Autonomia
mercoledì, 8 agosto 2012
3 Febbraio 2013
La fede nel veleno
martedì, 5 febbraio 2013
5 Febbraio 2013
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lunedì, 4 febbraio 2013

La campagna elettorale rende oltremodo imbarazzante l’immagine della politica. Trovare toni decenti sarebbe già  qualcosa. Almeno in questo il PD prova a distinguersi positivamente. In generale il clima è del "tutti contro tutti".

Berlusconi ha rispolverato il suo repertorio più tradizionale fatto di populismo, euroscetticismo, spettri anticomunisti, ammiccamento con la destra e fanfaluche elettoralistiche (l’ultima della restituzione dell’IMU grazie ad un accordo con la Svizzera è davvero grossa), nella speranza che un nuovo patto contro le tasse possa fare ancora presa sugli italiani. Nei sondaggi cresce.

Grillo le spara ogni giorno più grosse e anche questo sembra funzionare. Lo slogan è "tutti a casa", puntando sull’ingovernabilità, sul ritorno alle urne dopo sei mesi e, a quel punto, sul presentarsi come l’unica alternativa alla partitocrazia. Del resto, tutto gioca a suo favore e i sondaggi – dopo averlo dato in calo costante da tre mesi a questa parte – danno il Movimento 5 stelle di nuovo in crescita.

Ingroia prova a sottrargli qualche punto in nome di una coalizione di sinistra che prova a scrollarsi di dosso l’immagine tardo comunista, senza peraltro sfuggire alla logica dei partiti ad personam. Prova a far leva sull’elettorato che aveva come riferimento Di Pietro prima di finire nel tritacarne mediatico e su quel che rimane di una sinistra antagonista sempre uguale a se stessa, nella speranza di superare lo sbarramento del 4%. Bersagli preferiti sono PD e SEL.

Monti prova, senza riuscirci, a ritagliarsi uno spazio centrale nel più tradizionale schema politico. Contrariamente a quel che afferma Dellai, la proposta politica del professore non si caratterizza per uno sguardo diverso nel quadro politico, tanto meno nell’interpretare quell’istanza territorialista che in realtà appare ancora totalmente orfana. L’esito è quello di scalciare, a destra quasi fosse la figura ingombrante di Berlusconi a costituire il problema, a sinistra prendendosela con Vendola quasi rappresentasse lo spauracchio dei mercati finanziari. Le intenzioni di voto lo danno in calo, come se avesse esaurito la propria spinta propulsiva.

Uno dei sondaggi più attendibili ad un mese dalle elezioni danno il centrosinistra al 34%, l’alleanza Pdl/Lega al 28,2%, il M5S al 15,5%, Scelta Civica/Udc al 13,9%, Rivoluzione Civile al 4,7%, Fare all’1,2%. Con Berlusconi avanti in Lombardia e in Sicilia, al Senato la maggioranza del centrosinistra non ci sarebbe e dunque un’alleanza post elettorale Bersani/Monti diverrebbe obbligatoria, ovviamente non senza quegli stessi problemi di tenuta che conoscemmo con la fine del governo Prodi. Le variazioni settimanali appaiono però sensibili, molti ancora gli indecisi e tutto sembra ancora possibile.  Quel che accadrà in queste tre settimane che ci separano dal voto sarà dunque decisivo.

Un buon motivo per convincere i tanti scontenti ad esprimere un voto utile e non solo perché tornare alle urne a breve non mi pare sia una cosa particolarmente utile. La condizione per imprimere una svolta al paese è che il centrosinistra abbia la maggioranza nei due rami del Parlamento, ma questa è appunto solo la condizione di partenza per impostare un disegno alternativo al liberismo che abbiamo conosciuto in questi anni: una grande alleanza dell’economia vera contro quella finta; un progetto sul lavoro che parta dalle straordinarie unicità di questo paese; un disegno di coesione sociale fondato sulla responsabilità e sui diritti.

Nel frattempo però la necessità del cambiare lo schema della politica italiana, attraverso l’assunzione di un approccio insieme europeo e territoriale di cui vado parlando da mesi, si pone più che mai. Di questo parliamo sabato mattina nella riunione di "Politica Responsabile", nella quale decidiamo di far incontrare i percorsi dei "responsabili" visto che il martedì successivo (oggi) si svolge l’assemblea di Comunità Responsabile. Un lavoro trasversale agli attuali partiti, per aiutare la politica sul piano delle idee e delle forme del proprio agire ma anche per sostenere una politica coalizionale.

I numeri di Politica Responsabile sono i seguenti: sessanta direttori responsabili che si sono susseguiti con altrettante tesi alla direzione del sito web; più di mille interventi nel merito delle tesi presentate, tutti di un certo rilievo ovvero postati come altrettanti contributi al dibattito; per ciascuna tesi una ricca bibliografia ed una altrettanto significativa raccolta di segnalazioni editoriali, costruendo così una piccola biblioteca virtuale; i pensieri del giorno che hanno dato spazio in questi mesi ad interventi di spessore attorno all’attualità politica. Un’esperienza editoriale ed un luogo di confronto unico nel suo genere, di cui credo dobbiamo essere un pochino orgogliosi. Un luogo di circolazione delle idee: ne verrà un libro che stiamo ultimando e che raccoglie le tesi prodotte nell’arco di tre anni.

E poi ci sono i numeri di chi ha semplicemente frequentato il sito web http://www.politicaresponsabile.it/ : nel mese di gennaio 2012 i visitatori unici sono stati 1.741, 4.995 pagine lette, una percentuale di nuove visite del 63,72 ed un’utenza che va ampiamente oltre i confini del nostro territorio.

Un sito che intendiamo mettere a disposizione di questo percorso comune, l’incontro fra i direttori responsabili un programma di lavoro che vorremmo mettere in comune sia sul piano della formazione nel territorio che nella realizzazione di una "summer school" da realizzarsi nella prossima estate attorno ai temi dell’autonomia.

Che i luoghi della politica abbiano bisogno di innovazione culturale prima ancora che nelle classi dirigenti è ben rappresentato dal fatto che attorno al tavolo della riunione ci sono soprattutto persone giovani, espressione di una domanda politica che trova riscontro anche nell’individuazione di Luca Paolazzi come nuovo coordinatore del progetto.

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