domenica, 25 agosto 2019
25 Agosto 2019martedì, 1 ottobre 2019
1 Ottobre 2019La partenza di questo nostro undicesimo itinerario (o forse dodicesimo, se consideriamo il prologo tutt’altro che insignificante nell’aver intravisto per tempo la fine dell’anomalia politica trentina) coincide con la nuova imponente presa di parola e delle piazze da parte dei ragazzi di Fridays for Future.
La intercettiamo a Venezia ai piedi del ponte della Costituzione (dove ci attendono Elisabetta Tiveron e Andrea Martini), chiuso dalla polizia per l’eccessivo affollamento da parte di migliaia di giovani che, nel porre la questione del diritto al futuro, colgono il nodo cruciale del presente: il cambio dei paradigmi che hanno segnato sin qui il tempo dei moderni. Che, in fondo, non è poi molto diversa dalla ragione che in questi mesi ci ha messi in viaggio attraverso le fratture che la storia ci pone e che, nell’incapacità di saperli affrontare seriamente e creativamente, incombono su di noi.
E la frattura, il limes di questo nuovo itinerario che da Venezia ci porta a Sarajevo (da dove sto scrivendo) e nei prossimi giorni a Dubrovnik, Cattaro, Ohrid, Salonicco, Istanbul e Belgrado, è di quelle ineludibili nella costruzione del progetto politico europeo e non solo, quella fra Oriente e Occidente.
Tanto che, malgrado la consapevolezza del numeroso gruppo di persone che partecipano a questo viaggio, si insinua anche fra noi che pure cerchiamo di prenderla in mano: nella distanza con cui abbiamo considerato non solo quel che è avvenuto nel recente passato in questa parte di Europa ma anche nel postmoderno che si sperimenta oggi nei Balcani e che non sappiamo vedere.
E noi siamo qui per questo. Per mettere a pensiero questa distanza. Buon viaggio, dunque.