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sabato, 21 maggio 2011

Alle otto del mattino ci si raduna in piazza del Duomo a Trento per la camminata per la pace promossa dal Consorzio trentino dei Comuni, dalla Fondazione Opera Campana dei Caduti e dal Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. La meta da raggiungere, il Colle di Miravalle sopra Rovereto, dista circa trenta chilometri.

Il significato di questa camminata sta nel riflettere insieme sui temi della pace non solo dove scorre il sangue, ma anche nella nostra quotidianità, nella gestione dei conflitti che pervadono le nostre comunità, nei consigli comunali e fin dentro le nostre case. La pace come conquista continua, come modo di essere e di gestire i conflitti.

Trenta chilometri a piedi sono una distanza considerevole, arrivare in cima al Colle entro le due pomeridiane presuppone una tabella di marcia piuttosto intensa, il ritmo è impegnativo, specie per chi come me è un po’ giù di allenamento. La giornata è splendida e dopo un po’ anche il caldo si fa sentire. Camminiamo lungo la ciclabile ed è l’occasione per scambiare con alcuni dei presenti qualche considerazione sui temi della pace e non solo.

Gli amministratori locali presenti sono una settantina, non moltissimi ma un numero non indifferente se consideriamo la fatica della marcia. Diversi i sindaci, in primis quello di Trento… ma poi anche gli amministratori di Ala, Dro, Isera, Lasino, Lisignago, Mezzolombardo, Mori, Rovereto, Transacqua, Trento, Varena… solo per ricordare quelli che conosco. Pochi invece gli esponenti del mondo della pace, a testimoniare una distanza che ha portato il pacifismo all’isolamento e all’autoreferenzialità. Una distanza che come Forum vorremmo saper colmare.

Che i partecipanti s’interroghino su come interpretare il tema della pace nelle loro scelte amministrative mi sembra davvero questione non banale. Così nel mio intervento prima dei cento rintocchi di Maria Dolens sottolineo proprio come oggi la pace debba essere declinata nel concetto di sobrietà, nell’uso delle risorse come nei comportamenti, nella capacità di ascolto come nei toni che usiamo quando entriamo in conflitto con chi la pensa diversamente.

Come già nel 1961 Aldo Capitini propose di uscire dal concetto di deterrenza che stava riempiendo gli arsenali di tutto il mondo – "se vuoi la pace prepara la pace" disse l’ideatore della marcia Perugia Assisi – così oggi l’impegno per la pace non può essere disgiunto da quello relativo al limite delle risorse e dunque della giustizia, dei diritti umani, della sostenibilità. Non so quanti sapranno raccogliere davvero questo messaggio, la responsabilità del farsi carico invece che l’aggressività del "non nel mio giardino".

Nonostante l’ausilio per un breve tratto (da Nomi al Mart di Rovereto) del pulmann che ci segue, il concetto di limite ci riguarda in prima persona, arrivare al colle di Miravalle non è stata un’impresa facile, anche per chi è più allenato di me. Ma in questa piccola fatica c’è il senso della camminata, perché farsi carico può essere, anzi lo è molto spesso, faticoso e doloroso. Il dolore e la bellezza del compromettersi, la fatica del cercare soluzioni condivise, del dialogo anche quando questo sembra impossibile. Il contrario di quel di cui siamo circondati: il sopruso, la violenza, la politica e l’informazione gridata ma anche il manicheismo, il fare di tutta l’erba un fascio, il rancore, l’aggressività.

Ora però i muscoli delle gambe sono duri come il legno e la fatica si fa sentire. Un temporale passeggero ci accompagna verso casa, in questo bel giorno di primavera, in attesa che la primavera del Mediterraneo arrivi fin qui. Il nostro paese, per il momento, sta bombardando un paese che fino a ieri era considerato partner d’affari e una costituzione che viene disinvoltamente calpestata.

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