
martedì, 4 gennaio 2011
4 Gennaio 2011
lunedì, 10 gennaio 2011
10 Gennaio 2011Al rientro, la sensazione che la realtà italiana sia incartata è forte più che mai. L’incapacità di produrre nuovi paradigmi fa sì che le risposte ai problemi reali (il tema del lavoro e la vicenda Fiat) appaiano vecchie e logore, il non aver fatto i conti con la storia recente di questo paese fa riemergere fantasmi diventati caricature (il caso Battisti) che portano intellettuali ormai autoreferenziali a prendere gigantesche cantonate, un centrosinistra che non sa riflettere sulla propria sconfitta che si affanna alla ricerca dell’espediente per tornare a governare, incapace di produrre nuove sintesi culturali e di uscire dallo schema della politica nazionale. Senza parlare dei fatti di cronaca nera che riempiono le pagine e i talk show televisivi, a testimoniare di una solitudine lacerante che porta gli individui a vivere gli altri in sottrazione, fin dentro le famiglie sempre meno in grado di essere luoghi di dialogo e di elaborazione dei conflitti.
Sul piano locale, nonostante il contesto più favorevole, tengono banco sui giornali locali temi triti e ritriti che si presentano sempre uguali a se stessi, le paure ingigantite dall’antipolitica, polemiche artefatte come quelle sugli aiuti internazionali, il pettegolezzo politico incentivato da una politica che riflette sempre più i destini personali piuttosto che pensiero e progettualità alti.
In questo contesto faccio un po’ fatica a rimettermi al lavoro. I miei appunti di cose da fare occupano velocemente più pagine, quasi a rimproverarmi di qualche giorno di vacanza. In cui ho staccato la spina, ma non ho ancora la sensazione di sentirmi ricaricato.
Uso queste giornate per leggere e scrivere ma la penna fatica a scorrere via. Vado a trovare Sandro Regazzola, un vecchio e saggio amico. Lo trovo un po’ provato fisicamente ma lucido nel dirmi che si rimesta nel mortaio senza aver chiaro il senso del proprio agire. Perché effettivamente di questo si tratta. Ed è difficile da soli, ritrovare nell’agire politico che rincorre la quotidianità una trama condivisa. Provo a dirgli di uno sguardo lungo che cerco di avere, della necessità di mettere in protezione le idee in ambiti plurali, del valore della formazione e di un agire pedagogico, di quel che facciamo come Forum per la Pace e i Diritti Umani… ma avverto io stesso la distanza fra il desiderio e la realtà.
Ecco, se ad una cosa sono serviti questi giorni di distanza, è forse la distanza stessa. Spero rappresenti un anticorpo, capace di aiutarmi a distinguere le cose vere da quelle di un mondo sempre più autistico e cattivo, autoreferenziale e poco incline al cambiamento.
Che sia un anno ricco di idee, di sguardi vivaci, di relazioni buone.