domenica,1gennaio 2017
1 Gennaio 2017martedì, 10 gennaio 2017
10 Gennaio 2017martedì, 17 novembre 2009
La presenza del Dalai Lama riempie all’inverosimile l’Auditorium Santa Chiara. Tantissimi giovani, tantissime persone, nel pomeriggio di un giorno di lavoro, in fila per entrare ad ascoltare le parole del capo spirituale e politico del popolo tibetano, indicano qualcosa di importante che va oltre la stessa causa tibetana. Ci racconta di una domanda di visione che oggi la politica non riesce ad esprimere e che ci dovrebbe far interrogare. Ma anche della maturità con la quale si seguono gli interventi dei protagonisti della tavola rotonda "Le Autonomie per il Tibet", nella consapevolezza che quel che sta avvenendo in questi giorni in Trentino è qualcosa di più che un’opportunità di ascoltare la saggezza del XIV Dalai Lama. Così l’ascolto e gli applausi che seguono all’introduzione politica di Roberto Pinter, anima dell’iniziativa, corrispondono a quelli dedicati al professor Roberto Toniatti che riporta gli esiti del convegno scientifico, al presidente Luis Durnwalder, al rappresentante catalano Joan Bernat , alla parlamentare finlandese e rappresentante delle isole Aland Elisabeth Naucler e, infine, al presidente Lorenzo Dellai chiamato ad illustrare la "Carta di Trento per l’autonomia del Tibet". E’ una comunità che si stringe attorno alla figura che rappresenta le istanze di libertà del Tibet in tutto il mondo e, insieme, un appello delle autonomie locali per l’autogoverno della regione tibetana che dal Trentino viene inviato in ogni parte del mondo.
C’è la convinzione che una soluzione politica per il Tibet potrà rappresentare una strada da perseguire in ogni luogo dove l’identità di un popolo oggi non viene riconosciuta. Non per creare nuovi confini, ma per andare oltre a quelli che ci sono. Non per affermare nuove statualità, ma per rivendicare autogoverno. Insomma, il Trentino si conferma luogo di sperimentazione di una diplomazia parallela che spazia in latitudini diverse.
Una diplomazia che non riguarda solo la ricerca di soluzioni politiche in situazioni di crisi, ma anche la ricerca sui temi della pace. Mi riferisco al fatto che al mattino incontro Michela Embriaco, di professione insegnante di teatro e attrice. Mi parla di "Mirjana", uno spettacolo teatrale al quale sta lavorando ispirato al romanzo di Slavenka Drakulic "Come se io non ci fossi", che racconta di una donna bosniaca e del suo controverso rapporto con il bambino frutto di uno dei tanti stupri subiti nella "stanza delle donne" in un campo di concentramento. Insieme, parliamo della banalità del male e di quel "cerchio magico" descritto dagli studiosi che analizzano i contesti di guerra, in cui il delirio di onnipotenza fa sì che un uomo con un arma in mano possa avere potere di vita o di morte sul prossimo. Quando quel prossimo è donna, l’offesa è la violenza, lo stupro. Un tema, quello della banalità del male e dell’elaborazione del conflitto, sul quale sto lavorando da tempo. Propongo quindi a Michela di realizzare un momento di confronto con il gruppo di lavoro che sta preparando lo spettacolo.
Conclusa la tavola rotonda all’Auditorium, rientro al gruppo. Butto giù gli appunti per l’incontro che ho in serata alla Biblioteca di Lavarone, dove con Sergio Valentini (governatore regionale di Slow Food) è prevista una serata di presentazione della Legge Provinciale n.13 sulle Filiere corte e l’educazione al consumo consapevole promossa dal Comune. All’incontro partecipano i produttori locali, che raccontano della fatica del loro lavoro e della scelta di puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Ma anche della difficoltà di fare sistema locale e della pressoché totale indifferenza degli operatori turistici di mettersi in relazione con le produzioni locali. In effetti, di ristoratori e albergatori all’incontro non c’è neanche l’ombra. Negli interventi degli agricoltori e degli allevatori presenti traspare la rabbia per l’assenza da parte del settore turistico di un’adeguata sensibilità alla valorizzazione della qualità. C’è da parte dei presenti un generale apprezzamento verso l’iniziativa legislativa ed emerge l’invito di portare anche in altipiano le esperienze maturate altrove di rete territoriale fra i produttori e gli operatori turistici.
Sono le ore 23.00 quando scendo verso Trento. Lungo le strade c’è già qualche prima traccia di neve. Mi viene in mente una vecchia canzone di Gianmaria Testa. Effettivamente, gli alberghi in bassa stagione mettono proprio tristezza.