Le città divise

Ci sono delle cose che non amo fare e oggi sembrano concentrarsi. La prima (immagino comune) è andare sotto i ferri del dentista, per quanto possa essere delicato. Ci passo gran parte della mattinata. La seconda è andare dal barbiere, tant'è che non sono certo un buon cliente e quando mi mettono mano effettivamente un po' di lavoro c'è da fare. Oggi mi tocca anche questa. Infine andar per negozi di abbigliamento. Il mio look (se così si può dire) non è certo dei più ricercati anche se non disprezzo affatto le cose di qualità. Diciamo pure che nell'economia famigliare questa voce non incide granché. Se sono riuscito a sottrarmi alla cravatta, in Provincia è comunque richiesto un po' di decoro. Dovremmo curarci piuttosto di sobrietà, ma questa è un'altra questione. Non amo aver gli occhi addosso e così vado nel luogo più impersonale che conosco e cerco di sottrarmi alla soggezione che ho verso i commessi, con l'effetto di portare a casa cose che poi rimangono nell'armadio.

Fra una cosa e l'altra, metto in forma scritta l'intervento svolto in Consiglio sulla legge sulle filiere corte e l'educazione alimentare e lo invio al quotidiano "il Trentino". Proprio oggi un altro quotidiano locale, il Corriere del Trentino, propone un ottimo editoriale di Ugo Morelli dal titolo "Mangiare informati" dedicato alla nuova legge sulle filiere corte e al ruolo dell'autonomia nei processi globali (lo potete trovare nella home page di questo sito). Ma il Trentino aveva dedicato all'approvazione di questo importante provvedimento legislativo solo poche e piuttosto confuse righe. Staremo a vedere se hanno voglia di rimediare. Anche L'Adige nei giorni scorsi ha trattato la cosa con molta superficialità, quasi si trattasse di elargire contributi alla ristorazione trentina, equivocando su un emendamento della giunta e scambiandolo per l'insieme del provvedimento. Ne parlo con la redazione e vediamo se si riesce a dare il giusto valore alle cose.

Verso sera vado alla sede del PD del Trentino. Il salone è pieno di gente per l'incontro delle persone che si sono riconosciute nelle liste "Democrazia è partecipazione" a sostegno di Roberto Pinter alle primarie del PD. Il risultato ha fatto sì che questa componente (questa "parte non parte" come la definisce acutamente Franca Berger) risulti decisiva nella scelta della segreteria del partito e questa responsabilità s'avverte nel confronto, approfondito e tutt'altro che banale o scontato. Le voci e le accentuazioni sono diverse, così come le storie che vi si riconoscono, ma gli intenti largamente condivisi verso l'idea di una soluzione unitaria che da un lato eviti che qualcuno si possa considerare il vincitore di qualcosa, e dall'altro che possa dare risposta al nuovo e per certi versi sorprendente atto di fiducia che oltre ventimila trentini ci hanno consegnato con il loro voto. In termini di unità e di rigore nei contenuti che tradotto significa: un maggior ruolo di indirizzo nel governo dell'autonomia, attrezzarsi efficacemente verso la scadenza delle elezioni amministrative di primavera che investiranno gran parte dei Comuni trentini, un rapporto di autonomia politica dal partito nazionale ed infine una gestione del partito che valorizzi le idee e il ruolo dei circoli. Lo devo proprio dire, una buona riunione, ricca di interventi e di spunti di riflessione negli apporti di tutti. Molte delle persone in sala nemmeno si conoscono fra loro e anche questo mi dice che "questa parte non parte" rappresenta in sé un contributo al superamento delle vecchie appartenenze.

Sono quasi le nove di sera quando vado alla riunione del Consiglio direttivo del Progetto Prijedor. Anche qui si discute di come avviare una nuova fase nella vita dell'associazione che opera ormai da quasi quindici anni nella relazione fra il Trentino e la Bosnia Erzegovina. C'è bisogno di innovazione, di uscire dai rituali di una cooperazione che ancora tende ad attardarsi alla logica dell'aiuto, di rendere più politica tale presenza e di fare sistema fra i tavoli di lavoro che operano nella regione. C'è qualche resistenza, ma la proposta del presidente Giuseppe Ferrandi di andare nella direzione di un unico Tavolo balcanico è largamente condivisa dai presenti. Del resto, l'innovazione culturale nella cooperazione è stata una delle caratteristiche di questa esperienza e sarebbe davvero singolare che oggi, proprio in quest'ambito associativo, ci si attardasse in logiche conservatrici.

E' notte. A casa una cena frugale e un po' di preoccupazione per Gabriella che non sta bene. Il lavoro le toglie il fiato ed ogni altra energia. Il farsi carico, il senso di responsabilità, non può ridursi a non avere un po' di tempo per sé. Un tempo che dobbiamo darci...