Matite per la Palestina
lunedì, 17 maggio 2010
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mercoledì, 19 maggio 2010
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martedì, 18 maggio 2010

L’eco dei risultati elettorali nei 204 Comuni del Trentino tiene banco in un aula del Consiglio Regionale oggi più che mai luogo di una stanca e rituale retorica attorno ad una regione che va al più presto svuotata delle competenze residue e rifondata come parte di un nuovo  progetto euroregionale.

I titoli dei giornali descrivono ciascuno una diversa rappresentazione del reale. Cominciamo dal titolo più verosimile, quello del Corriere del Trentino: "Il centrosinistra tiene, bene Patt e Lega". Forse anche qui ci sarebbe da discutere perché definire positivo il risultato della Lega quando l’onda padana prevista non c’è stata affatto (tranne qualche Comune del basso Trentino a fronte però di un pessimo risultato del Pdl) rappresenta una forzatura. Il Trentino recita invece così: "Il futuro si giocherà al ballottaggio". Beh, anche in questo caso è vero che la maggior parte dei Comuni sopra i 3000 abitanti andranno al ballottaggio, ma è altrettanto vero (ed è questo il dato politico) che questo avviene quasi ovunque all’interno del centrosinistra autonomista, quasi si trattasse di primarie a posteriori. Infine l’Adige che titola: "Pd e Upt si fanno la guerra". Rivoli di sangue? Non ci sono stati nella campagna elettorale, non ci saranno nel ballottaggio. Perché dunque questi toni gridati? Perché rappresentare sull’orlo della "guerra" un’alleanza che tanto il Pd che l’Upt sul piano provinciale considerano strategica? E’ forse il confermarsi dell’anomalia trentina a dare fastidio? I problemi ci sono, ovviamente, ma in un contesto politico che in Italia molti ci invidiano.

Nello scorrere i risultati dei vari Comuni emergono dati interessanti, a cominciare dal fatto che dove il centro sinistra si presenta con l’intera aggregazione che guida la Provincia non c’è storia, vince a mani basse. Il che dovrebbe far riflettere tutti. Altro elemento interessante è una diffusa propensione al cambiamento laddove gruppi di potere consolidati – a prescindere dalla loro collocazione politica – vengono messi da parte, specie in Val di Non. Un altro aspetto che emerge è il condizionamento di fattori locali che hanno inciso notevolmente sull’orientamento di voto: è il caso dell’inceneritore sulla Rotaliana, il biodigestore su Lasino…  Sento Mirko Montibeller, nuovo sindaco di Roncegno, raggiante per il risultato. Sento Walter Marcolla, quasi stupito (positivamente) che la lista di Sandra Webber , candidata outsider, abbia messo in minoranza un potere che sembrava inamovibile.

Rimane aperto un problema, che si poneva prima delle elezioni e che questi mesi e questo stesso risultato elettorale confermano. La necessità di ritrovare le coordinate di un progetto condiviso nella coalizione di maggioranza, fatto di idee per il futuro del Trentino e della sua autonomia. Dellai rilancia il polo territoriale, quasi a dire che l’UpT è stata una parentesi. Il Patt cerca di contendere il centro all’UpT… I Verdi provano a dire che ancora non sono finiti. Ma non è questo il problema. Occorre un disegno forte e condiviso, un’idea di sviluppo sostenibile in grado di mettere a frutto le vocazioni dei territori, a partire dall’uso delle prerogative dell’autonomia per stare senza smarrirsi nei processi globali.

Il Consiglio Regionale scorre nella sua inutilità. Si è votato anche in Sud Tirolo e l’esito anche in questo caso è stato positivo. Il candidato democratico Luigi Spagnolli eletto al primo turno sindaco di Bolzano, una buona tenuta della SVP dopo i risultati negativi delle ultime elezioni, il magro bottino dei partiti più nazionalisti, tanto tedeschi quanto italiani. Durni è più sornione del solito.

In questo contesto faccio gli ultimi ritocchi su un’interrogazione che un po’ descrive il vuoto regionale… e che riguarda la scarsa frequentazione di giovani trentini dell’Università di Innsbruck. Tanta retorica hoferiana e ben poca attenzione ai processi veri di interazione fra i territori di un’Euroregione tutta da costruire. Mi convinco sempre di più che è necessario inventarsi una proposta per andare oltre quel che c’è e rifondare nei processi reali il senso di una comune cittadinanza europea.

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