La rimozione delle coperture in eternit
mercoledì, 30 marzo 2011
30 Marzo 2011
gelsomini
sabato, 2 aprile 2011
2 Aprile 2011
La rimozione delle coperture in eternit
mercoledì, 30 marzo 2011
30 Marzo 2011
gelsomini
sabato, 2 aprile 2011
2 Aprile 2011

giovedì, 31 marzo 2011

Esodo biblico. Hanno definito così, per creare ovunque un clima di paura, l’arrivo di qualche migliaio di profughi a Lampedusa. Lasciandoli marcire sulla banchina del porto per dieci giorni, creando ad arte una situazione insostenibile, alimentando il panico fra la gente. E poi arriva lui, il salvatore della patria, prima dai comunisti, poi dai rifiuti, ora dagli immigrati. E con il suo fare da personaggio da operetta comincia ad esibire il suo linguaggio, fatto di casinò o di come lui s’immagina Lampedusa, un porto franco (dove non si pagano tasse e si mettono al sicuro i denari dalle intrusioni della Guardia di Finanza), i campi da golf, i colori di Portofino. E poi il colpo da teatro, "sono anch’io un Lampedusano", la villa acquistata nottetempo su internet. Poco importa se poi, dopo aver scoperto che gli aerei che partono e atterrano sull’isola ci passano sopra, ci ripensa. Il problema è che quel linguaggio piace alla gente che lo sta ad ascoltare e ad una parte consistente degli italiani, diventati un po’ così grazie ad anni di sottocultura televisiva e di demolizione sistematica delle istituzioni e dei corpi intermedi. Difficile costruire ponti di dialogo in una società ridotta così e ciò non può che preoccuparci.

L’esodo biblico in Trentino si traduce per ora in 25 profughi, se le cose andranno alla peggio (nel senso se ci saranno centomila sbarchi) ne avremo 450. Ovvero due profughi per ogni comune, donne e bambini compresi. E’ questa l’emergenza?

Se ne parla nella tre giorni promossa dall’Assessorato alla solidarietà internazionale e l’immigrazione della Provincia Autonoma di Trento "Il mondo in casa", un confronto su "emigrazione e media" quanto mai attuale visto che non poca parte della responsabilità per l’allarmismo viene dai mezzi di comunicazione ormai abituati a gestire ogni cosa nel nome dell’emergenza e della paura.

Di questo "stare sul pezzo" parla il primo dei relatori, Riccardo Staglianò giornalista di Repubblica. Esordisce grosso modo così: "Non sapete ciò che avete nel vivere in un posto civile come il Trentino", dove la politica e l’amministrazione dicono cose sull’immigrazione altrove inimmaginabili. Questo essere "visti da fuori" ci racconta di un Trentino che talvolta i trentini faticano a cogliere, quasi dando per scontato che debba essere così. Questo, ovviamente, non significa rinunciare ad essere esigenti o critici, quando le cose non vanno come dovrebbero. Ma avendo chiaro che ciò che abbiamo non è dato una volta per tutte, va coltivato invece. Perché anche qui, nei bar come nei centri commerciali, cresce il mostro. Non ha le corna, l’imbarbarimento veste i panni della normalità. In primo luogo dell’immaginario berlusconiano: le macchinette mangiasoldi che creano dipendenza, le ragazzine che si prostituiscono per entrare nel giro giusto, il consumismo più idiota che invade le case della gente più povera, l’incapacità di gestire i conflitti e la litigiosità, il rancore verso "i sapienti" (come è stato detto qualche giorno fa a Marco, dove ci sono le strutture di accoglienza della protezione civile trentina), i pregiudizi e le paure.

Una risposta a tutto questo è il racconto. Che presuppone capacità di osservare, conoscenza, studio, creatività. Che queste parole vengano dai giornalisti invitati al Convegno è importante: quante volte mi sono trovato di fronte ad operatori dell’informazione che ti chiedono "dov’è la notizia", intendendo il sangue.

A proposito di conoscenza, un altro dei giornalisti presenti (Luciano Scalettari di Famiglia Cristiana) racconta di quando, in un recente viaggio in Marocco, si è trovato nei pressi del confine fra quel paese e il territorio di Seuta (Ceuta) enclave spagnola in terra africana, segnata da una corposa barriera di filo spinato. Lui pensa per tenere fuori i maghrebini, chiaro. E del suo stupore  nel venire a sapere che l’emigrazione clandestina oggi avviene dalla Spagna verso il Marocco e non viceversa.

Devo dire che rimango positivamente colpito dal fatto che i relatori denuncino l’approccio emergenziale come causa di un’informazione superficiale, gridata, autoritaria. Fra i relatori c’è anche Vittorio Cristelli. E l’occasione per scambiare qualche parola con un vecchio amico con il quale ci si vede ormai raramente.

Nel primo pomeriggio sono al Forum, dove m’incontro con i nostri collaboratori. Ed è come se la discussione del mattino continuasse, perché di immigrazione parliamo, di come ci si vergogni per lo spettacolo che il premier ha dato a Lampedusa e di come questa nostra stessa comunità reagisca con fastidio di fronte ad un problema che poi in buona sostanza non c’è. A proposito di "racconto", decidiamo fra l’altro di organizzare una giornata di approfondimento su quel che accade nel Mediterraneo e nel mondo arabo, il titolo sarà "Primavere".

Finisco al Forum che è ormai pomeriggio inoltrato. Prima un salto al Gruppo, un’occhiata ai giornali (vedo con piacere l’intervista a Pacher a sostegno della nostra proposta di legge sulla questione amianto), qualche telefonata. Poi un salto al partito per un incontro sulla viabilità della Valsugana, anche se purtroppo questa cosa si sovrappone all’impegno successivo, il gruppo di lavoro con il quale stiamo elaborando un disegno di legge sul software libero. Il tema è particolarmente interessante ma ho la sensazione, fra queste persone che maneggiano con disinvoltura la materia, di sentirmi particolarmente inadeguato. Il tema è delicatissimo, ad ogni articolo si aprono quesiti e nodi di fondo che investono in buona sostanza la proprietà della conoscenza e i diritti digitali del cittadino. Ed in questo il confronto fra la diversità dei nostri sguardi mi sembra importante e fecondo. Sono proprio curioso di vedere se saremo in grado di far arrivare in porto anche questa legge, nonostante le resistenze di una politica refrattaria ma ancor di più di un apparato conservatore. Eppure come Provincia paghiamo ogni anno cifre enormi in diritti proprietari per software e programmi (quanto esattamente lo stiamo cercando di costruire nelle pieghe del bilancio).

E’ ormai tardi. Avevo messo in agenda di andare a Lavis per la serata contro lo spreco alimentare con l’amico Andrea Segré, ma l’auto prende spontaneamente la strada di casa.

 

Comments are closed.