lunedì, 14 aprile 2014
14 Aprile 2014lunedì, 9 giugno 2014
9 Giugno 2014Ieri sera mi sono incontrato con ilcircolo PD “Elisabetta Vindimian” di Lavis. Il motivo? Parlare diEuropa. Non un’iniziativa elettorale, ma un momento di confrontosull’Europa, sulla visione “territoriale ed europea” che dovrebbeavere (e manca) alla politica, su come l’Europa e le sue istituzionivengono vissute dai cittadini europei, sulla partita che si giocanelle elezioni del prossimo 25 maggio.
Nei giorni scorsi, in occasione dellascuola di primavera di “Politica Responsabile” è emersa conforza la necessità di una narrazione europea, di un racconto capacedi attraversare le geografie, la storia, l’idea stessa dell’Europacome progetto politico, sociale e, prima ancora, culturale.
E mi rendo conto di quanto questo“racconto europeo” dovrebbe diventare un esercizio pedagogicoancor prima che politico in senso stretto, un esercizio permanenteper comprenderne culture e identità, anch’esse risultato dei moltiattraversamenti che hanno costruito l’Europa come progetto incontinuo divenire, perché l’Europa non ha confini né identitàdefinite.
Noi oggi, nella fatica di viverci comeeuropei come nello spazio di una campagna elettorale che parlad’altro, ci rendiamo conto di come questo “racconto” sia lontanodall’immaginario collettivo. E di come questo salto di paradigma, perquanto urgente, sia estraneo al confronto politico e sociale cuiassistiamo, dove l’Europa viene ridotta ad un tavolo di trattativasul quale rivendicare sovranità o battere i pugni.
Come colmare questo divario potrebberappresentare il senso stesso di una progettualità politica cheancora non c’è. Sempre che dopo il 25 maggio non ci si vedacostretti – per conclamata delegittimazione – a raccoglierne leceneri.