martedì, 11 novembre 2014
11 Novembre 2014giovedì,1gennaio 2015
1 Gennaio 2015
Sono a Roma, nel bed & breakfast “mammarampa” (rampa Brancaleone 12, www.mammarampa.it), lungo quella scalinata dove Pierpaolo Pasolini girò una delle scene rimaste famose del film “Mamma Roma” con Anna Magnani, che ormai abitualmente mi ospita in occasione delle mie giornate nella capitale. Non sono molte, per la verità, ma devo ammettere che questo bel luogo, a due passi dal cupolone, mi è diventato quasi familiare. Lindo, silenzioso, confortevole, ve lo consiglio proprio per le vostre vacanze (o altro) romane.
Ieri sera ho partecipato ad un incontro dal titolo “Fare pace” nell’ambito della scuola di autoformazione intitolata a Danilo Dolci, mettendo insieme le immagini dell’amico reporter Mario Boccia, le parole che percorrono le tappe del pacifismo italiano in un libro di Giulio Marcon (Fare pace, edizioni dell’Asino) e lo sguardo – diciamo così – asimmetrico del sottoscritto.
Devo dire che ne è venuta una bella serata, empatica ed insieme riflessiva, senza cadere cioè nella retorica che circonda la “banalità del bene”, invero molto partecipata a testimonianza di come questa scuola stia diventando un luogo d’incontro per quanti pensano che la politica abbia ancora a che vedere con le idee, la ricerca originale, la sperimentazione.
Alla Danilo Dolci sono ormai di casa. Questa è la quarta volta che vengo invitato come relatore e ancora sembra non siano stufi delle mie parole. Evidentemente si sono create sintonie che investono anche le molte persone che vedo per la prima volta e che evidentemente non vengono qui per ascoltare comizi, ma spunti di riflessione. In questo caso cercando di uscire da quell’approccio moralistico al pacifismo che ci porta a dividere il mondo fra bene e male, dove ovviamente il male sono sempre gli altri. O a vivere gli avvenimenti magari indignandosi, certo, ma senza guardare oltre e più a fondo nel racconto che ne facciamo.
Le belle fotografie di Mario ci parlano di Iraq, di Palestina e di Balcani. Hanno fermato attimi che ci aiutano a mettere a fuoco fatti e avvenimenti di questo nostro passaggio di tempo che altrimenti sfumerebbero nel delirio del qui ed ora. Così anche le nostre parole aiutano a diradare la nebbia che impedisce di guardare oltre.
Che questo avvenga a Roma, città in questi giorni travolta dal dilagare del malaffare ma anche da una politica intesa come mera ricerca di consenso ed esercizio di potere, assume un significato particolare. Silvano Falocco, che della scuola Danilo Dolci è un po’ l’anima, dice (scherzando, ma non troppo) che nella devastazione di queste ore un luogo che ancora dia valore alle idee non può che fare la differenza. E alla fine della nostra conversazione la soddisfazione di sentirsi parte di una per quanto piccola comunità di pensiero la si legge sui volti dei partecipanti.