stand ferrari al Vinitaly 2011
venerdì, 8 aprile 2011
8 Aprile 2011
Sardegna
giovedì, 14 aprile 2011
14 Aprile 2011
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lunedì, 11 aprile 2011

Nel fine settimana non riesco a staccare la spina. Un po’ per il lavoro arretrato, un po’ perché sia sabato che domenica ci sono impegni.

Sabato pomeriggio un gruppo di persone del movimento dei Focolari mi chiede di parlare dell’emergenza profughi e di quanto sta accadendo nel Mediterraneo. Ci vediamo a Cognola, nei pressi di Trento. E propongo loro una chiave di lettura degli avvenimenti che prova a sganciarsi dall’emergenza. Racconto del percorso del forum sulla Cittadinanza Euromediterranea, tocco le corde del dialogo ecumenico come un modo diverso di pensare il confronto fra le culture religiose che nella storia si sono confrontate fra le diverse sponde del nostro comune mare, parlo della straordinaria ricchezza di saperi che hanno segnato l’identità europea, parlo della primavera dei Gelsomini e di quel che rappresenta nella possibilità di aprire una pagina originale nella regione.

I presenti s’interrogano sulla questione profughi, mettendosi a disposizione per tutto quel che può servire, come persone e come associazioni, ma anche nel costruire dialogo e conoscenza laddove invece prevale la paura. Perché questo è il tratto che segna il possibile arrivo di qualche centinaio (qualche decina, per il momento) di profughi, alimentata da una stampa che sbatte in prima pagina un’emergenza che non c’è, utilizzata ad arte per alimentare incertezza e preoccupazione nelle comunità dove ci sono le strutture per l’accoglienza (in Trentino della Protezione civile). Don Caldera, presente all’incontro, sostiene proprio che l’emergenza è stata creata ad arte, tant’è vero che la Caritas a livello nazionale  ha messo a disposizione oltre tremila alloggi per i profughi, offerta di alloggi che è stata rifiutata.

Occorre in ogni caso parlare alle persone, affrontare la paura, ascoltare il dolore di chi oggi guarda con preoccupazione al futuro. Condizione ineludibile per proporre una diversa narrazione.  Vedo le persone soddisfatte dell’incontro, qualcuno mi chiede se sono disponibile a parlarne in altre sedi.

Domenica mattina sono invece al Teatro Portland di Piedicastello dove viene presentata l’anteprima dello spettacolo teatrale della compagnia Arditodesìo dedicato ad Emilio Lussu e al suo "Un anno sull’altipiano". Racconta della tragedia di migliaia di giovani mandati a morire in una carneficina senza senso durante la prima guerra mondiale. Intorno a questa iniziativa ha preso il via un’interessante sinergia che coinvolge la comunità sarda in Trentino, i Comuni dell’Altipiano e il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani.  Lo spettacolo è un monologo di Andrea Brunello che ti avvolge nella storia di una guerra fatta di alcol e di follia, militarismo e ufficiali capricciosi. E ti sembra di essere lì, in una trincea piuttosto che in una sala teatrale. Un modo diverso per parlare del centocinquantenario dell’unità d’Italia.

Mentre assisto allo spettacolo penso a come il teatro possa aiutare nel processo di comprensione e di elaborazione della guerra: ne parlerò il giorno seguente con Giuseppe Ferrandi, pensando al Forte di Cadine come ad un luogo dove l’elaborazione del conflitto potrebbe trovare lo spazio necessario, tanto sul piano del racconto quanto della sperimentazione teatrale.

Quando torno a casa, passo il pomeriggio a scrivere di questo, di una cornice di avvenimenti che vorrei racchiudere nel titolo "oltre le nazioni" per descrivere così questo intreccio di iniziative fra l’altipiano, il Trentino, la Sardegna e il Mediterraneo. E poi dello sconcerto per quel che ho visto venerdì scorso a Verona al Vinitaly. Il tema verrà ripreso dai quotidiani locali nei giorni successivi proprio descrivendo la crisi del settore vista dall’interno, dalle voci degli operatori con i quali io stesso avevo parlato e che mi avevano manifestato il loro stato d’animo. E’ bene che se ne parli, perché la crisi del settore si supera solo attivando le qualità della nostra terra, non muovendo molti denari e poco pensiero.

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