martedì, 11 agosto 2009
11 Agosto 2009
lunedì, 7 febbraio 2011
12 Agosto 2009Organizzare una manifestazione in ventiquattr’ore non è facile. Eppure ce l’abbiamo fatta, attraverso il tam tam, internet, gli sms e il passa parola. Così centinaia di persone, italiani e arabi, hanno partecipato al presidio di sabato pomeriggio a Trento promosso dal Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani portando la solidarietà verso la lotta per la libertà e la democrazia ma molti di loro anche una testimonianza diretta. Divisi fra la preoccupazione e l’angoscia per le violenze e la speranza verso una straordinaria rivoluzione democratica che vuole mettere fine all’occupazione del potere da parte di regimi corrotti e illiberali. Il microfono passava di mano in mano, tanti i nomi e i paesi di provenienza, donne e uomini a rappresentare una nuova primavera araba.
Primavera inattesa, imprevista, eppure imponente, in grado di scuotere in forma nonviolenta tutto il Mediterraneo. Di una storia che procede per accelerazioni improvvise parliamo nell’incontro che precede la manifestazione e che abbiamo organizzato come Forum con il Presidente Dellai e gli esponenti delle diverse comunità arabe presenti in Trentino. Quando giovedì sera proposi di verificare la possibilità di un incontro istituzionale a così stretto giro di tempo, ero piuttosto scettico circa la fattibilità, ma invece siamo qui, nel cuore del governo provinciale, con questi nuovi cittadini che forse per la prima volta hanno l’opportunità di avere un rapporto così diretto con le massime istituzioni provinciali.
Ci vorrebbe un tempo più disteso per far emergere l’orgoglio e la preoccupazione, ma in tutti i pur brevi interventi c’è la consapevolezza di essere in un passaggio cruciale della storia, che giustamente viene assimilata al 1989 della caduta del muro. Libertà, democrazia, dignità: sono le parole che ricorrono e di fondamentalismo non c’è proprio traccia.
All’angolo fra via Oss Mazzurana e via Diaz c’è una folla di persone, gli occhi puntati sui maxi schermi che abbiamo installato nella bottega di Mandacarù in via di ristrutturazione e che gentilmente è stata concessa al Forum per tutta la prossima settimana per documentare, attraverso le immagini che arrivano dagli amici e dalle famiglie, la grande primavera politica dei paesi arabi.
Mi vengono in mente le parole di Samir Kassir, protagonista della primavera di Beirut e per questo assassinato nel 2005. Scriveva Kassir: «E’ probabilmente troppo ambizioso pensare che le catene dell’infelicità stiano per spezzarsi. Il malo-sviluppo arabo si è troppo aggravato perché la felicità possa essere a portata di mano. E il persistere dell’egemonia occidentale, resa più pesante dall’occupazione americana in Itaq e dalla sempre maggiore supremazia di Israele, non consente di postulare un risveglio arabo in tempi stretti. Ma nulla – né la dominazione straniera, né i vizi strutturali delle economie, ancor meno l’eredità della cultura araba – impedisce di ricercare, malgrado le pessime condizioni attuali, la possibilità di un equilibrio. Per raggiungerlo, molte sono le condizioni necessarie, e non tutte dipendono dagli arabi. Ma anche se non si può realizzarle tutte, resta sempre possibile forzare il destino, iniziando dalla condizione più urgente e senza la quale non c’è scampo alcuno: che gli arabi abbandonino il miraggio di un passato ineguagliabile e guardino finalmente in faccia la loro vera storia. In attesa di essere fedeli».
Erano queste le ultime righe de "L’infelicità araba", praticamente il suo testamento politico. Di lì a qualche mese, era il 2 giugno 2005, saltò in aria in un attentato i cui responsabili rimangono ignoti. E proprio il 2 giugno prossimo al pensiero di Samir Kassir dedicheremo una tappa del percorso sulla "Cittadinanza Euromediterranea" del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani.
Mentre la manifestazione si sta concludendo, c’è chi ricorda fra gli applausi che la primavera democratica del Mediterraneo non può non riguardare anche questo paese, l’Italia, nelle mani di un personaggio in fondo non molto diverso dai suoi compari di là del mare.
A Milano migliaia di persone affollano il Palasharp nell’incontro promosso dal nutrito gruppo di intellettuali riunitosi in "Libertà e Giustizia" per chiedere le dimissioni di Berlusconi. Avrei voluto andarci. Mi accontento di segnalarvi l’intervento di Umberto Eco.