Il triplo tracciamento di cui abbiamo bisogno
15 Novembre 2020Terra Madre, un nuovo racconto per il cambiamento
18 Novembre 2020Questo ha significato e significa entrare in conflitto con gli enormi interessi che ruotano attorno al cibo, con la privatizzazione della natura e la distruzione delle biodiversità, con la diffusione delle monocolture delle specie vegetali e animali, le coltivazioni e gli allevamenti intensivi, con le industrie alimentari e quelle della chimica, con lo sfruttamento della manodopera ridotta spesso a condizioni di schiavitù, con la distruzione di antichi equilibri ambientali per fare spazio alla produzione di cibo spazzatura, all’origine di cambiamenti climatici nonché di vecchie e nuove patologie.
Un blocco di potere fatto non solo di multinazionali e di oligarchie che controllano i territori ma anche di macchine di consenso culturali e di persuasori più o meno occulti che generano comportamenti e percezioni omologate e omologanti.
Col tempo Terra Madre è diventata una rete globale di soggetti che trovano espressione quotidiana nelle comunità, nei presidi, nelle condotte, nei prodotti dell’Arca, nelle alleanze dei cuochi come dei consumatori che rappresentano la base sociale di Slow Food in oltre centocinquanta paesi.
Tutto questo ha rappresentato un’avventura straordinaria, ma che sin qui ha coinvolto prevalentemente una parte più attenta e sensibile di popolazione, mentre il pianeta sprofonda nell’insostenibilità di questo modello della quale oggi percepiamo l’acutezza delle crisi ambientale, sanitaria, demografica, migratoria, economica, sociale, politica e morale.
Quello che Terra Madre pone nel drammatico contesto della pandemia è la necessità e l’urgenza di un nuovo racconto planetario, dove quelle che chiamiamo emergenze vengano svelate nella loro natura di crisi fortemente connesse fra loro, non più riconducibili a precedenti chiavi di lettura ormai inadatte a leggere il presente.
Ecco allora che s’impongono altre lenti:
– nuove geografie che corrispondano agli ecosistemi di un tempo interdipendente nel quale le divisioni tradizionali in aree geopolitiche e in stati nazionali si rivelano obsolete, ragion per cui abbiamo proposto una nuova articolazione di questo evento in terre alte, terre di pianura, terre metropolitane e terre d’acqua;
– nuove soggettività sociali che indicano un diverso rapporto con un lavoro sottratto alla riduzione impersonale della forza lavoro, dove l’apporto creativo vada pari passo con un diverso approccio in senso cooperativo e comunitario dei beni comuni e delle produzioni;
– l’assunzione del tema del limite come orizzonte del nostro rapporto con una natura di cui siamo parte e con le risorse (limitate) del pianeta, al fine di una redistribuzione fondata sull’uguaglianza e la sobrietà;
– l’irriducibile diversità dello sguardo femminile, per una ricomposizione capace di assumere la complessità, la circolarità e l’orizzontalità nelle forme di organizzazione istituzionale, economica e sociale;
– la consapevolezza che l’altro siamo noi, che la storia dell’umanità è l’esito di attraversamenti, migrazioni e conflitti che se elaborati ed affrontati in maniera generativa creano ibridazioni culturali e nuovi sincretismi, come del resto lo sono stati il sapere scientifico, le culture umanistiche, le religioni… E che, nell’interdipendenza, la comunità di destino non può che essere planetaria;
– la presa d’atto che la sovranità, oltremodo in un mondo interdipendente, semplicemente non esiste e che i poteri insorgenti nelle dinamiche globali sono costituiti da reti materiali e immateriali, da corridoi e traffici, da porti franchi e stati offshore e così via, cui corrispodono organizzazioni sovranazionali dove il confine fra legalità e criminalità è sempre più sfumato.
Di questo diverso ed originale sguardo sul mondo sarà protagonista Terra Madre, un racconto lungo sei mesi fatto di eventi in presenza e virtuali nei quali, naturalmente a partire dal cibo, dialogheremo con tutto il pianeta.