
giovedì, 24 febbraio 2011
24 Febbraio 2011
lunedì, 28 febbraio 2011
28 Febbraio 2011Il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani ha avviato il 1 ottobre scorso un percorso di incontri di approfondimento e di iniziative su un tema che avrebbe dovuto segnare la sua attività per un anno intero (si concluderà il 12 gennaio 2012), andando a scavare nella storia, mettendo in rilievo le culture materiali, i pensieri, le geografie della "Cittadinanza euromediterranea". Il caso?
Quando ho lanciato questa proposta non immaginavo certo che nel Mediterraneo si sarebbe aperta una stagione tanto importante, ma una cosa questa scelta la testimonia e ne sono orgoglioso: il pulsare con il proprio tempo. Se c’era una ragione che mi ha portato ad avanzare la proposta di focalizzare l’attenzione del Forum come dell’opinione pubblica sul Mediterraneo, questa gravitava attorno al tema dello "scontro di civiltà". E quel che attraversa oggi il mondo arabo è proprio la risposta laica e democratica allo scontro di civiltà.
E’ dunque naturale che oggi il Forum venga individuato come crocevia della mobilitazione a sostegno delle popolazioni in lotta per la dignità, che tanti trentini di origine araba trovino nel Forum un soggetto di riferimento, che il programma che stiamo realizzando con le visite in Trentino di Predrag Matvejevic (lo scrittore del Mediterraneo) o di Wajech Nuseibeh (il custode palestinese del Santo Sepolcro), pulsi con gli accadimenti di queste ore.
In piazza Pasi a Trento, sabato pomeriggio, c’è tanta gente. Nonostante abbiamo avuto poche ore per far partire il tam tam informatico, il messaggio è stato raccolto da almeno due-trecento persone. Una conferenza stampa (venerdì) e poi via con i messaggi, come avviene nei paesi arabi. Rispetto a quelle piazze piene di rabbia, qui c’è un po’ di assuefazione e indifferenza, certo. E anche per questo tanto insistiamo sulla necessità di un gesto individuale, che testimoni la vicinanza al dolore delle persone che hanno perso i loro cari nella lotta per la libertà: un lume sulle finestre di casa, come qui, in piazza dove le candele rimarranno accese per tutta la notte.
Perché la luce deve rimanere accesa sul processo straordinario che sta cambiando il Mediterraneo, così come sui traffici di armi fra l’Italia e la Libia, sugli affari della famiglia Gheddafi nel nostro paese, sui legami finanziari del nostro stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con il dittatore libico, che non a caso voleva trasformare quel paese in uno stato offshore, funzionale ai traffici criminali.
Nella piazza l’unica nota stridente è la presenza di qualche bandiera di troppo, dopo che avevamo chiesto di lasciare a casa i simboli di partito. Ma i vecchi vizi di una sinistra che ha bisogno di segnare il territorio sono duri a morire. Come fanno a non capire che ogni segno di partito indebolisce il valore del massaggio che vogliamo portare ai cittadini, incanalandolo nel già visto e fuori del tempo?
Consegniamo al Commissariato del Governo un documento che abbiamo redatto con Fabio Pipinato (detto per inciso, il sito di Unimondo di cui è direttore in questi giorni ha raggiunto picchi d’accesso davvero significativi) e Paolo Burli (segretario della Cgil, che ha collaborato con il Forum nella promozione dell’iniziativa). Indica lo sdegno ma anche un percorso da seguire, affinché il sacrificio di tanta gente sia foriero di una nuova stagione per quei paesi e per tutti noi, cittadini euromediterranei.