
martedì, 5 febbraio 2013
5 Febbraio 2013
lunedì, 11 febbraio 2013
11 Febbraio 2013Vediamo un po’ come raccogliere le tante cose che si accavallano nel cuore della settimana. Comincio dall’incontro con Francesco Palermo. Ci vediamo nell’ora di pranzo ad Eurac, l’Accademia Europea di Bolzano. In questa difficile campagna elettorale, la candidatura di Francesco ha rappresentato una delle poche cose nuove e positive, frutto certamente di un accordo – quello fra il PD e la SVP – che colloca il partito di raccolta sudtirolese nell’alleanza con il centrosinistra, ma che assume un valore specifico per la qualità della candidatura e perché per la prima volta uno dei senatori che rappresenteranno la stella alpina nel Parlamento Italiano sarà – a prescindere dal suo ottimo tedesco – di madrelingua italiana.
Con Francesco Palermo commentiamo con preoccupazione il sondaggio uscito sulla stampa tedesca e che dà la SVP ai suoi minimi storici, tanto da mettere in discussione il raggiungimento del quorum regionale del 20% nelle elezioni per la Camera dei Deputati. A beneficiarne sarebbero i liberali tedeschi, ovvero le formazioni più nazionaliste e questo non sarebbe affatto positivo per questa terra.
La SVP governa il Sud Tirolo ininterrottamente dal secondo dopoguerra e "la fatica da occupazione del potere" si fa sentire, anche perché negli ultimi mesi molti nodi critici sono venuti al pettine come ad esempio l’uso disinvolto e padronale delle istituzioni che la vicenda della Società Elettrica Altoatesina ha messo in rilievo. Poi bisogna dire che la crisi della politica non conosce confini: non è infatti la crisi di questo o quel partito, è l’incapacità che accomuna la politica di abitare un mondo in rapida trasformazione e che richiede nuovi paradigmi. Il che scuote anche quello che un tempo era un partito monolitico come la SVP.
Anche per questo la candidatura di Francesco Palermo, a prescindere dalla volontà dei partiti che la sostengono, potrebbe aiutare ad aprire una fase nuova nella politica locale. Se nel collegio senatoriale più importante è un sudtirolese di madrelingua italiana a rappresentare la SVP vuol dire che qualcosa sta cambiando. Così come la scelta dei Grünen di scendere in lizza con SEL, scrollandosi di dosso il peso di un riferimento politico nazionale che ormai andava stretto, potrebbe rappresentare l’inizio di un interessante rimescolamento delle carte nell’area democratica dell’Alto Adige/Sud Tirolo che più volte avevo auspicato nelle mie conversazioni con Riccardo Dello Sbarba.
In Trentino abbiamo guardato alla candidatura di Francesco Palermo nel collegio senatoriale della Bassa Atesina come ad un modello che avremmo potuto seguire per uscire dall’empasse della coalizione del centrosinistra autonomista. Con la mia proposta di azzerare le candidature di bandiera c’eravamo quasi riusciti, ma alla fine le rigidità e le appartenenze, come sappiamo, hanno prevalso.
Lo scopo dell’incontro è il futuro della Regione. Nei mesi scorsi, attraverso un gruppo di lavoro che si è avvalso della collaborazione anche di Francesco, abbiamo elaborato un documento per impostare una nuova fase dell’autonomia regionale, che ora diviene particolarmente prezioso. Così decidiamo di presentarlo in Trentino il prossimo 18 febbraio (ore 17.00 Sala Rosa della Regione), un contributo metodologico e di sostanza per una Regione più europea, più salda e più leggera. Sarà probabilmente l’unico momento di contatto con il pubblico trentino del candidato Francesco Palermo in queste elezioni, un’occasione da non perdere su un argomento peraltro cruciale.
A proposito di movimentazione politica, le vicende di queste settimane hanno reso oltremodo interessante l’assemblea di "Comunità Responsabile" che in questa occasione vede anche la presenza delle persone che con me hanno dato vita a "Politica Responsabile". Le difficoltà mostrate dalla coalizione di governo del Trentino nell’esprimere candidature unitarie all’altezza della delicata competizione politica di fine febbraio, fanno sì che la presenza/azione trasversale che queste realtà rappresentano possa aiutare il laboratorio politico trentino a rimettersi in movimento.
Ed infatti è proprio questo il nodo cruciale che Giuseppe Ferrandi pone in apertura dei lavori: l’assunzione di un ruolo non solo culturale ma anche di interlocuzione con la politica. Alle persone riunite nell’auditorium di via Perini si pone la necessità di compiere un salto di responsabilità in ordine al complesso lavoro di riqualificazione della politica e dei suoi luoghi. Si delineano anche, com’è naturale, due diversi atteggiamenti fra chi comunque ha alle spalle un’appartenenza politica pur non accontentandosi e chi invece è fuori dai partiti ed avverte con più urgenza la necessità di rimescolare le carte e costruire qualcosa di nuovo. Si decide di darsi un’agenda di lavoro, pur nella consapevolezza che nelle prossime settimane molto dipenderà dall’esito delle elezioni e dall’accentuarsi o meno della crisi delle tradizionali rappresentazioni politiche.
Della presentazione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo ho già parlato in altra parte di questo sito. Mi piace pensare che, a dispetto di un pacifismo italiano in profonda crisi e prigioniero dei propri rituali, qui al Café de la Paix proviamo a dire parole scomode anche per questo mondo. Federico mi racconta della riunione a Roma della Tavola della Pace a cui ha partecipato in rappresentanza del Forum e della sensazione di profonda estraneità che ha avvertito, non diversa da quella che ho provato io stesso quando ho frequentato quel luogo. E’ proprio così, la crisi della politica non riguarda solo i partiti, è l’opacità di uno sguardo che non sa mettere in discussione le proprie categorie. E l’autoreferenzialità di un ceto politico sempre uguale a se stesso.
In Quarta Commissione Legislativa si apre finalmente il mio disegno di legge sull’apprendimento permanente. In "primo piano" potete trovare il testo del DDL e la relazione e quindi vi risparmio le argomentazioni che porto per indicare l’importanza di affrontare e normare anche sotto il profilo legislativo una materia che ritengo di grande importanza: quella dell’educazione informale e di tutte quelle forme attraverso le quali una comunità di persone decide che gli strumenti conoscitivi di cui è in possesso non sono sufficienti. Insieme al DDL di cui sono primo firmatario si apre anche quello che, su questa stessa materia, ha presentato il mio compagno di gruppo Mattia Civico. Un impianto il suo un po’ diverso da quello che ho proposto e tende più al riconoscimento valutativo che non al diritto/dovere di essere cittadini all’altezza del proprio tempo. Ma non incompatibile.
Il Disegno di Legge che ho presentato sull’apprendimento permanente è il risultato del lavoro di un anno di un qualificato gruppo di esperti che con me l’hanno elaborato e che era aperto al contributo di tutti. Forse sarebbe stato il caso di agire con degli emendamenti, ma pazienza. Decidiamo in Commissione di unificarne l’articolato con un apposito gruppo di lavoro, non senza qualche battuta di sarcasmo da parte di qualche consigliere, del resto non del tutto ingiustificata.
In serata sono a Riva del Garda per una cena con un gruppo di amici che mi vogliono parlare del contesto politico locale, incartato da una classe dirigente che galleggia da troppo tempo. E’ questo un tema niente affatto banale, perché in effetti troppo spesso la politica è ridotta ad occupazione di potere piuttosto che impegnarsi nella ricerca del bene comune. Ho più volte parlato in questo diario di "aridità della politica". Perché in ogni scelta occorre studio, conoscenza, pensiero… ed invece molto spesso prevalgono interessi o semplicemente ricerca del consenso. Non va bene.
In quel pezzo del Trentino il centrosinistra è al governo dei maggiori comuni da anni, ma questo non ha prodotto grandi risultati, al contrario. Si è edificato oltre ogni limite e lo si è fatto male. Lo dico anche per quanto riguarda alcune delle osservazioni critiche che provengono dal mondo degli architetti trentini nel momento in cui troppe volte ci si è affidati ai grandi nomi per ridisegnare l’assetto urbanistico di interi comparti strategici nei nostri Comuni. In linea di massima sono d’accordo nel valorizzare le risorse del territorio, ma non si può di certo affermare che i "nostri" abbiano sempre dato buona prova di sé. E l’Alto Garda ne è una testimonianza.
In questo mi riferisco anche all’editoriale apparso qualche giorno fa sul Corriere del Trentino a firma di Roberto Bortolotti (e postato anche su questo sito) che si lamentava del fatto che in Consiglio Provinciale abbiamo trovato il tempo di votare una mozione sulle case sugli alberi e non si riesce invece a risolvere il ben più significativo problema delle aree per l’edilizia pubblica. Lascio stare i toni stizziti e rancorosi verso i politici dipinti come alieni (se Roberto vuole che facciamo un confronto sulle cose fatte dal sottoscritto in questi quattro anni di legislatura non mi sottraggo di certo), semplicemente respingo le male parole al mittente. Le case sugli alberi non le prendo nemmeno in considerazione, tanto è insignificante quel che si è votato.
Ma la questione dell’edilizia pubblica è effettivamente un problema che va affrontato. Sul quale però ben poco può il Consiglio Provinciale perché i fondi per l’edilizia pubblica sono stati stanziati per anni in attesa che i Comuni mettessero a disposizione le aree senza che questo avvenisse. C’è un problema complessivo della politica che sul territorio non intende affrontare questo problema? Si, esiste e non da ora. Ma ad ognuno il suo. E comunque il tema della riqualificazione dell’esistente vale anche su questo piano e se in questi ultimi anni Itea ha scelto di ristrutturare o comprare l’invenduto, nel primo caso fatto bene (pur spendendo di più) e nel secondo diciamo che si è fatta carico di una situazione nella quale si è trovata ad operare. Ma su questo tema intendo ritornarci.
3 Comments
L’iniziativa del 18 febbraio sulla Regione è la benvenuta: alla recente conferenza stampa in sala Rosa dei tre candidati ai collegi senatoriali del Trentino, sulla Regione e sul suo futuro non una parola. L’aver preservato in Regione i collegi uninominali si sta rivelando una disgrazia all’interno della disgrazia del porcellum: avessimo avuto anche per il Senato il collegio regionale la scelta per chi votare sarebbe stata chiara: Francesco Palermo. Suggerivo tempo fa un incontro, fra storici della Regione, tra Salorno e Roverè della Luna, convinto che percorrendo insieme la strada fra le due sponde qualche idea sul rilancio della dimensione regionale, insopprimibile bene comune, ci sarebbe certamente venuta. Ben vengano prima incontri preparatori a Trento e Bozen.
Volevo avvertire Vincenzo e chiunque fosse interessato che il documento che verrà presentato il 18 febbraio è online nell’home page di questo sito.
A proposito del tanto auspicato salto di qualità della politica, leggi un po’ cosa scrive l’amico Tonino Perna, sempre molto acuto osservatore delle vicende nazionali ed internazionali:
“Questo è il dato assolutamente inedito della politica in tutti i paesi a capitalismo maturo, ovvero dove il processo di mercificazione ha inglobato tutto l’esistente, dalle relazioni sociali, agli affetti, al nostro rapporto con la Natura. Non c’è più la «Politica», intesa come lotta tra diverse visioni del mondo, tra diversi valori e ideologie, ma c’è il mercato elettorale, che è un segmento all’interno del più vasto ed onnicomprensivo «mercato mondiale». Nel «mercato elettorale» conta la novità dell’offerta- non a caso tutti si proclamano a favore del «Nuovo» – la forza del brand che si identifica con il capo, la capacità di suscitare emozioni nei consumatori/elettori attraverso slogan efficaci.
Le strategie messe in campo dalle forze/imprese politiche sono identiche a quelle che si usano per il lancio di un nuovo prodotto o per fidelizzare i consumatori rispetto ad un prodotto già presente sul mercato. I sondaggi, che in maniera ossessiva stanno accompagnando questa campagna elettorale, dimostrano come le preferenze degli elettori/consumatori seguano il trend dell’esposizione mediatica del leader di turno, la sua capacità di suscitare immagini accattivanti, di conquistare la simpatia degli utenti. Non importa se per esempio il Cavaliere le spara grosse – come i quattro milioni di posti di lavoro – oppure Grillo prometta un salario di cittadinanza con i risparmi dei costi della rappresentanza politica, e fa l’esempio della Sicilia dove i dodici consiglieri regionali M5S hanno rinunciato a circa 10.000 euro dei loro emolumenti per alimentare un fondo di microcredito (cosa c’entra con il «salario di cittadinanza» per milioni di disoccupati/inoccupati?!). Anche un nuovo profumo viene pubblicizzato facendoti immaginare che puoi conquistare una donna/uomo bellissima/o, oppure una nuova auto che ti fa attraversare il polo nord.
Non è dunque un caso se nel nostro paese, che continua ad essere un’avanguardia/laboratorio politico, i comici fanno politica (e non solo Grillo), ed i politici fanno i comici (e non solo il Cavaliere)”.
Manifesto, 10 febbraio 2013