
giovedì, 13 maggio 2010
10 Settembre 2009sabato, 12 settembre 2009
12 Settembre 2009venerdì, 11 settembre 2009
Dopo otto mesi, oggi ritorno in Bosnia Erzegovina. Mi mancano quei luoghi, le persone, l’atmosfera. Mi manca soprattutto lo sguardo strabico che in questi anni mi ha dato la possibilità di avere un punto d’osservazione dei processi della modernità, di guardare la terra dove vivo in maniera diversa e di vedere quel che non sempre si riesce a cogliere.
Devo ancora preparare la relazione per il corso di formazione che devo tenere a Prijedor sul tema della cooperazione internazionale. Sono cose su cui lavoro da anni, ma ciò nonostante vorrei provare ad introdurre riflessioni almeno in parte nuove. In questo caso, poi, avrò di fronte a me i protagonisti di una straordinaria sperimentazione che ha fatto scuola e che abbiamo chiamato "cooperazione di comunità". Mi aspetto da loro almeno in parte la consapevolezza di ciò ma anche uno sguardo critico verso i limiti che pure dobbiamo saper riconoscere. Così alle 7.00 del mattino sono a predisporre gli appunti per il giorno successivo.
Prima di partire ho in mattinata qualche faccenda da sbrigare e un paio di appuntamenti. Come al solito preparo la borsa per il viaggio in meno di cinque minuti e non prendo nemmeno in considerazione tutto quel che so da anni di frequentazione balcanica, la variabilità del tempo, ad esempio. A Prijedor pioverà. Passo in Cassa rurale e poi sono in ufficio per incontrare Claudia Vorobiov che da qualche mese collabora al progetto "Viaggiare i Balcani".
Mi sembra che sia entrata con passione ed intelligenza in un percorso che può riservare grandi soddisfazioni ma che richiede cura paziente, impegno e fantasia. E’ incredibile come gran parte delle persone che si predispongono ad una vacanza nemmeno prendano in considerazione un viaggio nel cuore dell’Europa, tant’è vero che città straordinarie come Sarajevo e Mostar sono ai più sconosciute. O lungo il Danubio, l’ecosistema forse più importante del nostro continente. O nell’atmosfera dei monasteri della Bucovina. Con Claudia predisponiamo una scaletta di questioni che interagiscono con i programmi di attività, non ultima l’assemblea di "Viaggiare i Balcani" che mettiamo in cantiere per il prossimo 7 novembre alla quale intendiamo invitare tutti coloro che hanno partecipato ai nostri viaggi.
Non finisco l’incontro che subito mi raggiunge un amico senegalese, venditore ambulante, che abita in una frazione di Trento in una piccola abitazione nonostante siano in quattro: mi chiede come fare per averne una più grande senza dover spendere più di quel che può permettersi. Gli chiedo di farmi avere il suo punteggio per le case Itea e ci diamo appuntamento per lunedì prossimo. Poi mi vedo con Silvano Pedrini, consigliere comunale di Trento, e mi illustra un’iniziativa affinché il Comune di Trento si doti di un delegato alla pace e della solidarietà internazionale.
E’ presto mezzodì e Diego Pancher, l’amico che mi accompagnerà in questo viaggio bosniaco, mi sta aspettando all’area Zuffo. Lo raggiungo e via, verso Trieste, Lubiana, Zagabria, Jasenovac e Prijedor. E’ la sua prima volta verso queste mete e allora il viaggio – passata quella che un tempo era la frontiera della cortina di ferro (per quanto la Jugoslavia fosse altro dal blocco sovietico) – diventa un racconto lungo quindici anni. Che Diego sa ascoltare con attenzione. Il viaggio è piacevole e la distanza di 800 chilometri scorre rapidamente, tanto che alle 19.00 siamo a destinazione.
A Prijedor vedo per la prima volta la nuova sede, meno spaziosa di quella precedente ma molto dignitosa. Ci aspetta subito il primo incontro con i rappresentanti di Preda, l’agenzia di promozione dello sviluppo locale. Parliamo dell’organizzazione di una conferenza che abbiamo in animo da tempo e propongo ai nostri interlocutori un taglio parzialmente diverso da quello previsto inizialmente, ovvero sulle modalità attraverso le quali un territorio di affrontare la crisi globale, mettendo a confronto le esperienze di Trento e di Prijedor. Racconto del lavoro che sto facendo sul tema dell’educazione al consumo consapevole e sulle filiere corte, parlo della crisi della filiera del latte in Trentino, della manovra anticrisi e della necessità di puntare su un approccio non economicista per far fronte ad una crisi che gli osservatori danno per superata ma che al contrario incombe sul presente e ancor di più sul futuro. A meno che non si creda che gli operatori finanziari abbiano smesso di fare il loro mestiere di biscazzieri nell’immenso casinò che oggi rappresenta l’economia mondo e si siano messi a produrre pannelli solari. Ma non è così. Ne riparleremo più nel dettaglio domani nell’incontro con l’assessore alle politiche economiche della Municipalità.
Crolliamo dalla stanchezza ed il silenzio della notte bosniaca ci accompagna nel mondo dei sogni.
1 Comment
Caro Michele,
io e Dragana abbiamo letto con molta attenzione il tuo diario, non solo relativo a Prijedor, ma anche alcuni altri.
E dificile qche volta dirlo ma, ci sembra che riesci capirci meglio di noi stessi. Siamo d’accordo che servono piu apportunita per parlare e scambiare i pensieri. Pensavo di vederci anche a Trento, perche abbiamo incontrato Mauro nella sera di presentazione del libro Dati si vrijeme alla piazza Mostra.
Una delle cose che abbiamo notato e la storia relativa a Keraterm… e sempre li con il ricordo (lapide in marmo). La fabbrica di mattoni e stata abbattuta, ma non centra con Keraterm.
E ua delle poccissime cose dove potrei darti torto.
Non offenderti.
Saluti da Prijedor