
domenica, 11 novembre 2012
30 Aprile 2010
sabato,1maggio 2010
1 Maggio 2010Mattinata dedicata alla scrittura, pomeriggio e sera densi di appuntamenti. In mezzo il piacere di andare a fare la spesa, per rendere la casa accogliente e buona. Amo far da mangiare per gli amici e scegliere gli ingredienti più adatti alla mia cucina. Il fine settimana si presenta sostanzialmente sgombro da impegni, la primavera impazza e intorno a casa è un’esplosione di profumi e di colori.
Il primo appuntamento pomeridiano è all’assessorato dell’istruzione dove ci troviamo per fare il punto sul Centro Millevoci. Il percorso che propongo di fare è in realtà già iniziato qualche settimana fa con l’incontro degli operatori che vi hanno sin qui lavorato e dovrebbe proseguire, se non incontrerà ostacoli, con l’apertura di un blog dedicato sul sito "Vivo scuola" della PAT, per poi approdare ad un convegno di alto profilo sul tema dell’integrazione scolastica da realizzarsi in autunno e che dovrebbe rappresentare la cornice di un nuovo protocollo d’intesa.
Con l’assessore Marta Dalmaso parliamo anche di altre cose, della frutta tagliata e piena di antiossidanti che viene scelleratamente distribuita nelle scuole italiane (ma anche trentine), confezionata in contenitori di plastica (alla faccia questa volta del contenimento dei rifiuti), confezionata in provincia di Forlì alla faccia delle filiere corte, che non riporta alcuna tracciabilità del prodotto. Le propongo di emanare una circolare affinché i dirigenti scolastici respingano al mittente questa porcheria. Parliamo anche degli orti del mondo, progetto che Slow Food intende avviare nelle scuole trentine per avvicinare i ragazzi alla terra, alle sue ricchezze e ad una sana cultura gastronomica.
Dall’assessorato arrivo al gruppo consiliare dove di lì a poco ci vedremo come promotori di "Politica è responsabilità". E’ l’occasione per un primo bilancio del sito, dei temi fin qui proposti, del livello di confronto che si è avviato. Complessivamente il giudizio è positivo, c’è un po’ di preoccupazione che il confronto non sia proprio alla portata di tutti, vediamo insieme un po’ di accorgimenti per renderlo più fruibile. Infine fissiamo la data della conferenza stampa di presentazione che decidiamo di fare l’11 maggio prossimo.
E’ quasi ora di andare a Dro dove mi aspetta un dibattito nell’ambito della campagna elettorale in vista delle elezioni comunali del prossimo 16 maggio. Scendo insieme ad Alberto Pacher, anch’egli della serata, dedicata alle tematiche ambientali e dello sviluppo locale. Con noi i rappresentanti del Parco Fluviale del Sarca e del Comitato promotore della Legge di iniziativa popolare (oggi legge della PAT a tutti gli effetti) sul Distretto agricolo del Garda.
La sala di Ceniga è piena e la discussione pregnante di contenuti e di idee. Parlo per ultimo fra i relatori ma vedo che l’attenzione è catturata e le suggestioni che vengono proposte suscitano domande ed interventi tanto sul fare sistema locale, come sulle filiere corte o sull’acqua.
Mi colpisce un concetto inserito al primo posto del programma della lista del PD. Si parla di "pausa costruttiva", proposta che si può declinare sia nel senso di porre fine alla logica del cemento che continua a mangiarsi territorio ma anche come necessità di fermarsi a riflettere su dove stiamo andando, di mettere a fuoco e comprendere le trasformazioni in atto che talvolta generano inquietudine, solitudine, paura. Del resto, che cosa sono un parco fluviale o agricolo se non una narrazione di questo tempo e di questo Trentino? Parlo della necessità di un "ritorno alla terra", non come evocazione di una cultura arcaica ma piuttosto come esigenza di partire dalle cose vere, in grado di contrapporre l’economia reale a quella virtuale.
Se l’uomo politico più potente della Terra si reca a Wall Street per proporre di mettere freno ai titoli derivati viene preso a pesci in faccia, significa che la partita è davvero pesante. Significa che il carattere perverso della finanziarizzazione dell’economia che ha messo in ginocchio il sistema internazionale è ancora in agguato. Se una risposta a tutto questo va data, questa è la capacità dei territori di puntare sulla qualità e di fare sistema. A guardar bene sono i tratti che hanno costituito il retroterra della nostra diversità e del nostro sfuggire all’omologazione con il nord est italiano, l’autonomia e la diffusa cultura all’autogoverno, le stesse caratteristiche della nostra economia.
E’ la sfida dell’unicità e dell’autosostenibilità. Una sfida che in Trentino possiamo vincere grazie alle prerogative dell’autonomia, ma che non è affatto vinta. Gli scricchiolii che vediamo nel comparto agricolo come in quello lattiero-caseareo o vitivinicolo ci parlano di un modello senza qualità. Le stesse difficoltà che riscontriamo nell’industria dove dobbiamo fare i conti con un’economia che talvolta non ha nulla a che fare con le vocazioni del territorio. Non bastano gli interventi straordinari delle finanziarie della PAT, non bastano gli ammortizzatori sociali, serve uno scarto culturale capace di legare ambiente e territorio, storia e saperi.
Sono questi, del resto, gli ambiti che ho scelto di presidiare nel mio impegno istituzionale e che hanno prodotto la legge sulle filiere corte, la salvaguardia del Colbricon, il no alla realizzazione dell’impianto idroelettrico Baldo – Garda, l’indagine sui rifiuti ed altro ancora.
Avverto in qualche domanda che mi viene rivolta sul tema dell’acqua il passaggio anche da qui dell’antipolitica: mi riferisco ad una sorta di crociata contro la Provincia di Trento, assimilata nella gestione dell’acqua pubblica alle forze che vogliono la privatizzazione semplicemente perché la forma societaria che gestisce una parte del servizio idrico in Trentino è una SpA come Dolomiti Energia, peraltro a maggioranza pubblica.
Rispondo che i primi a muoversi in Trentino di fronte al Decreto Ronchi siamo stati noi presentando come Gruppo PD in Consiglio provinciale una mozione nella quale si ribadisce che l’acqua è un bene comune non assoggettabile alle logiche di mercato. Che in seguito abbiamo avviato una verifica su quanto lo Statuto di autonomia – grazie agli articoli 8 e 9 – ci mette oppure no al riparo dalle direttive nazionali. Da qui la necessità di puntare alla formazione entro il 2010 di un nuovo soggetto al 100% pubblico, in grado di assorbire il comparto acqua di Dolomiti Energia e di mettere in rete i restanti 198 Comuni (e i loro consorzi) che giustamente intendono rimanere proprietari della loro acqua ma che possono garantire quel servizio solo se in rete e grazie alle risorse finanziarie della PAT. E infine anche un messaggio senza infingimenti: se vogliamo vincere questa battaglia, con il referendum o con gli strumenti dell’autogoverno, si devono costruire alleanze ampie, non settarismi ideologici o scomuniche.
Le molte persone che partecipano all’incontro sono visibilmente soddisfatte, strette di mano e complimenti. Insomma qualche soddisfazione e l’idea che la politica possa riconciliarsi con le idee e le speranze ancora vive. Un bicchiere di vino (sotto la soglia, sia chiaro) e a mezzanotte sono finalmente a casa.
1 Comment
Un progetto provinciale sulla educazione dei ragazzi alla cura dell’orto almeno nelle scuole medie.
Si coinvolgerebbero molte discipline,
scientifiche,tecniche,linguistiche …,
i ragazzi verrebbero a conoscere i diversi sistemi di difesa delle colture dai parassiti,verrebbero ad
gustare i diversi sapori delle loro produzioni,il lavoro ed i tempi di crescita di un alimento,la chimica nel piatto di tutti i giorni …..
Le mie prime,all’inizio dell’anno ,ricevevano una zappa,una vanga ed un rastrello e via a farsi l’orticello. ciaoo