Modena, 28 marzo 2019
venerdì, 29 marzo 2019
29 Marzo 2019
Un momento dell'incontro a Reggio Emilia
martedì, 9 aprile 2019
9 Aprile 2019
Modena, 28 marzo 2019
venerdì, 29 marzo 2019
29 Marzo 2019
Un momento dell'incontro a Reggio Emilia
martedì, 9 aprile 2019
9 Aprile 2019

martedì, 2 aprile 2019

Le persone che siedono di fronte a me, nel caldo pomeriggio di una domenica nella pianura mantovana già arsa per la mancanza di pioggia e che mi fa pensare ai picchi di calore che vivremo nella ormai prossima estate, ascoltano il mio racconto sull’Europa e su quel che avremmo dovuto capire della tragedia degli anni ’90 nel suo cuore balcanico.

E’ quello che ho davanti un uditorio nuovo, non conosco nessuno dei presenti e, mentre parlo, cerco i loro occhi per leggervi qualcosa che mi aiuti a capirne le reazioni. Quel che troverò oscilla fra lo stupore e l’imbarazzo.

Lo stupore verso una narrazione che gli appare inconsueta, come se si aprisse di fronte a loro uno scenario sconosciuto che pure parla di ciascuno e degli avvenimenti di cui sono testimoni e che, nella superficialità del confronto politico attuale, non ha cittadinanza.

E l’imbarazzo, perché pur essendo le persone presenti nel Museo Civico di Asola non certo le meno avvedute di quella comunità, si rendono conto di quanto poco conoscono di quella che pure considerano la casa comune europea.

Tanto che una signora, a conclusione del nostro incontro, nel complimentarsi per la mia esposizione e nel chiedere una dedica sulla copia di “Sicurezza” appena acquistata, mi sussurra: “Quanto sarebbe più semplice non sapere”.

Asola è una città ricca di storia e di cultura. Per comprenderlo basta fare due passi in centro ed entrare nel Gran caffè liberty oppure aggirarsi nelle stanze del Museo Civico Gaffredo Bellini: la sensazione è che qui la terra non ha prodotto soltanto fatica. Città contesa fra Mantova, Milano e Brescia, orgogliosa della sua indipendenza; città risorgimentale con una forte tradizione antifascista; città d’arte.

Ma il genio del luogo, qui come altrove, fatica ad attrezzarsi ad una modernità che trasforma così velocemente la realtà. E allora cerco di proporre nella lettura del nostro tempo quel cambio di prospettiva, europeo e mediterraneo che, visto da qui, appare forse ancor più difficile ma che s’impone e che prende le sembianze di alcune ragazze con lo chador che passano sorridenti nelle vie del centro di questa che è diventata la loro città.

E’ importante che l’Amministrazione comunale di Asola e l’associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei mantovani abbiano scelto di dedicare un ciclo di manifestazioni, spaziando dalla fotografia alla musica, dalla storia alle culture religiose, per parlare di questa Europa così affaticata e alle migrazioni che l’attraversano, perché questo è il tempo nuovo che è necessario imparare a vivere.

Così, anche lo stupore e l’imbarazzo possono diventare generativi. E a vedere la risposta che viene dalla piccola sala gremita che ospita l’incontro “Balcani, il cuore inascoltato dell’Europa”, penso che le parole possano ancora servire ad imboccare la nuova storia che ci attende.

PS. Ho voluto dedicare questa mia conferenza all’amica Melita Richter, “cittadina europea” come si definì in quel meraviglioso viaggio intitolato “Danubio, l’Europa s’incontra” in cui ci conoscemmo. Proprio come questo ciclo di incontri cui ho avuto il piacere di partecipare. Grazie Melita per quanto ci hai insegnato con la tua vita.

Comments are closed.