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«Il pericolo dell’estrema destra non è stato messo da parte, anzi»

“La maledizione di vivere in tempi interessanti‘ (29)

di Michele Nardelli

(14 dicembre 2015) Vedo sguardi e leggo parole rasserenate per l’esito del voto nei ballottaggi per le elezioni regionali di Francia. Il Front National non conquista nessuna regione, sette vanno all’Unione della Destra e cinque alle coalizioni di sinistra. Pericolo scampato, dunque… e viva la France!

Permettetemi di non essere d’accordo con questa lettura. Certo, il fatto che Marine Le Pen sia stata in qualche modo stoppata non può farmi che piacere, ma come non vedere che un partito populista ed antieuropeo, xenofobo e razzista, fondato da un manipolo di fascisti dell’Ordine Nuovo che consideravano l’Olocausto un dettaglio trascurabile della seconda guerra mondiale e che inneggia al colonialismo francese… sia il primo partito di Francia (questo è il dato incancellabile del primo turno) con punte di adesione nel ballottaggio di domenica che superano il 45% (Provenza – Alpi – Costa Azzurra) mi preoccupa, eccome. Anche perché questo risultato non è affatto estraneo al vento populista e fascista che attraversa più o meno tutti i paesi europei. Senza dimenticare che in alcune Regioni la sconfitta del FN è stata ottenuta grazie alla cosiddetta coalizione repubblicana ovvero al sostegno della sinistra all’Unione della Destra di Sarkozy.

Sono d’accordo, invece, con il commento del premier francese Valls quando ha affermato: “Nessun messaggio di vittoria, il pericolo dell’estrema destra non è stato messo da parte, anzi‘. Perché il partito di Marine Le Pen avrà mano libera nel rappresentare ancora più populisticamente il vento dell’antipolitica, senza doversi compromettere nella gestione dei problemi reali, una sorta di rendita di posizione in vista delle prossime scadenze elettorali.

La destra populista non la si sconfigge con il tricolore e la Marsigliese, né cavalcando la paura e i privilegi, tanto meno con l’odio verso i poveri (gli “sdentati“ di cui parlava Hollande nei suoi colloqui privati). Richiede al contrario una nuova narrazione di questo tempo interdipendente, nel quale ciascuno di noi deve imparare una cittadinanza responsabile verso il proprio territorio e il mondo intero, facendo i conti con la storia e con la necessità di costruire relazioni fondate sul rispetto e sulla nonviolenza, riconsiderando i nostri stili di vita e il nostro rapporto con le risorse della Terra.

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