
giovedì, 26 maggio 2011
26 Maggio 2011
lunedì, 30 maggio 2011
30 Maggio 2011La conferenza programmatica del PD del Trentino era stata annunciata come una kermesse di tutto rilievo. Poi, mano a mano che ci si avvicinava all’appuntamento, l’evento è stato ridimensionato fin quasi ad essere messo in discussione. Schiacciato fra mille eventi, a pochi giorni dall’avvio del festival dell’economia, a ridosso della campagna referendaria, appariva in effetti piuttosto improbabile che il partito trovasse la concentrazione necessaria all’avvio di una discussione di merito nell’obiettivo di segnare la seconda fase della legislatura e di porre le basi per un progetto rivolto al Trentino del dopo Dellai. Poi l’idea di pensare ad una conferenza in itinere, un percorso aperto nel partito e nella coalizione.
Una buona idea e l’esito dell’incontro di oggi va anche oltre le mie aspettative. All’Hotel Adige di Mattarello ci troviamo in tanti, nonostante la bella giornata, segno di vitalità e di voglia di discutere. Un altro sguardo mi dice che i giovani sono pochini, che le sensibilità e i mondi della mondialità e della nonviolenza qui non ci sono.
La relazione di Michele Nicoletti viene accolta dai presenti con un lungo applauso. Certamente di alto profilo e ben strutturata, rivendica il ruolo del PD in questa terra, indica un tracciato che ci dovrebbe portare al passaggio di testimone alla presidenza della Provincia, sul piano dell’innovazione delle idee e sul metodo delle primarie. Ciò nonostante devo dire che nell’approccio proposto un po’ fatico a riconoscermi. Non trovo lo scarto di cultura che i nodi cruciali di questo tempo richiederebbero. L’orizzonte è la Costituzione, il paradigma quello dello sviluppo. Sorvola questioni cruciali come quello del limite, non dialoga con il Mediterraneo e quel che ne viene, non un pensiero circa il fatto che questo nostro paese è di nuovo in guerra. I temi referendari sono appena sfiorati e non ci si interroga sul ritardo culturale con cui il PD sul piano nazionale sta affrontando questa scadenza. Da ultimo, la sperimentazione politica sembra affare d’altri.
Nel gruppo di lavoro sui temi ambientali provo ad evidenziare uno di questi nodi, quello attorno alla cultura del limite. Se le risorse della nostra autonomia sono legate all’andamento del Pil locale, per garantire gli attuali livelli di welfare è necessario crescere. Oggettivamente non è facile uscire da questa contraddizione. Che abbiamo incontrato in continuazione sul nostro cammino, anche in questa prima parte della legislatura. Penso alle acciaierie di Borgo Valsugana o alla stessa legge sugli incentivi alle imprese, dove il rapporto con le vocazioni del territorio è piuttosto labile. Penso all’approccio verso l’agricoltura o al turismo, con quel che ne viene in termini di sostenibilità. Abbiamo provato ad uscirvi introducendo il tema della qualità, dunque del valore aggiunto o dell’unicità delle produzioni del territorio, come nel ridisegnare il ruolo della pubblica amministrazione, sintetizzato nello slogan "fare meglio con meno".
Tema questo ripreso in mattinata anche dal vicepresidente Pacher e che nel gruppo di lavoro cerchiamo di sviluppare attorno all’idea di nuovi indicatori della qualità del vivere. Ma ho come l’impressione che il salto di paradigma sia ancora tutto da compiere, come fossimo in mezzo al guado. Finiamo i lavori del gruppo di lavoro e la mia è una percezione strana, non so se essere deluso per il ritardo che colgo o soddisfatto perché almeno se ne discute. Che se ne parli in maniera aperta, che le contraddizioni possano essere virtuose, è il minimo ma nemmeno proprio scontato.
Occorrerebbe però da parte della politica una ben diversa prontezza di riflessi. Verso i messaggi che questo tempo ci invia, dal mondo arabo come dalla Spagna. E forse anche dall’esito delle elezioni in questo paese. Nel quale il centrodestra è in frantumi, ma il centrosinistra non è certo in ottima salute.
1 Comment
caro Michele,le tue note critiche possono essere così commentate:
aspettiamo gli indignados.
Chi oggi in Parlamento boccia le proposte di abolizione dei vitalizi (vedi deputati PD) è destinato ad essere travolto in breve tempo.
A proposito di senso del limite: leggo al punto 5 del documento della commissione ambiente che “Di fronte all’evidenza che il consumo del territorio non può essere spinto molto oltre i limiti che si sono già raggiunti…è necessario contenere fortemente lo sviluppo urbanistico..”.E l’area ex Michelin? la decrescita,con il corollario delle demolizioni degli edifici inutili,è l’eredità che lasceremo alle future generazioni.
Voce federalismo: quando verrà sciolto il nodo gordiano federazione/confederazione rimasto statutariamente inevaso? Parlare di primarie coalizionali senza quel passaggio suona velleitario.
Dove è finita la tanto decantata specificità trentina?
Il bagaglio teorico del centrosinistra autonomista trentino si fa sempre più leggero.