
sabato, 8 maggio 2010
8 Maggio 2010
martedì, 11 maggio 2010
11 Maggio 2010Domenica 27 gennaio, giorno della memoria. Valentina Miorandi ha lanciato l’idea di disegnare con una linea bianca lungo le vie della città di Trento il perimetro del campo di Auschwitz – Birkenau. In molti rispondono e ne esce una bella iniziativa di cui ho già scritto. Potremmo essere anche molti di più, ma anni di retorica non hanno affatto aiutato a capire che dal fascismo non si esce con un semplice colpo di spugna.
Ne è la riprova Silvio Berlusconi che, partecipando non invitato ad una delle cerimonie che si svolgono per ricordare la Shoah, se ne esce con una delle sue dichiarazioni ben studiate dando voce a quella falsa coscienza popolare che vorrebbe il fascismo come un fenomeno italiano ben diverso dal nazismo e da questi trascinato nelle leggi razziali e in guerra.
Inutile ricordare come questo rappresenti un falso storico, non ha importanza che sia stato il fascismo italiano a fare scuola in Germania, in Spagna, in Croazia, in Ungheria e altrove. E poi, chi si ricorda della Risiera di San Sabba con il suo forno crematorio… Italiani brava gente? Abbiamo ben presto rimosso il colonialismo italiano (dopo averlo sostenuto a gran voce nelle piazze), l’uso dei gas nelle guerre di conquista in Africa, il sostegno e l’addestramento degli ustaša del generale Ante Pavelić, lunga mano di Hitler e Mussolini nei Balcani nell’Olocausto e nella seconda guerra mondiale … "Mussolini? Uno statista…" e chi lo afferma ci ha governati con ampio consenso per vent’anni.
Scandalizzarsi? Nei sondaggi il cavaliere cresce… Uso il resto della domenica per mettere per esteso gli appunti della lezione che ho svolto a Roma giovedì scorso e scrivo proprio di questo, di come in assenza di elaborazione il fascismo non passa, la storia ritorna con i suoi fantasmi, la responsabilità politica e morale di un intero paese non viene affrontata.
In compenso tiene banco la polemica attorno alla questione del Monte dei Paschi di Siena. Quando nel 2007 mi rivolsi ai responsabili del Festival dell’economia chiedendo loro di quale economia si stesse parlando se si ignoravano i devastanti processi di finanziarizzazione che avevano nei titoli derivati il loro manifestarsi più aggressivo, non ricevetti alcuna risposta. Poi la bolla scoppiò e la crisi divenne strutturale, ma nulla sul piano della finanza più aggressiva è cambiato. Non serviva essere esperti per capire che prima o poi il gioco si sarebbe scoperto. Solo che lo spettro del 1929 ha fatto sì che si salvassero le banche… e si lasciassero affondare le economie reali. Certo è che quel che è accaduto intorno alla più antica banca italiana è inquietante e ci racconta come occorrano nuove regole per mettere le briglia alla finanza.
Nei sondaggi il centrosinistra è in calo e guadagnano Monti, Grillo e Ingroia. Viva i partiti ad personam, abbasso la politica. La gente ama tutto quel che non impegna, che urla, che demolisce, che descrive il mondo in maniera manichea, che salva le false coscienze. Ovviamente mi auguro che Berlusconi non vinca, né condizioni il formarsi della maggioranza in uno dei due rami del Parlamento, ma dobbiamo prendere atto che l’Italia non è uscita affatto indenne da vent’anni di berlusconismo. Come sia cambiato questo paese dovrebbe essere materia di analisi e ricerca sociale, ma la politica sembra più intenta a rincorrere il consenso piuttosto che impegnarsi nella ricostruzione di un tessuto sociale uscito devastato da due decenni di individualismo.
Una serie di riunioni aprono la settimana. In agenda l’incontro del gruppo consiliare provinciale, la preparazione dell’incontro con Comunità responsabile del prossimo 5 febbraio, gli ultimi dettagli del programma della "winter school" sulle mafie (Trento, 7/9 marzo), l’incontro con gli assessori Gilmozzi e Olivi e il presidente di Trentino Sviluppo Diego Laner per dare attuazione alle novità introdotte in Finanziaria sull’animazione territoriale quale strumento di programmazione e di autocoscienza dei territori, la terza commissione legislativa.
Al Café de la Paix ci incontriamo con la presidente Itea Aida Ruffini, in pratica la padrona di casa, per un primo bilancio di un mese e mezzo di apertura di questo luogo fino a qualche mese fa in stato di abbandono ed ora rinato e davvero accogliente nel cuore della città di Trento. Parla da solo il dato delle persone che sono diventate soci del Café de la Paix: 4.200 iscrizioni. Beh, in poco più di un mese, niente male davvero.
1 Comment
Non metterei Monti, Ingroia e Grillo sullo stesso piano, o nello stesso calderone, anche se il Monti candidato sembra aver perso il suo precedente aplomb (è un essere umano anche lui, del resto).
Io voterò Ingroia, come tante persone che conosco e che amano la politica tanto quanto la amano molti militanti grillini, o montiani, o piddini, o leghisti.
Molti grillini non approvano lo stile liderista di Grillo e molti futuri elettori di Rivoluzione Civile sono insoddisfatti di come ha preso forma questa proposta politica.
Queste forme di espressione della politica non sono monolitiche.
E’ un po’ troppo semplicistico separare nettamente i candidati/elettori dei partiti “rispettabili” da quelli dei movimenti di protesta. Come se, tra l’altro, la gente non avesse mille ragioni per protestare contro un pensiero unico egemone che rappresenta una piccola minoranza privilegiata della popolazione ma gode di una visibilità e di un appoggio mediatico forse senza precedenti nella storia del mondo.
Il PD ha il suo massimo appeal tra gli ultra-sessantacinquenni (oltre il 40% di consensi), ma questo dato lo rende una scelta più ragionevole, costruttiva ed assennata delle altre?
I tempi sono quelli che sono, il comunismo non c’è più e una chiara, solida, articolata alternativa al capitalismo finanziario ancora non c’è.
Così milioni di persone hanno paura del futuro, non fiducia, non speranza. Vedono quel che non va, possono toccarlo con mano, ma vedono anche che chi cerca di proporre un futuro diverso viene stigmatizzato, demonizzato o liquidato con sufficienza.
Contemporaneamente, la democrazia mediatica ha addestrato i cittadini a riconoscersi nei leader piuttosto che nei programmi. Non è detto che la cosa sia così grave, se il leader è sinceramente, personalmente legato al programma del suo partito/movimento.
Il rischio nichilista c’è ma, a questo riguardo, le gravi ambiguità del PD su certi tempi fondamentali non sono meno pericolose degli eccessi populistici di chi si oppone allo status quo.