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Olivi duro: ’Con Rossi coalizione sfilacciata’

 

Dal quotidiano L’Adige di oggi
 

Vicepresidente Olivi, il Pd non si sente schiacciato nel duello Dellai-Rossi?
Personalmente non sono affatto preoccupato dal dualismo Rossi-Dellai. In parte la competizione è inevitabile e solo le profezie dell’onorevole Ottobre ci portano a sconfinare nel terreno dell’imponderabile futuro. Piuttosto vedo il rischio di una disputa sterile tra il «prima’ e il «dopo’, come se non fossero fasi politiche, per forza di cose, interdipendenti. La realtà è che il Trentino fa fatica a comprendere come il «prima’ e l’«adesso’ non sono diversi semplicemente per via di una finanza pubblica decrescente, quanto per il cambiamento, per certi versi irreversibile, che ormai coinvolge la quotidianità dei cittadini, delle famiglie e delle imprese.

Fa fatica il Trentino o fa fatica il presidente Rossi?
Dall’accordo di Milano in poi si è continuato a parlare di come e dove distribuire le risorse, ossia ci si è preoccupati della finanza pubblica pressoché solo sul fronte della spesa. Manca una strategia per lavorare sulla generazione delle risorse, ossia sulla crescita la quale diversamente dal passato solo in parte dipenderà dalla mole degli investimenti pubblici e sempre più dalla presenza di un tessuto economico privato in grado di produrre gettito e lavoro. Il Pil del Trentino è stagnante da tempo, questo è il vero problema. Ecco allora che anche questa discussione sulla ricerca è superficiale e vuota. Al Trentino non serve meno ricerca, serve costruire una filiera della conoscenza capace di generare trasferimento tecnologico, ricadute sulla competitività delle imprese e sull’efficienza del sistema pubblico: è da qui infatti che origina la crescita.

 

Quindi il problema per la Provincia non è quello di fare «quadrare i conti ereditati’ da Dellai come dice Rossi?
Fino ad oggi il mondo della ricerca non ha prodotto risultati proporzionali agli investimenti che la Provincia ha garantito da anni con continuità. E non per una scarsa qualità dei ricercatori, quanto piuttosto per l’assenza di una governance politica e strategica che ha prodotto troppe «zone franche’ e «piccoli santuari’. Ma non si tratta di «sistemare i conti’ quanto di guidare i processi affinché, con le risorse della Provincia, non si alimentino solo carriere personali e pubblicazioni scientifiche, ma impatti concreti in termini di valore economico e sociale a favore del territorio.

Sulle varie questioni emergono posizioni diverse nella coalizione e spesso Rossi è in linea con quella del Patt, non con Upt e Pd. È un problema secondo lei?
Oggi la coalizione è troppo sfilacciata, i partiti hanno uno sguardo corto e pensano prevalentemente: chi a capitalizzare la leadership provinciale, chi il traino del voto di opinione nazionale, chi la logica del sindacato territoriale. Rossi deve impegnarsi di più nel chiedere ai partiti di rinunciare alla loro ansia da prestazione continua per apportare invece idee e contributi ad un progetto di governo che imbocchi la strada delle riforme.
A livello nazionale sta nascendo un grande partito che forse è già oltre il Pd, che si espande ad interloquire con categorie un tempo accasate su fronti contrapposti (lavoratori ed imprenditori). Noi in Trentino questa capacità espansiva l’abbiamo esercitata attraverso l’azione della coalizione, intesa come cooperazione di partiti uniti al governo ma separati nella difesa dei propri elettorati di riferimento. È uno schema che non credo sia più efficace e utile a gestire il cambiamento, a modernizzare il Trentino.

Proprio ora rilancia l’idea di una nuova forza politica che unisca Pd, Patt e Upt?
Propongo di superare la coalizione tripartitica per costruire un soggetto nuovo che metta insieme chi condivide un Trentino più aperto e meno isolato, scegliendo la via delle riforme contro il localismo, la conservazione e le nostalgie.

Sicuro che al Patt interessi?
Anche il Patt, ma non solo, scioglierà le sue ambiguità.

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