La Carta dell’associazione «territoriali#europei»
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Il nodo vero è: “quale modello di sviluppo?”
di Michele Nardelli
(21 marzo 2015) Nell’inchiesta della Procura di Firenze sulle Grandi Opere emerge un nuovo inquietante capitolo della corruzione nel “sistema“ Italia. La fotografia per essere più nitida dovrebbe in realtà comprendere anche l’iniziativa giudiziaria sul Mose di Venezia, le inchieste su “Expo 2015“, le inchieste sulla penetrazione della ’ndrangheta al nord ed in particolare nel controllo degli appalti in Emilia Romagna e in Lombardia, la vicenda di “Mafia Capitale“, lo scandalo della corruzione attorno alla ricostruzione delle aree terremotate, i crimini perpetrati nelle “Terre dei fuochi“… Emerge così una vera e propria geografia del crimine nel quale l’intreccio fra affari, crimine organizzato e pubblica amministrazione diviene sistemico.
Una geografia del crimine che attraversa lo stivale da nord a sud. Solo per rimanere all’indagine “Sistema“ si tratta di grandi opere che coinvolgono dieci regioni italiane: la Linea ferroviaria alta velocità Milano-Verona, il Nodo Tav di Firenze, la Linea alta velocità Firenze-Bologna, la Linea alta velocità Genova-Milano, l’Autostrada Civitavecchia-Orte-Mestre, l’Autostrada regionale Cispadana, l’Hub portuale di Trieste, l’Autostrada Salerno-Reggio Calabria, il Nuovo terminal porto di Olbia, cui si aggiunge l’Autostrada libica Ras Edver Emssad. Ma si tratta, appunto, solo dell’ultimo capitolo. Mentre l’Italia frana…
Che cosa dovremmo dedurne? Se, come scrivono i Carabinieri dei Ros, di “sistema“ si tratta, questo vuol dire che non riguarda solo la criminalità organizzata, bensì una fitta ragnatela di interessi e di coperture che investono le istituzioni ai vari livelli. E, a quanto pare, consolidata nel tempo e trasversale, capace cioè di interagire con compagini governative di segno politico diverso.
Ed è proprio la trasversalità politica che emerge in tutte queste inchieste, laddove all’adesione ad un certo modello di sviluppo aggressivo verso il territorio ed incapace di fare i conti con la cultura del limite, corrisponde anche il non rispetto delle regole o legislazioni nelle cui lacune si inserisce il malaffare.
Trasversalità non significa affatto che tutti sono ladri. Trasversalità significa che il modello di sviluppo che veniva proposto dai diversi governi non era in fondo così diverso se rapportato ad una crescita senza limiti, ad un sistema industriale senza qualità, ad un assetto infrastrutturale e dei trasporti energivoro, alla gestione del territorio insostenibile e così via. Il che per certi versi è ancora più grave.
Su questo, oltre che sul tema della legalità, dovrebbe riflettere il centrosinistra. Per dire che non basta vincere se poi la cultura di governo tende ad essere omologata.