
martedì,1marzo 2011
1 Marzo 2011
venerdì, 4 marzo 2011
4 Marzo 2011Arriva in Consiglio la mozione di sfiducia verso l’assessore alla solidarietà internazionale Lia Giovanazzi Beltrami. Il casus belli è dato dal contributo che la Provincia ha assegnato al VIS (la Ong dei Salesiani) per un progetto triennale da realizzare nella città di Hangzhou, in Cina. Così è partita una campagna mediatica fatta di qualunquismo, disinformazione e soprattutto da un approccio per il quale la cooperazione è ridotta ad aiuto materiale, alla quale hanno contribuito in molti e in maniera del tutto trasversale, a testimonianza di quanto, anche a sinistra, si fatichi a cambiare un vecchio modo di pensare.
Non ho sempre condiviso il modo con il quale l’assessore Beltrami ha interpretato il suo mandato laddove l’impegno assessorile non si distingueva nettamente da quello partitico. I nostri approcci sono diversi, le nostre esperienze pure. Ma bisogna anche dire che l’insieme dell’azione della PAT si è attestata ormai da anni su una linea fortemente innovativa che non è venuta meno, benché l’impronta dell’assessore Beltrami evidenziasse timbri e sensibilità non sempre all’unisono.
Nel caso dell’intervento in Cina, quand’anche il VIS rappresenti una grande Ong nazionale poco incline alla territorialità, il progetto ad una prima lettura appare tutt’altro che banale e credo che costruire aggregazione giovanile in un’area di forte reclutamento criminale possa rappresentare una scommessa importante. Specie se guardiamo alla Cina con gli occhi della rivoluzione dei gelsomini, che attraverso i tempi e i modi delle nuove tecnologie arriverà anche lì.
La maggioranza in Consiglio intende parlare con una voce sola e mi chiedono che a farlo sia io. Come potete immaginare, non mi mancano gli argomenti, il tempo piuttosto. Le venti cartelle di appunti cozzano con i dieci minuti a disposizione, che cerco di utilizzare per spiegare come oggi – nella cooperazione come altrove – occorra un salto di paradigma, mettendo in discussione l’approccio tradizionale per imboccare la strada della cooperazione di comunità.
Una cooperazione che ci aiuti a leggere il nostro tempo e, al tempo stesso, capace di costruire relazioni fondate sulla reciprocità. Mi accorgo quanto sia difficile demolire gli schemi consolidati della cooperazione fondata sugli aiuti, pensare l’interdipendenza come un’opportunità, superare le logiche emergenziali, comprendere che la cooperazione serve a noi per abitare il tempo nel quale siamo immersi. Di come, ancora, sia necessario investire sulla cultura e sui giovani, sulla formazione di nuove classi dirigenti, sulla conoscenza. Dell’importanza che assumono in questa cornice esperienze come il Centro di formazione alla solidarietà internazionale o l’Osservatorio Balcani Caucaso, come luoghi formativi (e informativi) di operatori che assomigliano più ad animatori di territorio piuttosto che a dei cooperanti, tutto jeep, molto spocchia e poca curiosità.
Non stiamo parlando della cooperazione della Provincia autonoma di Trento, ma la cooperazione della comunità trentina. I suoi protagonisti sono i nostri luoghi di eccellenza, l’associazionismo, l’Università, il sistema delle Casse Rurali, le esperienze sociali, gli enti locali, le persone e le loro competenze, che si mettono in gioco e in rete. E, certo, anche le istituzioni dell’autonomia.
I presentatori della mozione dicono di voler mettere sotto accusa i comportamenti dell’assessore ma in realtà nei loro interventi scivolano nella contestazione delle azioni e dei finanziamenti della PAT, denotando un approccio datato e tutto appiattito sulla logica dell’aiuto nelle forme più becere. E’ davvero un peccato che anche questa occasione si sprechi nella polemica spicciola del gioco delle parti.
La maggioranza fa quadrato, il presidente Dellai rivendica la continuità di un approccio alla cooperazione molto affine nelle sue parole alla "Carta di Trento", a testimonianza di una sintonia costruita negli anni, le argomentazioni della minoranza pretestuose e viziate dalla non conoscenza. Così la mozione di sfiducia viene bocciata.
Il Consiglio prosegue con una serie di interrogazioni. Fra queste quella a firma Nardelli e Zeni sul nuovo teatro di Pergine Valsugana. Un’interrogazione presentata all’inizio del settembre scorso ma che ha mantenuto intatta la sua attualità, confermandola nella richiesta di una pausa di riflessione. Devo dire che, dopo una iniziale difesa a riccio del progetto, ora le cose sono notevolmente cambiate. E, pur precisando alcuni passaggi, mi dichiaro soddisfatto della risposta dell’assessore Panizza, proprio perché va esattamente nella direzione di una paura di ripensamento. Insomma, al di là delle valutazioni anche diverse, il progetto è stato almeno per il momento bloccato.
Torno in ufficio, prendo appunti per gli incontri che l’indomani saranno dedicati all’amianto, ai corpi civili di pace, alla carovana per il diritto all’acqua in Palestina, all’iniziativa per l’acqua pubblica. Quando esco dal gruppo consiliare, dimentico del giovedì grasso, mi stupisco dei negozi chiusi.