domenica,1febbraio 2015
1 Febbraio 2015venerdì, 6 marzo 2015
6 Marzo 2015Mi telefona un esponente dell’UpT della città di Trento. Mi dice di aver visto l’articolo de “l’Adige” di ieri che titolava in cronaca “Nardelli con il progetto dellaiano” e mi dice che gli fa piacere che io mi sia avvicinato all’UpT. Gli rispondo garbatamente che non è così, che l’informazione non sempre è corretta e che l’associazione a cui in molti stiamo lavorando non c’entra nulla con i partiti di eventuale appartenenza delle singole persone.
Nello scusarsi mi dice che pure nell’ambito del gruppo consiliare comunale di Trento del PD ieri sera si dava credito a questa interpretazione e non posso che rispondergli che anche nel PD la capacità di discernere è quella che è, preferendo appiattirsi alla rappresentazione che ne danno i giornali. Del resto basterebbe avere il buonsenso di leggere ciò che vado dicendo e scrivendo piuttosto che aderire al pettegolezzo, ma pazienza.
Il fatto è che i media interpretano gli avvenimenti attraverso la propria linea editoriale e allora se il sottoscritto insieme altre persone (fra le quali anche l’ex presidente della PAT), a partire dalla necessità di dare una risposta alta alla crisi della politica (che, non mi stanco di ripeterlo, è in primo luogo di capacità di lettura del nostro tempo) e dalla volontà di rivendicare (pur nelle sue contraddizioni) il valore dei vent’anni di anomalia trentina, si impegna nel dar vita ad un’associazione di cultura politica, ecco che scatta la notizia: basta un titolo ad effetto e il gioco è fatto.
Sono anni che vado dicendo che la sperimentazione originale che ha fatto diversa questa terra deve riprendere il suo cammino. Un cammino fatto di pensiero, di ricerca, di elaborazione collettiva… che richiede pazienza e capacità di cambiamento. Purtroppo in questi anni le cose sono andate piuttosto verso l’omologazione al quadro nazionale e oggi ne paghiamo le conseguenze: partiti allo sbando, vuoto di classe dirigente, vistosi passi indietro nell’azione di governo della nostra autonomia.
Semmai il problema è che avremmo dovuto avere il coraggio di muoverci per tempo, di non farci condizionare dalle scadenze o dalle emergenze, di non lasciare degenerare la situazione. Più recentemente, come “Politica responsabile” ci abbiamo provato, un lavoro preziosissimo ma che i partiti non hanno saputo/voluto far proprio. Quel seme non raccolto oggi sta germogliando in forme nuove e l’augurio è che lo si sappia coltivare bene, non lasciandolo appassire per effetto dell’aria asfittica che circonda i luoghi della politica.