Territorialismo, l’ultimo appello. Quel cambio di paradigma che fatica a realizzarsi.
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A spoglio elettorale in Grecia ancora in corso il risultato appare comunque inequivocabile, Syriza ha nettamente vinto le elezioni. Nonostante l’intransigenza di un’Europa che si è dimostrata subalterna agli interessi degli stati nazionali, la sfiducia crescente di un paese che è andato alle urne per tre volte in nove mesi, una crisi che impatta una società già ampiamente provata sul piano economico e sociale (e che ha conosciuto per settimane la chiusura delle banche), la scissione della parte più radicale del partito, nonostante infine l’esito di una estenuante trattativa in sede europea che ha imposto ai greci nuovi sacrifici, Syriza ottiene praticamente gli stessi voti in percentuale del gennaio scorso portando il partito di Tsipras a pochissimi seggi dalla maggioranza assoluta in Parlamento.
In questi mesi ho guardato a quanto avveniva in Grecia senza facili entusiasmi e con la prudenza di chi ha smesso da tempo di cercare modelli di riferimento, ben sapendo quanto sia difficile percorrere strade inedite di liberazione umana. Con la riconoscenza di un debito grande verso il patrimonio di storia e di pensiero di questo paese, con la prossimità di una cittadinanza mediterranea che rappresenta più di ogni altro riferimento geografico le nostre comune radici, con la simpatia per un paese che ha fatto del rebetiko la colonna sonora della sua dignità e con la consapevolezza che la partita che si stava giocando in Grecia aveva a che fare con il futuro del progetto politico europeo. Ma allo stesso tempo attento a che l’orgoglio non divenisse nazionalismo e che la speranza verso una sinistra diversa non s’infrangesse contro approcci e categorie novecentesche.
Ora con questa conferma e con una maggior coesione interna rispetto a nove mesi fa, Syriza ha una grande opportunità: quella di trovare una propria strada originale fatta di valorizzazione delle grandi risorse di quel paese e di relazioni europee e mediterranee, di costruire su questo una nuova coalizione meno spuria di quella precedente, sapendo che la partita che si gioca nei prossimi mesi ed anni non riguarda solo un partito e nemmeno un solo leader, ma un paese che deve ritrovare coesione sociale per una progettualità capace di sparigliare le vecchie appartenenze. So bene che non sarà facile, ma la determinazione a questa nuova classe dirigente di certo non manca.
I dati dello spoglio elettorale in http://www.repubblica.it/static/speciale/2015/elezioni/grecia/settembre/index.html?refresh_cens