giovedì 4 giugno 2009
4 Giugno 2009
sabato 6 giugno 2009
6 Giugno 2009
giovedì 4 giugno 2009
4 Giugno 2009
sabato 6 giugno 2009
6 Giugno 2009

venerdì 5 giugno 2009

Dopo una mattinata per uffici a sbrigare cose di casa, arrivo al gruppo dove trovo Edoardo. Sempre stimolante, mi pone il problema, serissimo, di un corpo politico – quello del PD del Trentino – che fatica ad includere le competenze, i saperi, o semplicemente le disponibilità d’impegno delle persone. Questo sguardo mette in rilievo l’evidente schizofrenia fra un’agenda fittissima che non mi dà respiro ed un soggetto politico che non sa ancora valorizzare le persone, brutta eredità di partiti schiacciati sui ruoli istituzionali che avevano via via perso il loro legame sociale.

Il che ci descrive l’importanza del ruolo dei circoli, ma anche l’urgenza di mettere insieme forum tematici in grado di elaborare visioni che supportino e stimolino l’azione istituzionale e di governo. Nelle scorse settimane si è messo in piedi un focus permanente sulla scuola, ma è l’unico e anch’esso fatica a darsi continuità. Già che ci sono ne approfitto per chiedere ad Edoardo di aiutarmi in un paio di cose, fermo restando che il problema di avere luoghi elaborativi permane.

Butto giù qualche idea per l’assemblea di costituzione del Circolo della Valle dei Laghi che avrà luogo la sera e poi vado all’Assemblea della Federazione Trentina delle Cooperative. La "Federazione" è una delle realtà che hanno fatto e fanno diverso il Trentino. Con 549 cooperative, 246.000 soci e 5.400 tra amministratori e sindaci, rappresenta la realtà economica e sociale più rilevante nel tessuto provinciale, generando nel 2008 circa 15.700 posti di lavoro (vedi scheda).

La relazione del presidente Diego Schelfi è di buon profilo, cerca di proporre visioni piuttosto che numeri, il che ci dice del fatto che la necessità di interrogarsi sul senso e di scandagliare una dimensione politico culturale è avvertita anche dentro questo "molosso" dell’economia trentina. Una relazione fortemente politica, ed è bene che sia così. Nel guardarlo da fuori (ma anche come socio del movimento cooperativo) ho spesso l’impressione che il palazzo di via Segantini fatichi a rinnovarsi, manchi di progettualità e di una nuova classe dirigente che, nell’interrogarsi sul presente e sul futuro, sia in grado di imprimere al movimento idee nuove e una rinnovata responsabilità. La Federazione dovrebbe interrogarsi, guardarsi dentro senza reticenze, parlare senza infingimenti delle proprie criticità. Come pure afferma il presidente Schelfi a proposito della vicenda del Caseificio di Fiavé, saper per l’appunto "imparare dagli errori", ma non so quanto le sue parole corrispondano alle corde dei cooperanti. Il rimando che viene dal presidente Dellai va in questa direzione, quando afferma che il Trentino si aspetta molto dalla sua cooperazione nel saper affrontare le sfide del futuro. Una richiesta di assunzione di responsabilità che non si sembra affatto rituale.

Passo dal gruppo dove faccio gli ultimi ritocchi sul testo unificato dei DDL sull’educazione al consumo e le filiere corte di cui parleremo lunedì prossimo e poi vado in via Garibaldi, dove malgrado la pioggia, si tiene il comizio conclusivo della campagna elettorale di Michele Nicoletti. Non c’è tanta gente, ma il clima è disteso e Michele esprime la sua soddisfazione per aver sentito intorno a sé molto sostegno.

La pioggia cade insistente e mi accompagna lungo la strada che mi porta a Padergnone, dove alle 20.30 è convocata l’assemblea costitutiva del Circolo del PD della Valle dei Laghi. L’assemblea vede una sessantina di partecipanti, e penso fra me che nemmeno nei giorni migliori della politica trentina tanta gente abbia partecipato ad una riunione di partito in Valle. Sbrigate le formalità, i due candidati segretari del circolo (Marta Tasin e Stefano Marchetti) spiegano le ragioni delle loro rispettive candidature. Si avverte nelle loro parole il peso della responsabilità ed è importante che sia così. Segue il dibattito, che un po’ risente della disabitudine al confronto collettivo ma che ha anche spunti interessanti quando viene chiesto che il circolo sia una modalità per stare fra la gente ma anche un luogo di cultura politica. Anch’io insisto su questo aspetto nel rivendicare una politica capace di connettere il locale e il globale, la crisi della finanza internazionale e l’economia dei territori. E, visto che all’indomani si vota, parlo del ruolo dell’Europa, oggetto misterioso che nella campagna elettorale ha trovato pochissimo spazio.

Si passa all’elezione del segretario e del direttivo. E’ Marta che dovrà prendersi questa responsabilità, accompagnata da altre sette persone (tre donne e quattro uomini, come da regolamento). Il clima è buono e l’impressione è che si faccia sul serio. Nelle stesse ore si sono costituiti tre nuovi Circoli: a Pergine Valsugana, a Caldonazzo (anche per l’altipiano vigolano) e di Levico. Ovunque il numero dei partecipanti è alto, un po’ meno il dibattito che invece stenta a decollare ma non c’è da stupirsi che sia così: per troppo tempo la politica è stata ridotta a campagna elettorale. Il dato che fa la differenza sono le centinaia di persone che manifestano la volontà di partecipare ed impegnarsi: una straordinaria occasione che non dobbiamo buttare via.

 

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