L’albero che a Lavis ricorda Elisabetta Vindimian
martedì, 6 maggio 2014
6 Maggio 2014
lunedì 7 luglio 2014
7 Luglio 2014
L’albero che a Lavis ricorda Elisabetta Vindimian
martedì, 6 maggio 2014
6 Maggio 2014
lunedì 7 luglio 2014
7 Luglio 2014

lunedì, 9 giugno 2014

Ogni tanto sono tentato di scrivere il mio diario, come per abitudine o buona prassi, come volete. Poi mi trattengo perché questa cosa aveva senso nel contesto di un mandato pubblico, anche se poi in fondo non così riconosciuta ed apprezzata come si è potuto constatare nelle elezioni dell’ottobre scorso.

Ma questo non ha poi molta importanza, un diario si scrive innanzitutto per sé, per darsi una bussola in un ambito nel quale la rotta e lo stile di navigazione sono altri a volerlo dettare. Personalmente sono molto soddisfatto di quelle duemilacinquecento pagine di vita politica che vi ho pressoché quotidianamente raccontato.

Insomma, la mano mi prende, scarabocchio qualche appunto nell’idea di raccontare con una qualche sistematicità le cose (politiche) che sto facendo malgrado questa politica. Che sono molte ed interessanti, come del resto si può evincere scorrendo la mia agenda su questo blog.

Penso all’attività di formazione sui temi a me cari dello sguardo sul mondo e della cooperazione internazionale, penso alla ricerca sui temi della pace nel desiderio di dare continuità all’entusiasmante esperienza di questi anni al Forum e di scriverne qualcosa di interessante, penso al rinnovato impegno sul turismo responsabile nell’Europa di mezzo oggi che finalmente quel che sembrava fino a pochi anni fa una follia sta diventando una delle strade forse più importanti per riconoscersi cittadini europei. Penso all’intenso lavoro di presentazione di libri che considero parte integrante di quel lavoro formativo che richiede di ri-conoscere le strade del sapere che s’intrecciano lungo altri itinerari geografici, sociali, culturali e politici. Penso a come ricostruire nuovi sentieri per la politica, non accontentandomi di quella che c’è e al tempo stesso senza sottrarsi alla responsabilità di interagirvi, ma anche senza l’ansia di doverne dare rappresentazione, nella convinzione che ci sia un tempo per ogni cosa.

Così sono a Milano ad incontrare gli amici di Slow Food International per programmare le nostre attività di valorizzazione dei prodotti della terra attraverso il turismo responsabile nei Balcani (stiamo fra l’altro organizzando insieme un nuovo viaggio sul Danubio), ma anche i responsabili di Radio Popolare che proprio grazie ad uno dei recenti viaggi a Sarajevo hanno compreso come ci sia un’Europa le cui radici s’intrecciano spesso inconsapevolmente con le nostre. Il cibo, il viaggio, la storia… devo dire che c’è anche una Milano che merita di essere scoperta come ad esempio la Trattoria Mirta di piazza san Materno, da segnalare.

Così sono a Roncone per una serata con il circolo del PD delle Giudicarie a confrontarmi sul voto europeo e di come queste elezioni abbiano rappresentato un’occasione perduta per quel cambio di paradigma che la cittadinanza europea ci imporrebbe ma che fatichiamo a darci, presi come siamo nell’angustia delle vicende nazionali. Mi fa piacere essere qui dopo cinque anni nei quali le mie idee sulle cose del PD sono state molto distanti dalle loro. E però il valore del pensare pulito alla fine vien fuori e mi chiedono di ritrovarci nonostante il mio essere fuori dal coro.

Così sono a Sopramonte all’incontro del circolo dei Sobborghi del Bondone del quale almeno in teoria faccio parte. Un circolo che in buona sostanza non è che sulla carta, per anni lasciato languire da chi era più attento alle piccole (ma non per questo meno nocive) pratiche di potere che alla costruzione di un laboratorio di ideazione sociale, ridotto a rincorrere i rituali di regole senza politica. E’ un po’ così anche in questa circostanza, con l’attenuante che tutti i presenti si rendono conto che è di un collettivo di lavoro e di elaborazione che ci sarebbe bisogno. Da parte mia c’è la disponibilità a sviluppare un percorso di confronto sui temi di fondo che investono il futuro di questa terra, sempre che ne vogliano fare qualcosa.

O a Sanzeno nell’ambito di un ciclo di incontri, conferenze, laboratori sui temi del riuso, in uno stimolante confronto con il prof. Carlo Buzzi e con padre Fabio Scarsato attorno alla cultura del limite, promosso dalla Comunità della Valle di Non grazie alla sensibilità dell’assessore Rolando Valentini.

O, ancora, nello spazio archeologico del Sass a Trento, per chiudere con una riflessione la bella mostra sull’“Europa dei destini incrociati” promossa dall’associazione Trentino con i Balcani. O nella splendida sala degli affreschi per presentare il nuovo libro di Ugo Morelli sul “Conflitto generativo”, parte integrante dell’iniziativa del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani dedicata alla riflessione sul secolo degli assassini.

Sono con gli amici di “Afghanistan 2014” in quel cantiere che abbiamo aperto quasi tre anni fa fatto di informazione, cultura, immagini, spazi virtuali nella rete… per rendere possibile un approccio diverso verso un paese segnato dalla guerra e dall’emergenza.

E, nonostante tutto questo ed altro ancora, lo spazio di vita che si è involontariamente aperto in questi mesi s’intreccia così con una dimensione distesa dell’impegno culturale e politico, davvero molto stimolante.

PS. E poi c’è anche qualche altra certezza… (vedi foto)

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