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lunedì, 25 febbraio 2013

… e invece è di nuovo fango.

Mentre scrivo questo breve appunto, i dati sono ancora in evoluzione ma il quadro è chiaro, tristemente chiaro.  La coalizione "Italia. Bene comune" prevale sia pur di poco alla Camera quanto al Senato, ma Berlusconi è avanti al Senato in Lombardia, Veneto, Campania, Abruzzo, Puglia, Calabria e Sicilia. Se questi dati non cambiano (ma il divario nelle regioni chiave appare incolmabile), significa che al Senato non ci sono maggioranze politiche possibili.

Il movimento di Beppe Grillo con il 25% ha raggiunto il suo obiettivo di mandare tutti a casa, perché così l’Italia è ingovernabile e con ogni probabilità si deve tornare a votare. Scenario davvero inquietante.

Ancora più inquietante è questa Italia. Il successo di Berlusconi, che i sondaggi non sono riusciti ad intercettare sino all’ultimo, ci racconta di un paese che gli assomiglia: bugiardo, invidioso, individualista, furbo, disonesto, volgare e… fascista.

Un paese malato. Richiederebbe capacità di guardarsi dentro, un lungo e difficile lavoro di cura, la necessità di recuperare orgoglio e dignità. Ci sarebbe bisogno di una politica capace di ascoltare e di riconnettersi con i territori. Disponibile a cambiare lo schema di gioco tradizionale, sapendosi ripensare regionali ed europei. Uno scarto di cultura e di classe dirigente.

Una primavera, insomma, che però nel fango di queste ore appare ben di là da venire.

PS. Il Trentino ancora una volta si dimostra, nonostante tutto, terra di civiltà. Portiamo alla coalizione "Italia. Bene comune"  la netta affermazione in tutti i collegi senatoriali e un netto successo anche alla Camera, malgrado il passo falso del PATT. Pesa comunque anche qui il vento che tira in questo paese, come a gettare la sua ombra sul futuro di questa nostra terra.

3 Comments

  1. stefano fait ha detto:

    Mi rendo conto che al momento regni lo sconforto, però i dati non descrivono un paese con un elettorato berlusconiano.
    Il PD ha PERSO 3.451.119 voti dal 2008 al 2013 (e nel 2008 aveva già perso seccamente).
    Il PDL ha PERSO 6.296.797 voti dal 2008 al 2013.
    Il M5S ha GUADAGNATO 8.689.168 voti.
    Il PDL si è quasi dimezzato e non avrebbe avuto alcuna chance dopo la caduta di Berlusconi, se si fosse andati ad elezioni con un governo tecnico di transizione. Non avrebbe avuto alcuna chance neppure adesso, se il PD non avesse continuamente alluso a future collaborazioni con Monti, il vero perdente di queste elezioni (assieme ad Ingroia, Di Pietro e Casini).
    Una popolazione stremata dalla recessione, dalla disoccupazione, dall’impoverimento, dalla sfiducia, da diktat europei sempre meno giustificati e comprensibili, che vede la Grecia e la Spagna inabissarsi e sa che i prossimi siamo noi, si è aggrappata a quel che ha trovato per poter gridare la sua protesta contro una macchina infernale che sta divorando il presente senza offrire alcuna visione chiara del futuro. Che dovevano fare? Hanno votato Berlusconi perché l’austerità con decrescita infelice è arrivata dopo di lui. Hanno votato Grillo perché è sempre stato all’opposizione e non nel parlamento.
    Occorre che il PD si accorga che con una disoccupazione giovanile che sfiora il 40% (sottostimato) la popolazione non è bugiarda, invidiosa, individualista, furba, disonesta, volgare e… fascista. È semplicemente disperata.
    Inoltre gli eletti del M5S non vanno demonizzati, vanno aiutati a riconoscersi nelle istituzioni, farle proprie, capire che servirle è la cosa giusta da fare, che sono una buona cosa quando sono usate per il bene comune, nell’interesse generale. Quest’idea che il PD sia sempre nel giusto e che sia la popolazione a non aver capito nulla dovrebbe anche tramontare, dopo tutti questi insuccessi.
    Ora PD e SEL hanno un’occasione d’oro per cambiare questo paese, rilanciare la crescita assorbendo la disoccupazione, far valere le nostre ragioni in Europa (assieme alla Francia ed agli altri PIIGS) ed educare una nuova generazione di politici, tra i quali ci potrebbe essere un futuro, rispettabilissimo primo ministro della Repubblica. L’elettorato ha detto che non lo si deve fare con Monti, ma contro Monti.
    So che questa cosa sarà impossibile da digerire, in Trentino, dato il risultato di Dellai, ma le elezioni provinciali non sono troppo distanti ed il M5S è pronto ad approfittarne.

  2. vincenzo calì ha detto:

    Fra gli aspetti positivi dello scossone provocato dal successo del movimento guidato da Beppe Grillo registriamo il risveglio di Ale Pacher, primo segretario del Partito Democratico, chiamato a suo tempo con largo consenso a guidare quella che avrebbe dovuto essere la vera novità della politica anche alle nostre latitudini. Non fu così, per le note vicende che hanno portato Dellai verso lidi incongrui e di recente Pacher stesso ha motivato il perchè del venir meno della “spinta propulsiva” necessaria alla riuscita della difficile impresa di dar vita ad un partito con radicamento territoriale. Ora, stando alle dichiarazioni fatte al “Trentino” pare che il quadro cambi, e che il nostro intenda tornare in campo (politicamente s’intende, perchè amministrativamente sta già svolgendo egregiamente il proprio ruolo). Dicevamo dello scossone salutare: stando al calendario figlio dell’ottantanove, oggi sarebbe il 29 piovoso dell’anno CCXX1. Il ricorso all’antica misura del tempo introdotta dalla convenzione nazionale francese non appaia fuori luogo: la situazione oggi in Italia presenta diverse analogie con quella lontana stagione: non siamo in guerra, ma a fronte della grave crisi economica che non accenna a passare, dopo il voto ci si presenta questo scenario: espletati i primi adempimenti (elezione dei presidenti di Camera e Senato e insediamento di un governo di salute pubblica) l’assemblea composta dai mille grandi elettori dovrà procedere all’elezione del Presidente della Repubblica. Oggi, dopo un risultato che vede il movimento 5 stelle affermarsi come il primo partito italiano, mettere d’accordo i mille elettori per avere la fumata bianca appare impresa ardua, se non impossibile: si può immaginare che di fronte a proposte inconciliabili (incoronare a vita Re Giorgio Napolitano o scegliere fra Silvio Berlusconi, Dario Fo e Rosi Bindi ) l’assemblea dei grandi elettori, non trovando al suo interno un Sandro Pertini dal polso fermo capace di sbloccare la situazione, rimarrà convocata ben più a lungo di come avvenne negli anni sessanta ( ricordate il tormentone: sarà gatto o sarà leone?) e finirà per gettare la spugna. Con Napolitano in prorogatio si tornerà così a votare, per la mancanza del tempo materiale di legiferare, con l’attuale orrendo “porcellum”. Ci troveremo così molto probabilmente con gli eletti della futura tornata che saranno il frutto di alchimie politiche e non scelti attraverso vere primarie (che dire della Filippi?) non in grado di adempiere ai compiti che saranno ancora sul tavolo ( ad esempio: regionalizzazione dello Stato, abolizione delle provincie, sistema semipresidenziale alla francese, nuova legge elettorale a doppio turno, disciplina del conflitto d’interesse, ecc. ecc.). A quel punto, con il protrarsi della situazione di stallo, non ci sarebbe un terzo appello ma la palla passerebbe in mano ai sanculotti…..In questo quadro dove va a collocarsi il Trentino? Spicca la diversità del nostro caso, dove la pattuglia dei senatori e deputati eletti, proseguendo la consolidata tradizione locale della formula di governo di centrosinistra autonomista, potrà finalmente proporsi come portatrice di una riforma di tipo federale, capace di agganciarci solidamente all’Europa. Verranno ascoltati a Roma i nostri pacifici lanzichenecchi? Poco o nulla, a meno che a supporto dell’azione parlamentare dei nostri eletti non si costituirà un soggetto politico territoriale che , pur sottoscrivendo un patto con la casa madre del Partito democratico, mantenga quella libertà di azione politica necessaria per incidere sui processi politici in atto.. Il tempo stringe, visto anche l’approssimarsi delle elezioni autunnali; solo un congresso straordinario promosso dal PD locale, aperto alle componenti di “Italia bene comune”e a quanti altri siano disposti a mettersi in gioco, potrà avere ragione, con un colpo di spada , dell’inestricabile groviglio politico nazionale che rischia di paralizzare anche il centrosinistra autonomista trentino; vuole Ale Pacher, novello Alessandro, decidersi a ritornare sui propri passi? Credo che in molti sarebbero pronti a seguirlo.

  3. Francesco Prezzi ha detto:

    Caro Michele,
    attenzione alla superficialità. La situazione è estremamente pericolosa. Non basta mettere in relazione il programma del M5S e le aspirazioni della sinistra. Esistono delle differenze fondamentali che riguardano la democrazia dei movimenti. Un movimento costruito sulla rete e non in assemblee democratiche ha tutti i limiti del mezzo che usa. La rete può essere un allargamento della Democrazia, ma s’è unilaterale ha gli stessi limiti delle televisioni berlusconiane.
    1) Siamo in semestre bianco, le camere non possono essere sciolte.
    2) Berlusconi è ulteriormente indagato e questa volta non può ricorrere all’ostruzionismo.
    3) Non si è mai visto nella storia della Repubblica che non si faccia nascere un governo in caso di necessità.
    4) E’ possibile eleggere il presidente della Repubblica senza governo in carica?
    5) I parlamentari per costituzione non hanno vincolo di mandato.
    Nei fatti è un colpo di stato.
    Bisogna prepararsi a questo con gli strumenti necessari.

    Francesco Prezzi