
lunedì, 7 gennaio 2013
7 Gennaio 2013
giovedì, 10 gennaio 2013
10 Gennaio 2013C’è un forte malumore nel PD del Trentino sulla composizione delle liste dei candidati per la Camera (partita ormai chiusa) e dei collegi uninominali per il Senato (ancora aperta). Agli effetti di una legge insopportabile (il porcellum) che pure il Parlamento uscente non ha voluto modificare (e che affida alle segreterie nazionali dei partiti la designazione e l’ordine in lista dei candidati), si aggiungono quelli di una politica che fatica a guardare oltre e troppo condizionata dal peso dei destini personali.
L’imposizione di candidature nazionali ha come effetto collaterale quello di condizionare l’esito stesso delle primarie che pure rappresentano una sorta di compensazione rispetto all’impossibilità dell’elettore di esprimere una propria preferenza. Tutto ciò si riverbera anche sul piano della presenza femminile nelle posizioni "eleggibili". Non diversamente avviene per le candidature al Senato, dove l’ingerenza romana combinata con la necessità (condivisibile ma anche avversata) di non compromettere il quadro politico della nostra autonomia (prevedendo nei tre seggi disponibili una candidatura dell’UpT e una del Patt), fa sì che il territorio sia una pura e semplice comparsa. L’imposizione romana avrebbe poi l’effetto di presidiare il seggio di Trento, lasciando il basso Trentino (dove pure il PD esprime un consenso tutt’altro che marginale) senza alcuna rappresentanza. A tutto questo si aggiunga l’effetto di penalizzazione della rappresentazione democratica del Trentino rispetto a quella del Sud Tirolo, che pur esprimendo un numero di voti assoluti ed in percentuale triplo rispetto a quelli ottenuti dal PD in Alto Adige alla fine rischia di esprimere un solo parlamentare nella figura del suo segretario…
Ce n’è abbastanza per dire che la partita è stata gestita male e non so proprio cosa accadrà nell’assemblea del PD del Trentino convocata questa sera (giovedì). Il nodo di fondo non credo sia però ascrivibile ad uno specifico di questi fattori, quanto al fatto che non è sembrata chiara la via maestra, che a mio avviso avrebbe dovuto essere la rappresentazione politica della nostra autonomia a Roma. Non dunque l’occupazione di posizioni di partito (o individuali), ma un investimento verso l’anomalia politica di questa terra, la salvaguardia del nostro territorio e il suo autogoverno. Questo a cominciare con il considerare la figura che per quattordici anni ha rappresentato la navigazione solitaria del centrosinistra autonomista in un arco alpino dominato dal centrodestra leghista, l’ex presidente Lorenzo Dellai, come un patrimonio del Trentino, di cui avrebbe dovuto farsi carico in primis il partito di maggioranza relativa che oggi si candida alla guida del paese. Nella stessa direzione si sarebbe dovuti procedere anche nel lavoro di individuazione delle candidature per il Parlamento, occasione per valorizzare il patrimonio di questa terra e invece ridottasi ad una "primaria" tutta rivolta alle dinamiche interne.
Apro qui una parentesi. Questa considerazione potrebbe venir estesa anche rispetto all’assenza di una visione politica regionale, dove da tempo si dovrebbe porre il tema di una relazione con l’esperienza politica dei Grünen del Sud Tirolo. Di fronte alla sofferenza politica dei Grünen in rapporto al quadro politico nazionale, a Bolzano si preferisce coltivarsi il proprio orticello per evitare di mettere in discussione l’attuale rendita di posizione. Io non credo che il rapporto di coalizione con la SVP pregiudichi in alcun modo l’opportunità di costruire in quella terra un laboratorio politico originale rispetto al quadro nazionale. E’ forse chiedere troppo?
Ritornando al Trentino, se questa via maestra non è stata percorsa le ragioni sono probabilmente molteplici, ma ce n’è una più rilevante delle altre: la narrazione di questi quindici anni di anomalia politica trentina non è condivisa e la sperimentazione politica che si è conclusa con l’approssimarsi della fine di questa legislatura non viene considerata un patrimonio che il PD del Trentino intende rivendicare. Personalmente ritengo sia proprio questo è il nodo di fondo, che poi è continuato ad emergere in questi anni sotto il "titolo" di discontinuità, di autosufficienza, di anti-dellaismo e, più in generale, in un rumore sordo fatto di una strisciante opposizione verso la giunta di cui detenevamo (e deteniamo) la maggioranza. Ben rappresentata da chi descrive il Trentino come una terra sovietizzata dall’ingombrante presenza pubblica, che poi altro non è che il senso stesso della nostra autonomia.
Ne ho parlato più volte e ci sono ritornato nell’intervista di inizio anno sul Corriere del Trentino. E’ questo un nodo politico di fondo che va affrontato sul piano congressuale ben prima delle elezioni provinciali di autunno.
5 Comments
Ciao Michele, la domanda che mi sorge è questa: il basso Trentino esprimerà ancora un forte consenso al Pd in presenza di un candidato presumo Upt o preferirà un voto “disgiunto” tra Camera e Senato magari in presenza di un candidato Sel al Senato??
Grazie per i tuoi puntuali scritti che mi accompagnano e mi aiutano a capire.
Roberto Forrer
“chi descrive il Trentino come una terra sovietizzata dall’ingombrante presenza pubblica” non può essere liquidato come irrilevante o troppo fazioso per essere preso sul serio.
Il fatto che certe critiche provengano da ambienti che prediligono istanze neoliberiste/privatiste non rende meno reale e meno pressante questo problema.
Non vedo come si possa negare che proprio l’ipertrofia del potere pubblico ha impedito la crescita di una società civile matura, allo stesso modo in cui i grandi alberi diradano il sottobosco.
Questo stesso discorso vale per l’Alto Adige.
Il potere non dev’essere concentrato né in mani pubbliche, né in mani private. La democrazia è un progetto di decentramento e separazione dei poteri ad ogni livello e l’autonomia è il suo necessario corollario.
Entrambe vanno coltivate quotidianamente: non sono un dato acquisito una volta per tutte.
Ogni tanto sono d’accordo con te, Stefano: la democrazia e l’autonomia non sono un dato acquisito una volta per tutte e vanno coltivate quotidianamente. C’è un unico problema: il prendersi cura non signifca demolizione, piuttosto severità, rigore nella criticità, disponibilità al cambiamento.
Vorrei rispondere anche a Roberto, ma in realtà non so dire quale sarà l’atteggiamento dell’elettorato di sinistra di fronte a delle candidature nelle quali si fa fatica a riconoscersi. Già abbiamo visto nelle precedenti elezioni politiche che l’imposizione di candidati inguardabili ha determinato una netta sconfitta. Al tempo stesso vorrei che prevalesse lo sguardo politico, pensando al cambio che può venire in Parlamento e alla conferma di un quadro di centrosinistra autonomista nel prossimo autunno. Non credo peraltro che Sel presenterà proprie candidature nei collegi senatoriali del Trentino.
In cuor mio, spero che arrivi presto il 25 febbraio e che dopo – sperando di non aver fatto troppi danni – si inizi a gettare le basi per quel diverso schema di gioco di cui vado parlando da tempo.
Mi fa piacere che quello che scrivo in questo luogo virtale possa aiutare il tuo cammino. Un abbraccio.
Molto bella la nuova veste grafica!