
giovedì, 20 maggio 2010
20 Maggio 2010
sabato, 22 maggio 2010
22 Maggio 2010Ho deciso di liberarmi da ogni impegno per poter andare a Terni dove è ricoverato Ali. Le notizie che arrivano sono abbastanza rassicuranti ma mi dicono che non è il caso di procurare emozioni e che la prognosi non è ancora sciolta. Quando squilla il cellulare e nel display vedo il suo nome l’emozione è forte. Se è riuscito a strappare alle regole dell’ospedale questa telefonata vuol dire che il peggio è passato. E’ quel che mi dice nei pochi secondi che riusciamo a parlare… la voce è flebile, grande è stato lo spavento ma ora va meglio. Ha persino la prontezza d’animo di ironizzare sulla necessità di darsi il tempo e alla fine tiro un sospiro di sollievo.
In mattinata avevo chiamato Emilio Molinari, amico che a forza di operazioni è diventato un grande esperto nell’ambito della chirurgia coronarica, affinché potesse mettere a disposizione contatti e sapere. E così si è messa in moto la macchina dei contatti, ma è lo stesso Ali (che di professione prima di mettersi a fare il diplomatico sarebbe stato medico) a rassicurarmi, dicendomi che il reparto dell’ospedale dov’è ricoverato dimostra grande efficienza.
Così mi metto il cuore in pace e mi metto a lavorare. Scrivo un commento per http://www.politicaresponsabile.it/ sul tema delle identità, vado avanti nel lavoro di scrittura della prefazione del libro sull’Alto Adige…
Oggi però è un’altra cosa a tener banco. Nei giorni scorsi ho presentato un’interrogazione sui "Giochi di guerra", pratica che si sta diffondendo ma della cui dimensione prendo realmente coscienza nel leggere pagine e pagine di messaggi sul blog del quotidiano locale "L’Adige" che dopo aver ripreso la notizia ha aperto la stura ai commenti. Apriti cielo. Centinaia di commenti, prevalentemente avversi alla mia iniziativa, che rivendicano l’innocenza di uno "sport" che non fa male a nessuno. Nelle telefonate che ricevo di persone che mi segnalano il manifestarsi di queste attività anche nella loro zona, come nei video che trovo postati sul blog, mi rendo conto della diffusione di tali pratiche e della loro natura. Basta leggere o ascoltare le parole usate, fedeltà, lealtà, onore… e le immagini usate per capire la cultura che fa da cornice agli amanti dello "softair".
Qualcuno si spinge a commentare la notizia pure su questo blog, ma devo dire senza insultare, più a richiedere di non aver pregiudizi che altro. Rispondo alle loro osservazioni con pacatezza ma anche ribadendo che la diffusione della cultura della pace passa anche attraverso l’affermarsi di valori diversi e pure nel confrontarsi sul valore dei simboli. Mi stupisce che la replica di uno di loro si chiuda con i complimenti per il sito.
Ed in effetti sono proprio contento di aver attivato questo strumento di comunicazione e di dialogo. Il numero delle persone che ogni giorno entrano in questo spazio è in continua crescita e nei prossimi giorni ne daremo una dettagliata informazione.
4 Comments
Sono uno dei “guerrieri” che ha replicato nel blog e, ormai che sono approdato anche qui, non posso fare a meno di leggere la cronaca di questa giornata a Castel Beseno. Che dire, le sembrerà strano, ma pure io che trascorro il mio tempo libero nel confrontarmi con altri praticanti il soft air, trovo piacevoli certi argomenti.
Mi stupisce, però, che Lei sia stupito del fatto che il soft ai che, ribadisco, nonostante simboli (di cui io pure non condivido l’uso) e l’apparenza, di fatto è praticato da gente pacifica, che apprezza addirittura questo Blog. Chissà quanti di noi ha incontrato ieri, a Castel Beseno.
Dimenticavo: spero non creda veramente che argomenti come “fedeltà, lealtà, onore…” siano cari solo a chi pratica il soft air?
Ho amici, con i quali gioco al soft air, di cui non condivido l’inclinazione politica, ma con i quali condivido il significato di quei termini.
Per ultimo: ma dove sono finiti i commenti pubblicati sul blog del “Adige”? Non li trovo più… .
Vincenzo
Deve essere in linea con il tema “L’informazione è un bene di tutti, difendiamola” che che fa da spalla alla prima pagina dell’Adige di oggi.
E, a questo punto, dato il modo con il quale l’informazione è stata fatta, da domani cambierò quotidiano.
già…l’italia viene considerato un paese con semi-libertà di stampa, al pari dell’albania! é il momento di cambiare secondo me.