martedì, 27 aprile 2010
27 Aprile 2010
giovedì, 29 aprile 2008
29 Aprile 2010Lo scenario è quello di una piccola vallata del Sud Tirolo, poco sopra Bolzano. Il Gasthaus Valzurg di Kardaun è un locale vero, insomma non è costruito per i turisti ed anche arrivarci seppure a pochi minuti dall’autostrada non è semplicissimo. Splende il sole e mangiare all’aperto è una delizia. Sono qui con Stefano Fait e Mauro Fattor. Stefano lo conosco da qualche mese, da quando mi ha chiesto un appuntamento e si è stupito che potessimo darci il tempo per una conversazione vera. Così ci siamo rivisti, sempre per il piacere di scambiarci delle idee. Con Mauro ci incontriamo invece per la prima volta, nonostante sia giornalista dell’Alto Adige ed io consigliere della sua Regione. Per quel che conta…
Non sembra esserci un argomento specifico del nostro incontro, almeno per come il fluire delle parole spazi sull’universo mondo. Ma in realtà non è così. Stefano e Mauro mi hanno chiesto di scrivere una postfazione di un loro libro sul Sud Tirolo. Che ancora non ho letto o, meglio, avendone letto solo l’introduzione senza peraltro aver ancora ben compreso (o solo intuito) l’ossatura del loro lavoro. E’ proprio per questa ragione che ho chiesto di vederci e scambiarci un po’ di opinioni su quel che accade nella terra dei lontani cugini sudtirolesi.
Ci sono sintonie e distanze, fra tutti e tre per la verità e questo un po’ mi rassicura. Personalmente temo che la crisi di un "partito di raccolta" che non ha più senso di esistere in quanto tale trascini il Sud Tirolo verso le derive d’oltralpe, quelle che abbiamo già conosciuto in Carinzia dove Haider e l’estrema destra hanno spopolato. Ci si muove su un terreno molto delicato, compreso fra l’esigenza di evitare tale deriva e al tempo stesso di saper andare oltre un partito che di questa deriva porta molte responsabilità. Non so bene quel che questo possa voler dire, sono invece abbastanza convinto che l’esito di una crisi verticale della SVP sarebbe oggi disastroso. Anche perché l’unico soggetto che in qualche misura poteva contenere in chiave democratica questa crisi, i verdi sudtirolesi, non godono oggi di ottima salute. Avendo il PD altoatesino rinunciato alla contesa nel mondo tedesco in nome di un accordo di governo.
Credo in ogni caso che il piano debba essere un altro, ovvero quello di una sfida politica e culturale capace di guardare ad una nuova fase dell’autonomia, mettendo così in discussione la capacità della politica di costruire un nuovo patto sociale fuori dalla contrapposizione etnica.
Non so quanto questo mio approccio possa essere condiviso. L’impegno che mi prendo con Stefano e Mauro è quello di leggere il testo nei prossimi giorni e di scrivere qualche pagina, lasciando loro piena libertà di cestinarla.
Vivo questa cosa come un’assunzione di responsabilità anche rispetto al mio ruolo istituzionale. E’ dall’inizio della legislatura che mi pongo il problema di quale relazione debba esserci fra le nostre due province e di come collocare una regione liberata dalle competenze amministrative in chiave europea.
Il tiroler grostl che ci porta la signora del maso è buonissimo, così il sylvaner. Il tempo se ne va via fra racconti di altre latitudini che altro non sono che sguardi strabici sulla nostra terra. Proprio quel di cui avrebbe bisogno una classe dirigente capace di interrogarsi non su come conservare il potere ma sulle sfide del presente e del futuro. E che la politica non riesce a fare.
Com’è vicino il Sud Tirolo.