Bressanone, 23.6.23
sabato, 24 giugno 2023
24 Giugno 2023
Un momento della Carovana sul ghiacciaio del Mandrone
martedì, 05 settembre 2023
5 Settembre 2023
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Un momento della Carovana sul ghiacciaio del Mandrone
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domenica, 25 giugno 2023

Ieri al Rifugio Masetto di Terragnolo si è svolta la sessantottesima presentazione di “Inverno liquido”. E’ stato un pomeriggio un po’ particolare. L’intensità della partecipazione, la ricchezza del confronto, vorrei dire anche l’empatia che si crea nelle conversazioni ci hanno fin qui accompagnati in pressoché ogni presentazione…

Ieri al Rifugio Masetto di Terragnolo si è svolta la sessantottesima presentazione di “Inverno liquido”. E’ stato un pomeriggio un po’ particolare. L’intensità della partecipazione, la ricchezza del confronto, vorrei dire anche l’empatia che si crea nelle conversazioni ci hanno fin qui accompagnati in pressoché ogni presentazione.

Per la verità anche la consapevolezza di ciò che un piccolo libro può rappresentare nella liquidità della politica e nel prendere corpo di una comunità di pensiero.

Ma al Masetto, a cominciare dalla conversazione prima ancora della presentazione con Gianni Mittempergher che di quel luogo è l’animatore culturale e tante altre cose (l’ottimo cuoco, tanto per dire), ho avuto forse più che altrove la sensazione che questo libro possa rappresentare un punto di riferimento per chi ha scelto di vivere in connessione con il proprio territorio, nell’immaginare sentieri di rinascita, nell’affrontare la fatica della resistenza per effetto di un “non più” che non se ne vuole andare e di un “non ancora” che che ancora stenta ad aprire una nuova stagione.

Soprattutto quando il teatro del “non ancora” sono le valli del Pasubio, una realtà dove i punti di incontro e di vita sociale chiudono, dove le persone anziché tornare tendono ad andarsene, dove le istituzioni ancora credono nel “non più”, dove chi non è allineato subisce l’angheria dell’isolamento.

Non nascondo l’emozione provata nel trovare sia in Gianni come nei molti valligiani presenti un’attenzione e una carica positiva nella possibilità che Terragnolo e questa valle così lontana dai circuiti turistici tradizionali possa diventare un esempio di quel cambio di paradigma che s’impone non solo per un turismo diverso da quello della monocultura dello sci di massa ma anche di un nuovo modo di pensare la montagna nell’impatto con la crisi climatica.

Grazie Gianni e a tutte le persone che hanno partecipato.

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