martedì 9 giugno 2009
9 Giugno 2009giovedì 11 giugno 2009
11 Giugno 2009mercoledì 10 giugno 2009
Una lunga ed inconcludente giornata di Consiglio Provinciale. Il Consiglio è bloccato sulla questione della nomina del nuovo Difensore Civico. La cosa si trascina da mesi, fra proposte della maggioranza e veti della minoranza, richiedendo tale nomina una maggioranza qualificata dei 2/3 del Consiglio. Il confronto assume toni che vanno oltre tanto la nomina del Difensore Civico che le caratteristiche delle persone proposte e la minoranza fa valere il suo potere di interdizione. Devo dire che la partita non mi appassiona, tanto è diventata simbolica. Si dovrebbe capire al volo che, arrivati a questo punto e se si vuole sbloccare una situazione che rischia di apparire a tutti incomprensibile, occorre fare un passo indietro e lasciare alle minoranze l’onere di fare una proposta o, come ad un certo punto mi viene da proporre, di una terna di nomi per lasciare poi alla maggioranza di convergere su uno di essi. Fra le pieghe del dibattito si affrontano altri punti dell’ordine del giorno, una serie di interrogazioni, il rendiconto 2008 e l’assestamento del bilancio del Consiglio provinciale per il 2009, la relazione della Commissione provinciale per le pari opportunità. Anche quest’ultima – lo devo dire onestamente – non scalda il mio cuore, nel senso che avverto questo documento come piuttosto rituale.
Verso le 18.00 lo scenario cambia decisamente. C’è talvolta un baratro fra i rituali e la realtà, ed è questa la sensazione che ho nell’assistere alla proiezione del film "Sunce i zica" (sole e filo) sul campo ustaša di Jasenovac e delle testimonianze dei rari sopravvissuti di quel campo di sterminio nelle gallerie di Piedicastello. Un’iniziativa questa organizzata dal Museo storico del Trentino in collaborazione con il Museo Kozara di Prijedor (Bosnia Erzegovina) ed il Progetto Prijedor, nell’ambito di un percorso sul tema della memoria e di elaborazione del conflitto che costituisce uno dei tratti qualificanti della relazione fra la comunità trentina e quella bosniaca. La testimonianza di un’anziana donna di Dubica che vive da sessant’anni nell’oscurità per effetto delle percosse agli occhi subite nel campo, quella di un’altra persona anziana fra i pochi ebrei sopravvissuti, accanto alle terrificanti immagini che documentano quella tragedia, ci costringono ad interrogarci sul senso del reale, sul valore delle cose, sul significato di quel che facciamo, dei conflitti che sappiamo (o non sappiamo) affrontare.
Non è per nulla casuale che questa proiezione sia seguita dal film "Confini", realizzato dal liceo scientifico Galilei. Confine è un concetto ambivalente, è quel che unisce, suo malgrado, ma che può anche dividere. Fatto di filo spinato, materiale dunque, ma anche di muri virtuali spesso più invalicabili di quelli reali. Il confine è ricerca ma anche senso del limite, è spazio cosmopolita ma anche identità territoriale quand’anche in continuo divenire.
E’ quello della memoria e dell’elaborazione del conflitto che mi sta particolarmente a cuore, in questi anni ambito di ricerca e di riflessione, nel tentativo di dare alla pace una dimensione più vera e meno retorica.
Saluto Dragan e gli amici di Prijedor e mi accordo con loro per quando ritornerò in Bosnia, nel prevedere una giornata di formazione per lo staff allargato dell’ADL sui temi della cooperazione internazionale. A sera, in quel di Roveré della Luna c’è la rappresentazione di Roberta Biagiarelli del "Poema dei monti naviganti" di Paolo Rumiz. Ma domani in Consiglio arrivano cose importanti come ad esempio la mozione sull’impianto di collegamento San Martino – Passo Rolle e intendo documentarmi a dovere, anche per verificare la possibilità di una soluzione alternativa dopo che la nostra Amministrazione ha deciso la realizzazione di un impianto fortemente impattante in una delle aree più significative delle Dolomiti. Argomento sul quale ritorneremo domani.
