martedì, 6 luglio 2021
6 Luglio 2021martedì, 28 settembre 2021
28 Settembre 2021
Rispetto alle grandi mete turistiche del Sud Tirolo, la Valle di Funes si distingue perché è vera. Non che il resto del territorio non lo sia, ma questa valle – con il suo ambiente sostanzialmente incontaminato e un’attività umana dedita all’economia silvopastorale – ha scelto di essere se stessa, facendo di questo tratto anche un elemento di attrazione turistica senza smarrire la propria identità.
Fuori (ma non lontana) dai maggiori comprensori sciistici, in una piccola valle che fonda la sua capacità di accoglienza sui masi piuttosto che sulle grandi strutture alberghiere, chi decide di venire in val di Funes lo fa per entrare in relazione con la natura, con i luoghi e le persone, con il genio trasformativo dell’uomo e, non ultimo, con se stessi.
Qui infatti non c’è da andare di fretta, non ci sono chilometri da macinare su caroselli sciistici e nemmeno le lussuose passerelle del pret a porter. Al contrario, puoi respirare la vita reale di chi ci vive. E’ quel che racconta Oskar Messner, ispiratore del presidio Slow Food del Villnösser Brillenschaf (la pecora dagli occhiali della Val di Funes), cuoco dell’Alleanza e animatore territoriale, a proposito dell’idea di turismo sostenibile, un turismo relazionale dove le persone siano il cuore dell’accoglienza.
Un territorio e la sua gente, ecco perché la Val di Funes non poteva mancare nel programma di “GenerAzioni”, il progetto che le cooperative sociali Young Inside e Inside coltivano da tre anni attraverso una rassegna di eventi distribuiti sull’intero territorio regionale allo scopo di valorizzare le esperienze di qualità nell’immaginare altri modelli di sviluppo.
E così domenica scorsa 12 settembre, ci siamo trovati a San Giacomo in Val di Funes (BZ), ospiti del Drockerhof, un maso a 1300 metri di altitudine fra pascoli e boschi nello splendido scenario delle Odle. Protagonisti di “Save the planet: ogni azione conta” sono stati Craig Leeson, documentarista australiano autore del documentario “A Plastic Ocean”, la biologa marina e divulgatrice Mariasole Bianco e chi scrive come esponente del Consiglio nazionale di Slow Food.
Dopo il saluto di Gianluca Jacolano per il Comitato organizzatore, del vicesindaco di Funes Alois Fischnaller, del portavoce della condotta di Slow Food Alto Adige – Südtirol Angelo Carrillo e la testimonianza di Oskar Messner, gli interventi degli ospiti. Ne è venuto un bel pomeriggio di riflessione sul nostro tempo, su quel che accade intorno a noi, sulla nostra capacità/volontà di cambiare rotta, sul valore dell’agire collettivo come della testimonianza individuale. Le parole di Mariasole sul carattere interconnesso della natura e di ogni sua manifestazione, il racconto di Craig sull’impegno per la salute e la conservazione del pianeta e sulla promozione di un movimento globale per ripensare la plastica, le mie considerazioni sulla necessità di dotarci di nuovi strumenti di interpretazione a cominciare da nuove geografie per leggere il pianeta e i suoi ecosistemi.
Voci molto diverse, le nostre, eppure accomunate dall’urgenza di un cambiamento dei fondamentali sui quali si è incardinato questo nostro modello di sviluppo la cui insostenibilità è ormai chiara a tutti coloro che vogliono vedere. Cosa niente affatto banale perché almeno tre secoli di cieca fiducia verso il progresso non si mettono in discussione tanto facilmente. Un cambio radicale dei paradigmi della modernità, questo occorre.
E poi la consapevolezza che il rovesciamento del tradizionale rapporto fra tempi storici e tempi biologici ci obbliga ad agire qui e subito. Qui, perché nessuno si può chiamare fuori, considerandosi protetto nel proprio giardino (Vaia e Covid-19 lo dimostrano). Subito, perché se è vero che gli effetti della crisi climatica sono nell’immediato irreversibili, si pone comunque il tema della riduzione del danno per le generazioni a venire.
Due ore fitte di parole trascorrono in un lampo, in un clima di forte attenzione, così che a conclusione dell’incontro sono in molti ad avvicinarsi per ringraziare e manifestare la propria condivisione.
La proposta di Slow Food di realizzare in Val di Funes uno dei sette incontri della rassegna 2021 di GenerAzioni si è rivelata particolarmente azzeccata per valorizzare questa terra e chi la vive quotidianamente, dando in questo modo spessore e riconoscimento all’impegno di tante persone che qui mettono a disposizione le proprie aspirazioni, i propri saperi, le proprie professionalità per salvare il pianeta.