lunedì, 9 giugno 2014
9 Giugno 2014giovedì, 7 luglio 2014
9 Luglio 2014Potrei dire di villaggi turistici o di “case vacanza” senz’anima, di anonimi alberghi o di campeggi sempre uguali… là dove un tempo la macchia mediterranea arrivava al mare. Di un turismo che non porta ricchezza ma snaturamento dell’ambiente e volgarizzazione del paesaggio, omologazione e spaesamento…
Ho negli occhi lo sguardo perso di persone anziane che hanno visto cambiare la loro terra, umiliate dalla distanza fra il reddito del loro lavoro e la dimensione delle rendite che quel modello turistico ha realizzato, senza nemmeno vergogna.
Penso a quanto sono diverse le case dei borghi e le ville dei resort per famiglie arricchite del continente e il loro capriccio di abitarle per qualche settimana nell’arco di un anno, in un ambiente artificiale totalmente estraneo alla durezza del vivere.
Ricordo quando, di questa estraneità, se ne era parlato in un incontro promosso dalla comunità sarda di Trento con l’antropologo Bachisio Bandinu e il giornalista Paolo Pillonca, laddove la Sardegna veniva paragonata al buco di una ciambella, la costa e l’interno diventati corpi fra loro estranei.
E’ incredibile come tutto questo sia avvenuto nell’arco di pochi anni, in nome di uno sviluppo che non ha nulla a che fare con la natura profonda dei luoghi. Come del resto non ce l’avevano l’industria chimica o gli insediamenti militari…
E, ciò nonostante, amo questa terra, ricca di colori e di profumi, storia e di cultura. Offesa, certo, ma non ancora piegata.
Ne è un esempio l’azienda di agriturismo Guthiddai che ormai da anni è il nostro riferimento quando vogliamo trascorrere qualche giorno di riposo nell’isola. La famiglia Floris ci ha creduto e, piano piano, sono riusciti a realizzare un luogo davvero speciale che potete trovare nella valle che da Oliena scende verso le fonti di Su Gologone, curato nei particolari dell’ospitalità e della cucina (www.agriturismoguthiddai.com/).
Ci tenevo a rendere un piccolo omaggio alla fatica e alla bellezza del loro lavoro che voglio immaginare anche di tante altre persone che nell’amore per la propria terra hanno scelto la strada impegnativa di valorizzare in questo modo luoghi di straordinaria bellezza, forse la risposta più vera alla crisi di un modello di sviluppo che andrebbe totalmente ripensato.