
lunedì, 23 maggio 2011
23 Maggio 2011
giovedì, 26 maggio 2011
26 Maggio 2011Inizia una nuova tornata di Consiglio Provinciale, una lunga serie di interrogazioni e di mozioni che occuperanno le prime due giornate, per poi avviare la discussione sul punto più importante dell’ordine del giorno, ovvero il Disegno di legge di riforma della protezione civile. In questa prima giornata nulla su cui debba intervenire e allora ne approfitto per incontrare persone a lato dei lavori consiliari.
L’incontro più interessante è quello con i registi Soheila Javaheri e Razi Mohebi, rispettivamente di origine iraniana e afghana. Con altre persone hanno da poco fondato un’associazione che hanno chiamato "Afghanistan 2014", riferendosi al fatto che in quella data le forze armate occidentali se ne dovrebbero andare e – almeno negli auspici – aprirsi una nuova stagione per questo paese in guerra ormai ininterrottamente dal 1979.
Mi parlano di un paese senza memoria, dove l’esilio ha cancellato le tracce di una storia unitaria, dove lo stato di diritto non ha cittadinanza. Investono le loro speranze nel 2014, ma sono al tempo stesso consapevoli che in assenza di una narrazione minimamente condivisa anche quella data rientrerà nello schema precedente e la diaspora non avrà mai fine.
Vorrebbero partire dalla Campana della Pace di Rovereto per un lungo viaggio nei luoghi simbolici dell’Europa e del loro esilio, incontrando donne e uomini di pensiero, artisti, intellettuali, esponenti politici… per ricostruire un disegno condiviso in vista del 2014.
Propongo loro una sorta di "manifesto" che possa raccogliere, a partire dalle tante nazionalità presenti in Afghanistan, la pluralità di memorie e di narrazioni, per un nuovo rinascimento del loro paese, stavolta fuori dall’egemonia di qualcuno. Qualcuno in passato ci aveva provato, rimanendovi schiacciato. E Trento, a partire dalla sua tradizione autonomistica, potrebbe rappresentare la culla di questo disegno di rinascita. Un po’ come è avvenuto per la Carta di Trento sull’autonomia tibetana. Rimaniamo d’accordo che proviamo ad articolare questa idea in una proposta di lavoro.
Le agenzie battono la notizia che, nonostante le proteste, il decreto omnibus che annulla il ritorno al nucleare dell’Italia (in realtà l’espediente per evitare il referendum) è stato approvato con 313 voti favorevoli dalla Camera dei Deputati. Ora toccherà al Presidente della Repubblica e di seguito alla Cassazione esprimersi sulla legittimità del provvedimento e sull’annullamento del referendum relativo alle centrali.
Vorrei andare all’incontro di Amnesty International che celebra i suoi primi cinquant’anni. Ma i numeri mi tengono bloccato in Consiglio fino a quasi le 19.00. Di lì a poco mi trovo con Mirco Elena, questa sera siamo di nuovo insieme a Folgaria per parlare di nucleare e di acqua come bene comune. Nel cinema teatro Paradiso, nome che evoca atmosfere felliniane, ci sono all’inizio della serata un’ottantina di persone. Quando finiamo intorno alle 23.00 sono ancora tutti in sala, lì a seguire con attenzione quel che diciamo nelle nostre relazioni, le risposte alle domande che il pubblico ci rivolge e, infine, le emozionanti parole di una ragazza canadese di 13 anni, Severn Suzuki, che pronunciò in una sessione delle Nazioni Unite quindici anni fa come monito ai potenti sul futuro di questo pianeta.
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