Rivolta carsica e popolare
9 Giugno 2018Trento in Comune (?)
17 Giugno 2018
Viaggio nella solitudine della politica
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Itinerario 8. Nelle “terre dell’osso”. Alla ricerca di suoni che diano speranza al Mezzogiorno
(30 maggio – 3 giugno 2018)
«…Eppure, vedete, restano le terre ma mancano i cristiani. E mancando i cristiani non c’è chi le difende, e c’è invece chi ne approfitta. Non c’è palmo di terra netta. Dove c’è una pala a vento, dove un’antenna, dove una colonna di filo per luce. E questi sono i suoni che si levano al vento. Né canti a stesa, né grida di mezzogiorno. Ronzio di campo di elettricità e reti di ferro. Solo cristiani non se ne vedono, ed essendo pochi a crescerci il grano, vogliono mandarci le immondizie degli altri. E di questo piano ventoso fare una fossa e riempirla di tutto il rifiuto di gente lontana, che maggiore è di numero, e tanti più voti e Contributo può muovere. … Sono queste le terre di mezzo, le terre dell’osso… L’osso della terra, che la polpa sta fuori, verso la riva del mare, verso le piane mercate… E osso perché sopra non ci rimane niente… La terra con i terremoti si rimangia uomini e opere e non lascia nulla a durare, ma ugualmente noi, come i cani, ci teniamo quest’osso, e lo teniamo stretto fra i denti, e arrabbiamo»
Vinicio Capossela, Le terre dell’osso. Da “Il paese dei coppoloni”.
“Terre dell’osso”. Quella che ci propone Vinicio Capossela è l’immagine di un Mezzogiorno dall’interno dal quale la gente ancora se ne va, dove le comunità invecchiano e non si ha più a chi raccontare perché di figli non ne nascono. E dove non arriva la mancanza di futuro, ci pensa il terremoto, che a guardar bene altro non è che l’evidenziatore di una realtà stremata. Terre che così diventano preda di chi l’amore per la madre-terra non sa che cosa sia.
Eppure… c’è chi quell’osso non lo vuole mollare “e arrabbiamo”. È l’eco di quei suoni antichi ma vivi che cerca il viandante, scrive Vinicio. L’eco di chi ha scelto, malgrado tutto, di restare o quello avvertito come richiamo lontano che porta a tornare sui propri passi, quelli dei padri intristiti dal demone del progresso, quelli delle madri che pure non hanno mai smesso di covare dentro “un calore di casa”.
Quell’eco che vorremmo ascoltare nell’incontrare i giovani che ritornano alla terra e al pane, nelle esperienze di rinascita culturale, nella fantasia di amministratori locali che danno il benvenuto ai migranti che cercano una nuova possibilità, nella maestria e nella fatica di un vignaiolo che cerca antichi vitigni a loro volta frutto di antiche migrazioni, nel collettivo politico che ridà vita ad esperienze originali la cui radicalità ha le proprie radici in forme comunitarie che la deriva statalista ha cancellato, in figure intellettuali che non si sono piegate alle sirene del potere.
E che, a questo punto del nostro viaggio, vorremmo provare a connettere con l’università della montagna, le scuole del ritorno, le reti degli usi civici, i forum sulle nuove geografie, le esperienze di formazione politica, il nuovo federalismo…
Suoni che nel vuoto della politica ufficiale possono rappresentare un segno di speranza.
Programma
(pressoché definitivo)
Mercoledì 30 maggio 2018
Verso le terre alte del Mezzogiorno
ore 6.00 Partenza per chi viene da Trento verso L’Aquila
«…immergersi nei fenomeni e nei luoghi, facendosi parte del flusso, senza perdere l’autonomia dello sguardo, ma puntando ad individuare tracce ed indizi rivelatori…» Filippo Tantillo
ore 13.00 L’Aquila. Breve visita alla città. In compagnia di Roberto Ciuffini, giornalista
ore 15.00 Borghi abbandonati: Santo Stefano di Sessanio
ore 16.00 Partenza per il Sannio
Arrivo in serata. Cena e sistemazione
Giovedì 31 maggio
Nel Parco del Matese
«… Noi vogliamo dunque abolire radicalmente la dominazione e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, noi vogliamo che gli uomini affratellati da una solidarietà cosciente e voluta cooperino tutti volontariamente al benessere di tutti; noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il massimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale; noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza. …» Enrico Malatesta, Il Programma Anarchico, 1919
Ore 8.30 San Lupo. La Taverna degli Anarchici. Incontro con Bruno Tomasiello, storico
Ore 10.00 Fontegreca. Visita alla Cipresseta con Raffaele D’Elia, guida parco
Ore 11.30 Letino. Visita al centro storico
Ore 13.30 Lago Matese, Pranzo alla Masseria Reale con Amedeo Santomassimo, fondatore del Movimento Primo Maggio e Consulta del Matese, Pierluigi Reveglia,Casa Vacanze Scarponi del Matesee Giacomo Mozzone, azienda agricola Valle Chiarelle
Ore 16.00 Pietraroja – Paleolab. Visita al Museo in compagnia del sindaco Angelo Torrillo
Ore 17.30 Ponte di Annibale
Ore 18.00 Cerreto Sannita – Comunità Montana del Titerno Tammaro – Politiche del territorio e Strategia Aree Interne con Elio Mendillo, amministratore delegato del GAL Titerno e Antonio De Maria, presidente della Comunità Montana del Titerno, vice presidente nazionale UNCEM e presidente dell’associazione di comuni Smartland referente della Strategia Nazionale Aree Interne
Ore 20.00 Guardia Sanframondi: verso la capitale europea delle città del vino. A cena con Floriano Panza, sindaco e Nino Pascale, presidente Slow Food Italia
Venerdì 1 giugno
Nel Fortore dei borghi autentici
Ore 09.00 Benevento Arco di Traiano
Ore 10.00 Apice Vecchia
Ore 11.30 San Marco de’ Cavoti. Alle porte del Fortore: la terra del vento. Incontro con Eva De Corso, Giuseppe Ricci, Domenico Tomaselli e Gianni Pozzuto
Ore 13.00 Pranzo anarchico al Magazzeo con Alessio Cavoto
Ore 15.30 San Bartolomeo in Galdo. La marcia della fame. Tonino Russo, professore e Antonio Bianco, giornalista
Ore 18.00 Biccari. I Borghi Autentici d’Italia. Incontro con Gianfilippo Mignogna, sindaco
Ore 21.00 Arrivo in Alta Irpinia. Cena con Mario Salzarulo, GAL Cilsi, Rodolfo Salzarulo, professore
Sabato 2 giugno
L’Irpinia d’Oriente
«Noi azzardiamo a fare l’Acqua Vita. L’acqua di vita, lo spirito ad alta gradazione che rincuora l’anima. Che c’è bisogno qui di rincuorarsi! Dicono sì Bisacciara la gentile, ma è una terra ben poco gentile questa. Guardate qua… Mostrò all’interno della taverna una fotografia appena al muro. Il trio ritratto nel dagherrotipo aveva lasciato impresso nell’obiettivo un quadro di facce ataviche, cretose, nate già vecchie. Facce sulle quali non era passata la predicazione di Cristo. … Gente che la vita si è succhiata e poi ha scartato. È rimasta la carcassa tra le zolle. Le hanno avute quelle terre che si sono presi, ma se ne sono dovuti andare lo stesso. Ja, ich sprachen deutsche… Lo parlo pure io, come tutti gli altri allattati dalla Cermania. Me ne sono tornato. Volevo fare tante cose qua. Però i figli mi hanno lasciato solo e sono finiti alla Germania anche loro. Di nuovo. Io qui resto e faccio l’Acqua Vita».
Ore 9.30 Calitri, visita al centro storico.
Ore 11.00 Aquilonia: l’architettura come forma di resistenza. Incontro con Enzo e Virginio Tenore, +tstudio
Ore 13.00 Pranzo sul Lago di Conza
Ore 15.00 Castelfranci visita alle cantine di Felice Perillo
Ore 19.00 Cilento a cena con Liviano Mariella
Domenica 3 giugno
Lucania, fra miti di sviluppo e cultura
«Dicevano quelli di prima: una mamma campa cento figli, ma cento figli non campano una mamma. Ora i figli non la onorano, ma la storpiano con gli avanzi e il tossico sotterrato e le gomme bruciate all’aria, e le trivelle e i fuochi. Le tolgono l’olio di dentro, le gonfiano gli intestini col gas e avvelenano l’acqua. Ma restano a vegliarla i suoi spiriti ogni volta che provano a scavarle la fossa. Per recintarla mandano i soldati. La terra stessa che li ricaccia, gli domanda… chi siete, a chi appartenete? Ed essi non sanno. Dicono nomi più grandi di loro. Pronunciano sillabe divise da punti. Cose che non hanno persona. Sigle che portano leggi da sempre più lontano, dove nemmeno la lingua s’intende e niente conoscono di come viviamo, ma cambiano faccia alla terra…». Vinicio Capossela, Il paese dei coppoloni.
Al mattino presto visita alla Val d’Agri, il mito del petrolio
Ore 11.30 Matera. Cosa accade un anno prima nella Capitale Europea della Cultura. Incontro con Agostino Riitano, Project Manager Supervisor, Area Cultura Matera 2019
Ore 15.00 Altamura. Incontro con Piero Castoro, docente di Storia e Filosofia, Ambientalista
Rientro
2 Comments
ciao Michele,
sbirciando sul tuo sito, come ogni tanto mi capita di fare, vedo che sei in partenza per terre a me care in cui ho vissuto momenti importanti della mia vita.
A L’Aquila ci sono stato 12 giorni nell’aprile 2009 per il terremoto. Ho avuto la fortuna di vivere questi giorni in tendopoli dividendo con gli abruzzesi “forti e gentili” i disagi di una situazione surreale ma quanto mai concreta.
Ci sono tornato qualche volta a salutare le persone conosciute ma l’ultima volta (era il 2012) sono ripartito con il magone e guardando L’Aquila dall’alto salendo verso Rocca di Cambio mi pareva di vederci sopra una cappa di rassegnazione…
Vedo dal programma che non vi fermate molto a L’Aquila. Peccato perchè un’esperienza interessante da visitare sarebbe stato l’Ecovillaggio autocostruito a Pescomaggiore http://www.pescomaggiore.org
Resistenza, rifiuto dei tempi biblici della “ricostruzione”, cultura, rapporti, idee, agricoltura, antiche varietà e… case in paglia per una decina di persone.
E poi l’Irpinia!
Ci sono stato la prima volta nell’emergenza del terremoto del novembre1980. Sono stato per 10 giorni a Morra de Sanctis e per la prima volta vedevo e conoscevo il profondo Sud, i suoi paesi arroccati, le sue donne nere, il suo dialetto … e la sua tragedia.
Ci sono tornato l’estate dopo per fermarmi un mese e mezzo questa volta a Conza. Il paese più colpito (181 morti) e distrutto era ora tutto nei prefabbricati dove si sarebbe vissuto per quasi 15 anni prima di entrare nelle case. Eppure il terremoto fu per i giovani di allora il primo vero contatto con il mondo e la liberazione di parte delle usanze sociali più restrittive.
Lì ho imparato a sentire il profumo del sud ed a riconoscere il sangue del sud… ed a capire un po’ il dialetto.
Ci sono tornato a più riprese (nel 1990, nel 2005 all’anniversario dei 25 anni dal sisma, nel 2007 con tutta la famiglia e nel 2013) per trovare alcune persone con cui i contatti non si sono mai sciolti: Michele “senza pazzià”, Menicuccio, zi Antonia…
Ma queste persone pian piano se ne sono andate e la persona con cui sono ancora in contatto a Conza (Marianna, nata subito dopo il terremoto da genitori che hanno perso due figlie sotto le macerie) mi manda ogni tanto un triste aggiornamento.
Peccato anche qui che non possiate salire a Conza vecchia dove potreste vedere le rovine del paese così come erano il giorno dopo il terremoto. Il Comune ha scelto di consolidarle ma tenerle così ed è emozionante salire al parco archeologico passando da questi vicoli, da queste case che sembrano voler fermare il tempo.
Irpinia, terra infinita e struggente… e terra di briganti! I più famosi briganti del sud (Carmine Crocco e Ninco Nanco) erano di quei posti al tempo della fine dei Borboni e dell’invasione piemontese.
E leggendo la storia del sud (o ascoltandola nelle canzoni di Eugenio Bennato e altri) credo di intuire l’amore/odio verso l’Italia e non posso fare a meno di fare dei paralleli (forse azzardati) con altre terre “unificate”.
E leggendo cosa scrive Vinicio Capossela mi torna in mente il viaggio di ritorno da Conza del 2007 dove, tornando a nord verso Bisaccia, ci siamo persi fra i campi infiniti di grano e le pale eoliche a ronzarci sopra… e pochi cristiani!
Beh… che dire? Che mi sarebbe piaciuto salire sul tuo pullmino e tornare in quei luoghi con lo sguardo anche di altre persone che mi avrebbe sicuramente fatto scoprire molto altro.
Ma non è periodo. Però voglio augurare a te e ai tuoi compagni di viaggio di scoprire i volti e le storie di chi ha vissuto e vive nella “amara terra mia, amara e bella”.
Ciao Gigio
Ciao Michele!
Solo un saluto. Seguo con interesse i tuo viaggiare su una linea dell’orizzonte incerta e tracciata da molti interrogativi.
Chissà, prima o poi spero di riuscire ad essere del gruppo.
Un caro saluto a Gabriella!
Chiara