mercoledì, 3 giugno 2009
3 Giugno 2009
venerdì 5 giugno 2009
5 Giugno 2009
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venerdì 5 giugno 2009
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giovedì 4 giugno 2009

Questo diario è un bell’impegno. E’ qualcosa di più di un’agenda di lavoro, cerca di dare significato ad un fittissimo lavoro di relazioni, di conoscenza, di progettualità e di pensiero. Per me rappresenta anche un promemoria di sensazioni e di stimoli che vorrei ritrovare ogniqualvolta si ritorna su un argomento. Ed un modo per dare conto ad amici ed elettori di un impegno che vorrei condividere. Ma anche il diario richiede tempo e sistematicità. Così se ne va il primissimo mattino.

Alle 11.00 ho da tenere un corso di formazione dal titolo “Gestire i processi di internazionalizzazione” riferito in particolare alla situazione geopolitica dell’est Europa e rivedo gli appunti. Qualche settimana fa Michele Cozzio mi ha chiamato per chiedermi se ero disponibile a ragionare di questo con una decina di giovani che partecipano a questo master e gli ho detto subito di sì, perché ci tengo a trasmettere il mio sguardo verso quel che è accaduto ed accade in quella regione, a far conoscere l’esperienza di Osservatorio Balcani e Caucaso o della cooperazione di comunità.

Il gruppo, composto di giovani poco più che ventenni, è piuttosto composito nel loro approccio e, da quel che capisco, nelle loro stesse storie di vita. Le loro espressioni sono vivaci e cerco di catturare la loro attenzione. Racconto del nostro strano rapporto con l’area balcanica, interrogandoci sulla “vicina lontananza” con cui generalmente ci rapportiamo con il mondo dall’altra parte dell’Adriatico. Qualcuno di loro è stato in vacanza in Croazia, ma lo sguardo che propongo sulla regione non rientrava esattamente nei loro pensieri. Anche per Stefano, che pure è nato a Novo Mesto (Slovenia) e che ha frequentato la regione, le mie parole sembrano aprire visioni inedite. Gli occhi vivaci di Hussein che segue attentamente ogni passaggio della mia relazione mi confortano e sono io a stupirmi quando, nel confermare le mie parole, racconta del suo impatto con il confine della Transnistria che lui e i suoi amici di viaggio sulle carte geografiche non avevano trovato. Ogni tanto, come concordato, mi interrompono per chiedere o capire meglio quel che intendo dire, ma li vedo coinvolti e questo basta.

Un intervallo di un’ora, e con Michele Cozzio prendiamo qualcosa al vicino Baricentro, e poi via per altre due ore e passa. Nella seconda parte dovremmo parlare di Romania. Vorrei proporre loro un film che ritengo straordinario “Ad est di Bucarest” ma c’è qualche intoppo tecnico e poco tempo e allora preferiscono vederlo in un secondo momento e che io invece parli di geografia e di cooperazione. Anche in questo caso, vedo facce stupite quando propongo un diverso approccio, un salto di pensiero che almeno in parte stravolge quel che pensavano o che avevano studiato.

Sono passate le 16.00 e arriva Jens Woelk, docente all’Università di Trento, che mi dà il cambio. Con Jens abbiamo molto collaborato nel corso degli anni e delle comuni frequentazioni balcaniche. Dieci minuti di pausa per un caffè. Mentre vado verso la sede del Gruppo consiliare avverto il peso di quattro ore di parola ma anche la soddisfazione di aver trasmesso suggestioni spero non banali.

Al Gruppo con Michele vediamo la traccia di una proposta di testo unificato dei Disegni di legge sulle filiere corte: è un ottimo lavoro, speriamo capace di superare le resistenze del PATT ma soprattutto delle regole europee che tendono a garantire la libera circolazioni delle merci senza produrre agevolazioni per quelle dei territori.

Poi vado alle gallerie di Piedicastello. Esattamente un anno fa se ne andava per sempre Walter Micheli, trovandoci sbigottiti per quel vuoto che lasciava in tutti noi e nella comunità trentina. Il libro che la Casa editrice “Il Margine” gli ha dedicato lo ritrae fra le montagne innevate ed il cielo. S’intitola “Passioni e sentieri” e raccoglie interventi e scritti di Walter suddivisi in tre capitoli: “I maestri, la politica, l’ambiente”. Come scrive Franco de Battaglia, qualcosa di più di un libro che testimonia una vita ma “un manifesto sul futuro del Trentino”. Nella “galleria bianca” c’è tanta gente ed un pezzo di storia di questa nostra terra. Grazie Walter.

Non è ancora conclusa questa manifestazione che devo andare al Museo storico del Trentino dove si tiene l’assemblea di Viaggiare i Balcani. C’è molta soddisfazione per le cose fin qui realizzate, un sito internet che rappresenta un servizio unico nel suo genere, l’aver contribuito a dare cittadinanza nei Balcani ad un concetto come quello di turismo responsabile prima del tutto sconosciuto, l’aver creato una rete di esperienze culturali e professionali impegnate nella sfida di un turismo diverso. Ma c’è anche un po’ di delusione nel vedere quanta fatica si fa nel tradurre tutto questo in una proposta commerciale, nei viaggi del turismo in una regione verso la quale – nonostante le straordinarie bellezze naturali e della storia – c’è ancora molta diffidenza e ritrosia. Non demordiamo e le persone (per lo più giovani) che in questi anni abbiamo coinvolto e hanno creduto  in questo lavoro non intendono certo mollare. Claudia, Daniele, Eugenio e Luca propongono di sviluppare una particolare attenzione verso i viaggi delle scuole e dei piani giovanili di zona, sulla scia di quel che già oggi avviene con risultati molto positivi. Analogamente si vuole puntare sui viaggi della memoria, nel collegare il presente all’elaborazione del passato. Ne avevamo parlato qualche mese fa proprio con il direttore della “Trentini nel Mondo” Rino Zandonai, prima che l’A330 della Air France sparisse nell’oceano. Rino aveva partecipato ad uno dei viaggi dei piani di zona che aveva fatto visita a Stivor ed era stata un’esperienza molto bella. Anche per questo Rino ci mancherà.

Sono quasi le 20.00. Passo alla Libreria Einaudi per ordinare un libro e acquistarne altri. Nella mia borsa finiscono “Educazione siberiana” di Nicolai Lilin e “In difesa delle cause perse” di Slavoj Žižek. Vediamo se finiscono anche sulla nostra piccola biblioteca di bordo.

A casa, con Gabriella, ci sono Anna e Luisa. Luisa lavora da anni come insegnante in carcere. I suoi racconti, qualche volta divertenti e spesso amari, descrivono un mondo a parte, che esiste malgrado non ce ne accorgiamo.

 

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