venerdì, 13 dicembre 2019
26 Dicembre 2019sabato,1febbraio 2020
1 Febbraio 2020Che cosa dire di quasi quaranta persone che affollano l’aula magna delle Scuole Medie di Ala per l’ennesima presentazione del libro “Sicurezza”?
E’ interessante toccare con mano, a quasi due anni dalla sua uscita, l’interesse che questo libro ancora genera e l’attualità del suo messaggio, tanto questa parola – sicurezza – continua ad essere il mantra che pervade la campagna elettorale permanente nella quale questo paese è finito. E prendere atto come la necessità di una sua diversa declinazione possa diventare, vista la prossimità delle elezioni comunali, un terreno sul quale contendere il terreno agli imprenditori della paura.
Perché questo è necessario fare, affrontare a viso aperto questo tema senza rincorrere la logica dei muri, delle telecamere e del porto d’armi, dotandoci di un altro racconto sul nostro tempo a partire dalla considerazione che di certo non mancano gli ambiti di preoccupazione per il presente e il futuro.
Come non essere inquieti di fronte al fatto che, dopo decenni nei quali potevamo garantire alle generazioni a venire un contesto migliore di quello precedente, queste sono destinate a vivere una condizione di maggiore precarietà? O di fronte alla crescente insostenibilità di un modello di sviluppo che consuma rapidamente le risorse in misura ben maggiore di quanto gli ecosistemi non riescano a generare? O ad un surriscaldamento del pianeta che provoca il cambiamento climatico di cui siamo testimoni, gli eventi estremi, la desertificazione di intere regioni, l’aumento del livello dei mari e la possibile scomparsa delle città rivierasche e di intere isole, lo scioglimento di ghiacciai e del continente artico, la perdita continua di biodiversità… O, ancora, di fronte alla terza guerra mondiale che si svolge fra inclusione ed esclusione e di cui ci parla Papa Francesco nell’indifferenza egoistica degli inclusi e nell’ossessione consumistica degli esclusi…
E se a questo aggiungiamo che anni di vuota retorica hanno impedito una profonda quanto ineludibile elaborazione del passato, chiusi nella falsa coscienza che ci porta a non considerare la banalità del male, dovremmo prendere atto che il Novecento si è chiuso senza aver avuto la capacità di dotarci degli anticorpi culturali per evitare che la paura si potesse trasformare in egoismo ed aggressività.
Non so come andrà domenica prossima in Emilia Romagna e in Calabria (le persone con cui parlo non dispensano ottimismo), ma di certo so che è su questo terreno che ci giochiamo la possibilità di non finire preda di un nuovo e moderno fascismo. Perché questo è il “prima noi”.
Nodi che anche nel confronto di ieri sera ad Ala sono emersi senza la reticenza che potrebbe portarci ad addebitare ad altri le nostre stesse responsabilità. Tanto che il tema sicurezza, declinato nella forma del prendersi cura, potrebbe diventare un’opportunità nella definizione coraggiosa di un programma in vista delle elezioni comunali. E che, anche a partire dalle pagine di questo nostro libro, sappia proporre un diverso racconto sul nostro tempo.
Che poi è stato l’auspicio con il quale Paolo Mondini, segretario del circolo del PD di Ala, ha aperto l’incontro protrattosi fino a tarda serata. Nelle conversazioni informali che ne seguono, avvertirò quanto sia sentito il bisogno di alzare lo sguardo.