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domenica, 12 aprile 2020

Nei giorni scorsi ho ricevuto dall’amico Angelo Giovanazzi un invito per questa strana e certamente inedita giornata pasquale. Che, a prescindere dall’essere credenti o meno, assume un significato di riflessione sul tema della morte (il limite) e della resurrezione (la rinascita). Quest’anno poi, nel mezzo della pandemia, sono giornate di particolare inquietudine ma anche di speranza.

Mi rendo conto, mentre sto scrivendo, che ognuna di queste parole rischia di essere carica di retorica e dunque svuotata di significato, ma vi prego di prenderle per il loro significato lessicale, anche perché credo sia la prima volta che le uso per un messaggio nel giorno forse più importante per i credenti.

La particolarità di queste giornate di permanenza obbligata fra le mura domestiche fa assumere a questi concetti (il limite e la rinascita) una dimensione ancora più stringente, necessaria e concreta:

– il concetto di limite è l’eresia di una modernità in preda al proprio delirio di onnipotenza;

– la rinascita indica la necessità di un nuovo inizio capace di far tesoro della tempesta che abbiamo chiamato progresso.

Ma vengo all’invito di Angelo. Limite e rinascita si possono misurare anche nelle piccole cose che riguardano la nostra quotidianità, per esempio nel cibo che mettiamo sulla nostra tavola.

Angelo ci invita a riscoprire la salubrità del cibo, secondo i criteri di qualità definiti dagli autori del decalogo di consigli consultabile nel sito di Alpibio (

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