
giovedì, 13 gennaio 2011
13 Gennaio 2011
lunedì, 17 gennaio 2011
17 Gennaio 2011Il focus della giornata è il tema dell’apprendimento permanente. L’incontro che si tiene nel primo pomeriggio alla sede del PD del Trentino è il quarto appuntamento di un gruppo di lavoro che si è messo all’opera su mia proposta nell’autunno dello scorso anno. Coinvolti sino a questo momento nei vari incontri Edoardo Benuzzi, Antonio Colangelo, Marta Dalmaso, Giuseppe Ferrandi, Chiara Ghetta, Michele Ghezzer, Dario Ianes, Franco Ianeselli, Paolo Malvinni, Ugo Morelli, Edoardo Nicolussi, Ilaria Pedrini, Michele Toccoli, Adriano Tomasi, Alberto Tomasi.
Bisogna dire che il tema della conoscenza, e dunque degli strumenti attraverso i quali una comunità si attrezza ad abitare un tempo in continua e rapida trasformazione, è all’ordine del giorno. Non c’è stata relazione programmatica della PAT negli ultimi due o tre anni che non abbia fatto riferimento al campo della conoscenza come strumento primo per affrontare la crisi. Nelle forme dell’innovazione, della creatività, della cultura, dei saperi del territorio, delle trasformazioni tecnologiche, della rimotivazione delle persone nei loro percorsi professionali… Ciò nonostante siamo in presenza di una tendenza all’omologazione, allo spaesamento, all’analfabetismo di ritorno.
Sono venuti meno anche i luoghi dove l’apprendimento nel corso della vita avveniva in maniera diffusa, partiti, sindacati, associazioni, movimenti… le stesse istituzioni hanno da tempo smesso i panni di strumenti per una diffusa pedagogia civica.
Occuparsene per una comunità come la nostra diventa essenziale. Ed ecco dunque il senso di questo impegno. Due sono le coordinate sulle quali stiamo lavorando. La prima è dare piena attuazione alla LP 5/2006 (la legge Salvaterra sulla scuola) laddove in maniera puntuale agli articoli 68 e 69 si prevedono azioni attive sul tema dell’educazione permanente. Siamo qui nell’ambito del sistema educativo provinciale: la scuola serale finalizzata al conseguimento di un titolo di studio, l’educazione degli adulti, il rapporto fra la scuola e il territorio, la formazione e la riqualificazione professionale. Per non parlare dell’accesso degli adulti ad una formazione di tipo universitario, ai master post universitari, ai luoghi di formazione delle eccellenze. Temi sui quali la Legge 5 è rimasta un po’ sulla carta pur essendo molte le forme attraverso le quali si articolano le proposte formative sul piano provinciale. Anzi, qui in primo luogo occorre una ricognizione dell’esistente e l’informazione sulle opportunità formative attivate. Su tutta questa parte della materia, durante il dibattito sull’ultima finanziaria, è stato approvato un mio emendamento che obbliga la PAT ha definire entro 180 giorni dalla sua approvazione gli indirizzi programmatici attuativi degli articoli 68 e 69 della LP 5/2006.
La seconda coordinata riguarda l’educazione permanente informale, potremmo definirlo l’apprendimento "per stare al mondo", "gli strumenti" come abbiamo detto negli incontri "per rimettersi in gioco". Qui parliamo delle occasioni individuali o collettive per accrescere la propria conoscenza, quand’anche slegate da uno specifico riconoscimento, ma non per questo non riconoscibili: non solo la cultura generale, l’educazione alla lettura, le occasioni letterarie, l’approccio alle forme artistiche, il teatro, il viaggio, ma anche la possibilità di darsi una seconda o terza chance anche sul piano professionale. E poi tutto il complesso mondo del volontariato e dell’associazionismo che rappresenta in sé una fonte di accrescimento esperienziale ma che viene supportato sempre più frequentemente anche da specifiche attività di formazione a vari livelli.
Rientrano in questo campo realtà come le biblioteche, l’università della terza età, la formazione alla solidarietà internazionale, le scuole e gli spazi legati alla ricreatività. Interessante l’esperienza dei Circoli di studio, presenti in diverse regioni italiane (sostenuti, come in Toscana, da una specifica legislazione regionale) e a livello europeo (penso alla Svezia dove in un anno vengono attivati 360.000 circoli. Così come l’esperienza delle "fabbriche della creatività" che si stanno sviluppando in Europa e che hanno trovato in Trentino una possibile declinazione con il progetto "Anima Mundi" che abbiamo presentato anche su questo blog.
Come si può comprendere si tratta di uno spazio straordinariamente vasto, che richiede un’apposita iniziativa legislativa che stiamo cercando di approntare (…le vostre idee sono davvero benvenute). Ma prima di passare alla fase legislativa decidiamo che vale la pena proporre un convegno dedicato al tema, dando la parola alle esperienze italiane ed europee che ci possono aiutare. Insomma, un cantiere aperto.
Mi piacerebbe che questo fosse un po’ l’orizzonte della discussione sulla vicenda Fiat, ma così non è affatto. In serata arriverà l’esito dello scrutinio del referendum. Come avevo immaginato il divario fra i sì e i no all’accordo è risicato. Personalmente non ho fatto il tifo né il no, né per il sì, considerando questa consultazione di per sé una sconfitta, condizionata dal ricatto come dall’incapacità di uscire da uno schema di relazioni industriali di tipo novecentesco. Di buono c’è che l’esito del voto dei 5.000 lavoratori di Mirafiori non permette a nessuno di cantare vittoria: né ai cultori della deregolazione, né al conservatorismo corporativo quando un’intera società, dai giovani al precariato diffuso, è già ampiamente nel sistema Marchionne.
Lo vado ripetendo da mesi. Occorre un salto di pensiero, tanto nell’interpretazione di quel che accade come nelle strade per venirne a capo. In assenza del quale le contraddizioni si presenteranno nelle forme spurie e corporative della guerra fra poveri.