E da qui si è sviluppato un sodalizio che si è alimentato – nel corso degli anni – di sguardi sul mondo e sul nostro presente.  E’ così che quando ci si incontra prende corpo un fiume di parole e di immagini che noi, pure persone tanto diverse di mondi tanto diversi, amiamo aggrovigliare nelle nostre conversazioni.

Incontrarci a Reggio Calabria, lungo quello splendido tratto di mare che separa Scilla e Cariddi, è davvero un grande piacere. In realtà non abbiamo il tempo per tanti convenevoli perché prendiamo al volo l’aliscafo che ci porta dal continente sull’isola, a Messina. Durante l’attraversata sento al telefono Raffaele Crocco, giornalista Rai che nei giorni scorsi ha presentato a Riccione l’"Atlante sulle guerre e i conflitti nel mondo" e al quale ho dato anch’io un piccolo contributo con un pezzo sulla Transnistria. E’ andata benissimo, mi dice, e l’attenzione si è riversata sui mass media con effetti moltiplicativi, tanto che anch’io sono latore di un messaggio del Reggente della Fondazione Opera Campana dei Caduti Alberto Robol per organizzare un evento di presentazione della rivista al Colle di Miravalle. All’Università di Messina incontriamo diversi collaboratori di Tonino e con loro riusciamo a prendere qualcosa, tanto per ammazzare la fame prima dell’incontro. Un qualcosa di speciale, per la verità: granita di gelso con panna e brioche, squisita combinazione di sapori, nel rispetto delle tradizioni locali.

Uno sguardo veloce all’antica piazza della chiesa e alle vecchie case che riuscirono a sopravvivere allo spaventoso terremoto del 1908 e siamo in Università. Davanti ad un pubblico attento di studentesse e di persone interessate, Tonino presenta  il nostro "Darsi il tempo" (che è un po’ anche suo, visto che ne firma la prefazione) con consumata maestria. Gli risulta facile anche perché Tonino inaugurò – in anni assolutamente improbabili – le prime esperienze di cooperazione "sud – sud" che rappresentavano già allora (erano i primi anni ’80) una critica implicita verso una cooperazione che oscillava fra vecchio internazionalismo (sposando cause che poi si rivelavano tutt’altro che degne) e business. Tonino rivolge ai presenti una domanda, elencando i titoli dei capitoli del libro: qual è la parola chiave di questo lavoro?

Vedo una platea attentissima alle mie parole, che nemmeno fa  caso all’acqua che scende torrenziale e inusitata sulla città. Tre ore secche di parole, di spunti da parte mia, di domande dal pubblico e di interlocuzione da parte del "professor Perna" come tutti lo chiamano in Università. Sento nelle parole dei presenti che le cose dette aprono nuovi ambiti di riflessione e tanto mi basta. Si vendono anche diversi libri, e anche questo non guasta. Finiamo la conferenza che la pioggia tropicale ancora imperversa, ma quando arriviamo al porto per percorrere lo stretto a ritroso ci accoglie un dono della natura: uno straordinario arcobaleno, che attraversa a mo’ di ponte tutto lo stretto. E’ questo il ponte che ci piace, alla faccia di quel delirio di onnipotenza che ancora segna il secolo delle "magnifiche sorti e progressive" che il Leopardi ci descrisse con straordinaria intuizione ne "La ginestra".

La stanchezza comincia a farsi sentire. Occorre una doccia rilassante e la casa di Tonino ci accoglie con la sua splendida vista sullo stretto, l’Etna e tutto il resto. Con la sua gentilissima compagna Mariella andiamo a cena in una vecchia trattoria del centro storico ed è un esplosione di sapori, come si conviene a chi ama la terra. L’amore per il territorio. Era questa la risposta alla domanda di Tonino rivolta al pubblico della conferenza.

 

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