L‘Italia e noi: un futuro da afferrare assieme
14 Dicembre 2010Incontro con il sindaco di Trento
8 Gennaio 2011di Maurizio Agostini
(18 dicembre 2010) E’ veramente un peccato che un momento che avrebbe potuto essere di festa nel PD e nella comunità trentina, per l’incarico importante di livello europeo ricevuto da Giovanni Kessler, sia invece rovinato dal mancato annuncio della scelta a cui avrebbe dovuto da subito essere associato, quello delle dimissioni dal Consiglio provinciale.
Devo confessare la mia incredulità, perchè leggendo nelle settimane scorse della candidatura di Giovanni, forse ingenuamente, non avevo neppure preso in considerazione la possibilità che non comportasse anche l’unica scelta che mi sembra coerente, logica e rispettosa.
Mi aspettavo anche qualche smentita o correzione ai toni e alle affermazioni contenute nell’intervista apparsa su L’Adige di mercoledì, così sopra le righe, irrispettosa nei confronti del lavoro del Consiglio e del partito stesso, quando non c’è stata esitazione a indicare perfino i possibili successori alla guida del Consiglio provinciale.
Devo confessare che non riesco a commuovermi al pensiero delle telefonate di Frattini ed Alfano nè al fatto di essere riusciti in questa circostanza (importante sì ma, suvvia, non esageriamo) ad unificare destra e sinistra; mi preoccupo invece perchè il modo in cui si sta svolgendo la vicenda riesce certamente a riaprire lacerazioni e malesseri e bastava davvero poco per evitarli.
Immagino anche l’imbarazzo del segretario Nicoletti, che avrebbe potuto utilizzare questo passaggio per rafforzare l’immagine del PD trentino, sottolineando assieme al valore dei nostri rappresentanti anche la loro capacità di dimostrare modi nuovi (non siamo nati anche per questo?!) di concepire l’impegno politico. Si è trovato ancora una volta scavalcato, non in grado di indicare subito un indirizzo sicuro di comportamento, costretto a rinviare ad un confronto nel partito di cui, in occasioni come queste, non dovrebbe esserci bisogno.
La scommessa del PD è difficile, ho sempre detto che fatichiamo a tradurre il consenso grande che riceviamo nel Trentino in atteggiamenti e proposte che sappiano coniugare gli elementi di continuità con le esperienze politiche e amministrative di un passato che ci appartiene, con quelli di discontinuità e di novità per i quali siamo nati. E’ difficile perchè non siamo grandi abbastanza, perchè la coalizione a volte ci frena, perché anche al nostro interno ci sono contraddizioni e personalismi. Ma se non riusciamo a testimoniare la discontinuità neppure in occasioni clamorose come questa, allora c’è davvero da preoccuparsi.