mercoledì, 6 marzo 2019
6 Marzo 2019martedì, 2 aprile 2019
2 Aprile 2019Palazzo Europa a Modena non è propriamente una bella costruzione. Ci racconta piuttosto di un tempo in cui il delirio della potenza attraversava trasversalmente le culture, così che questo palazzo avrebbe potuto sorgere qui come a Bucarest, ospitare le organizzazioni del cattolicesimo sociale come un qualsiasi comitato centrale di stampo sovietico. E di come in fondo ciò che veniva vissuto come opposto avesse più cose in comune di quanto si potesse ritenere.
E’ un po’ una metafora di quelle “magnifiche sorti progressive” di cui abbiamo discusso nella serata dedicata alla presentazione del libro “Sicurezza” e, per altri versi, della scarsa cittadinanza che ancora oggi, in questa lunga transizione dalla fine della storia novecentesca, trova la cultura del limite.
Presentazione che si svolge proprio in questo palazzo sorto negli anni ’60 per iniziativa della Modena “Bianca” e della quale ancor oggi – pur in un contesto radicalmente diverso – rimangono i segni nelle fondazioni e nei centri che di quella storia tengono viva la memoria. Luoghi che pure non hanno mai smesso di leggere e reinterpretare questo nostro tempo, attraverso ambiti formativi, convegni, attività sociali ed editoriali. Tanto che in questi giorni il palazzo – rispondendo alla proposta di Romano Prodi di esporre la bandiera europea – è colorato di blu e stelle gialle. L’effetto è significativo.
In questo caso è il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari a promuovere la presentazione di “Sicurezza” con Massimo Rovatti, lo storico “banchiere” di Banca Etica, Francesco Maria Feltri, docente ed esperto di storia dell’ebraismo, e uno degli autori (ovvero chi scrive) in un incontro dal titolo niente affatto banale: “Più sicurezza o più libertà?”.
Il piccolo auditorium è affollato di persone, vecchi compagni di storie politiche ormai lontane, nuovi amici con i quali ho condiviso percorsi formativi e viaggi nel cuore balcanico dell’Europa, altre persone che non conosco e che immagino legate al Centro Ferrari. Il caso vuole che contemporaneamente al nostro incontro la Lega abbia promosso qui a Modena, con un’inserzione di mezza pagina su uno dei quotidiani locali, una serata con un titolo dai caratteri cubitali, Sicurezza, e con una cromatismo del tutto simile a quello del nostro libro.
Il che fa dire a Massimo Rovatti che questa serata cade a pennello nel suo proporsi una diversa declinazione di questa parola diventata il mantra con cui agitare l’incertezza e l’inquietudine verso il futuro (oltre che nel giorno dell’approvazione definitiva in Senato della nuova legge sulla legittima difesa). Un invito, il suo, a leggere questo libricino ben più denso di quel che a prima vista potrebbe sembrare.
Considerazione ripresa dal professor Francesco Feltri il quale ricorda come Umberto Eco affermasse come i libri più interessanti fossero quelli che hanno un titolo geniale. Ecco dunque che “Sicurezza” di presenta sin dalle prime pagine come “il libro che non ti aspetti”, che non cede nulla alle grossolane semplificazioni di cui è piena la cronaca giornalistica, che propone un discorso sulle questioni cruciali del nostro tempo, affrontando nodi che chiamano in causa la necessità di visioni di lungo respiro ma anche i nostri comportamenti quotidiani, ovvero gli stili di vita che non siamo disposti a mettere in discussione.
Snocciola così una serie di interrogativi che associano i muri e gli slogan razzisti ad un “pensiero diffuso e silenziosamente condiviso che va esplorato più che demonizzato”, al rancore che diviene una forma di autismo, agli effetti che hanno avuto le migrazioni non accompagnate da un lavoro di crescita culturale, ad uno scontro che prende sembianze religiose.
Ne viene una bella serata, arricchita dalle domande da parte del pubblico attorno al tema del limite che non entra nei programmi della politica, alla rivendicazione di futuro che viene dal 15 marzo e dal nuovo protagonismo giovanile, all’Europa che va al rinnovo del suo Parlamento in un confronto ridotto fra sovranismo e status quo.
“L’Europa al bivio” titola il manifesto con cui la Fondazione Ermanno Gorrieri (che fra l’altro condivide la sede con il Centro Ferrari proprio in questo palazzo) propone l’incontro agli inizi di aprile con Romano Prodi. Nell’osservarlo accanto a quello che propone la nostra serata, penso fra me che quel bivio l’abbiamo già superato senza nemmeno accorgersene, tanto oggi l’Europa appare lontana da quel progetto politico cui guardavano con speranza milioni di persone.
E che ancora può avere una sua attrazione se questo sarà accompagnato da un nuovo racconto di cui però si fatica a vederne i contorni. Ma comunque vale la pena di provarci, nelle forme più diverse. E così anche un confronto politico in senso pieno come quello che questo “libricino” ci aiuta a fare può servire. Grazie a chi vi ha partecipato, grazie ai miei interlocutori che hanno guidato la serata, grazie al Centro culturale Ferrari. E grazie anche a questa città che da un po’ di tempo accoglie con attenzione questo mio pensiero laterale.