
sabato, 18 giugno 2011
18 Giugno 2011
venerdì, 24 giugno 2011
24 Giugno 2011Le riunioni del Consiglio regionale in genere non sono occasioni di confronto vero. Potremmo dire che esiste, è previsto dalla Costituzione italiana, rappresenta uno dei tasselli ineludibili del nostro sistema autonomistico… ma rappresenta una realtà residuale, che nelle attuali forme andrebbe superato. Devo però dire che l’incontro congiunto delle due commissioni legislative provinciali che si riuniscono a Bolzano mercoledì pomeriggio cattura invece la mia attenzione.
In discussione c’è il rapporto annuale di PensPlan relativo al 2010. PensPlan è il progetto della Regione Trentino Alto Adige/Südtirol per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare a carattere locale. Con la Legge Regionale n.3 del 1997 la Regione Trentino Alto Adige Sud Tirol ha messo a disposizione un fondo di 258 milioni di euro per avviare un progetto che ora vanta più di 160 mila aderenti ed un utile nel 2010 di oltre 9 milioni di euro.
Tutto bene quindi? La relazione tratta tutti gli aspetti che descrivono il ritorno dell’investimento finanziario ma non come sono stati realizzati. E indica le varie linee di investimento di cui i clienti possono avvalersi: dinamica, bilanciata, prudente etica, garantita… Dietro ciascuna di queste parole ci stanno scelte finanziarie che spaziano attraverso una diversificazione di investimenti, quelli più tranquilli e quelli più hard.
Come è ovvio chi ti affida il proprio fondo pensione ti chiede che gli sia garantita una rendita, più questa ti promette tassi elevati più ha a che fare con processi speculativi che non si fermano davanti a nulla, più è a rischio. La scelta di PensPlan (e dunque della Regione) è stata quella di muoversi attraverso una forte diversificazione dei titoli investiti.
Il professor Gottfried Tappeiner, Presidente di PensPlan, è persona affabile e non si sottrae alle numerose domande. Le domande di larga parte dei consiglieri presenti si rivolge alla sicurezza degli investimenti e alla loro redditività, due cose ovviamente contraddittorie, considerato che sicurezza e redditività sono inversamente proporzionali. Se leggiamo il rapporto e non scaviamo dentro i numeri, la legge regionale sulla previdenza integrativa ha dato esiti positivi. Ma siamo sicuri che i numeri descrivano la qualità degli investimenti?
Proviamo quindi a mettere in campo qualche altro interrogativo. Possibile avere un quadro degli investimenti in tempo reale? Se PensPlan ha avuto un utile significativo nel corso dell’ultimo anno, questo sarà il prodotto di investimenti che si sono rivelati vantaggiosi e di altri nei quali si è andati in rosso. Quali? Chi decide sul carattere etico degli investimenti? Che senso ha affidarsi ad una società esterna per la scelta dei titoli sui quali investire? Come ci si regola in un mercato finanziario dominato dai titoli derivati? Ci sono derivati nel giardinetto di PensPlan? Perché non sviluppare la promozione di prodotti finanziari etici? Perché non investire sul territorio?
L’opzione territoriale, forse più ancora della "finanza etica", credo possa rappresentare una strada interessante di fronte alla finanziarizzazione dell’economia. Quella cioè di rafforzare l’economia reale rispetto all’economia di plastica. Quella di investire sulla conoscenza e sull’unicità dei territori.
Immaginare che i sistemi finanziari trentino e sudtirolese possano trovare sponda in una sperimentazione regionale che assuma questo indirizzo, non sarebbe cosa da nulla. Nei prossimi giorni presenterò una mozione affinché l’indirizzo della Regione su PensPlan vada in questa direzione.