
giovedì, 31 marzo 2011
31 Marzo 2011
lunedì, 4 aprile 2011
4 Aprile 2011Quello che accade nei paesi arabi in queste settimane è di straordinaria importanza, ne abbiamo parlato più volte in questo blog. Ogni paese è una storia a parte, ma si colgono i tratti comuni, come un vento irresistibile che cerca di spazzare via l’infelicità di cui parlava Samir Kassir, uno dei principali protagonisti della primavera di Beirut, prima che un attentato nel 2005 gli togliesse la vita. Ma le sue parole riecheggiano in questi mesi, come se il suo testamento politico – "L’infelicità araba" (Einaudi, 2006) – restituisse la parola.
Un vento di primavera, un risorgimento arabo i cui tratti sono la nonviolenza, la laicità, la cultura, la comunicazione elettronica. Chi prova a fermarlo sono i regimi, sono i paesi occidentali in cerca di aree d’influenza (e di petrolio), sono i fondamentalismi. E’ il Novecento, che cerca di far rientrare nei ranghi una storia inedita. Quel che avviene in Libia, che pure non riesce a fermare la primavera. Di questo parliamo nella riunione dell’associazione Mezzaluna fertile del Mediterraneo. Ci troviamo a Lasino con Ali Rashid e fra noi c’è una sintonia molto forte. E’ questa chiave di lettura degli avvenimenti, è la curiosità verso questa nuova stagione, è il cambio di paradigma che rappresenta… a rendere oltremodo interessante quel che ci proponiamo di essere e di fare. Perché questa associazione è nata con l’appello apparso nel gennaio 2009 su "il Manifesto" a firma di Ali Rashid e Moni Ovadia durante l’assedio di Gaza. Un appello che parlava della necessità di darsi una diversa prospettiva rispetto a quella dei "due popoli per due stati".
Mezzaluna fertile è la "fertile crescent" come gli arabi chiamano quella regione. Non uno stato, ma una regione divisa all’inizio del secolo scorso dalle potenze coloniali in tanti stati governati da piccole oligarchie al servizio delle potenze coloniali. Fertile perché sia sotto il profilo della natura di queste terre, sia sotto quello della storia e della cultura che quella regione ha rappresentato nel suo essere la culla della civiltà Mediterranea. E, appunto "del Mediterraneo", perché la prospettiva alla quale guardare per una soluzione pacifica dei conflitti è proprio quella sovranazionale, nel superamento di quello scontro fra oriente e occidente che ancora suscita fantasmi.
Serve uno scarto di pensiero. E’ proprio l’incapacità di leggere il tempo che alimenta l’intervento armato come se questa fosse l’unica soluzione possibile. Ed è la militarizzazione del conflitto che rischia di congelare il risveglio della cultura e del protagonismo di milioni di giovani.
Qui non c’è da schierarsi, qui occorre saper ascoltare, costruire ponti, aiutare una nuova generazione che ne ha piene le tasche delle gabbie ideologiche a prendere il destino nelle proprie mani. Ali mi propone di farlo andando per qualche giorno con lui al Cairo, a metà aprile. E’ lo stesso messaggio che ci viene dai giovani di Gaza, un appello che inizia con queste parole «Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo Onu. Vaffanculo Unrwa. Vaffanculo Usa! Noi, i giovani di Gaza, siamo stufi di Israele, di Hamas, dell’occupazione, delle violazioni dei diritti umani e dell’indifferenza della comunità internazionale!». Che esprime molto di più dell’evidente insofferenza e stanchezza verso un conflitto che ruba loro la vita.
Nemmeno le manifestazioni servono, se manca questa capacità di indicare un terreno diverso. Vorremmo provare a dare una risposta in dialogo con chi in questi giorni dice no alla guerra e anche con chi dice che bisognava comunque evitare il massacro.
Ci proponiamo di invitare in Italia Elias Khuri, il presidente della Samir Kassir Fundation, per un giro di incontri di presentazione dell’associazione e per parlare della "Primavera dei gelsomini". In Trentino, nell’ambito dell’iniziativa del Forum per la pace e i diritti umani sulla Cittadinanza Euromediterranea. In Italia in un giro di conferenze per coinvolgere le migliaia di persone che due anni fa firmarono l’appello Ovadia – Rashid. Non ci si vuole sovrapporre ad altre realtà di volontariato presenti sul territorio, semmai essere da stimolo culturale perché sul piano nazionale nasca una rete capace di essere per la pace e il futuro in un modo diverso da quello fin qui conosciuto.
Nelle stesse ore si svolge l’iniziativa "Argentario Day", duecentocinquanta persone al lavoro per rinsaldare legami di comunità e dare il proprio contributo per fare bello il proprio territorio. Una scommessa proposta dal presidente della Circoscrizione dell’Argentario Armando Stefani e che potrebbe fare scuola nel rapporto fra i cittadini, la pubblica amministrazione e il territorio. Il messaggio è forte e chiaro: di fronte alle difficoltà della finanza locale, tutti si possono rimboccare le maniche. E non solo in senso lato, come ci racconta Armando nella home page. Qualche buona idea e un po’ di fantasia: anche così si costruisce una politica responsabile.