zambana vecchia
lunedì, 3 maggio 2010
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Darsi il tempo
mercoledì, 5 maggio 2010
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martedì, 4 maggio 2010

Giornata piovosa, di quelle che non vorresti muoverti da casa e startene lì con un buon libro. Allora approfitto del mattino libero da impegni e riunioni per leggere, in questo caso non un "libro che non è ancora", il manoscritto di un volume sul Sud Tirolo che Stefano e Mauro mi hanno affidato per farne una postfazione e di cui vi ho parlato qualche giorno fa.  Non so come fare, perché l’interlocuzione con quello che scrivono non è affatto facile e le loro tesi piuttosto distanti da ciò che penso di quella terra. Per cui proverò a scrivere interloquendo in maniera fortemente dialettica e poi saranno loro a decidere se il mio pensiero potrà essere utile alla loro pubblicazione oppure no. Il mio punto di vista sul Sud Tirolo – Alto Adige parte da una forte preoccupazione, il timore di una crisi verticale della SVP e degli esiti non certo favorevoli ad un "altro Adige" che potrebbe avere (e già sta avendo), pur essendo essa stessa la causa principale del male "etnico" che la sta rodendo.

Il livello di autogoverno e di benessere economico raggiunto in Sud Tirolo è fra i più elevati sul piano europeo. Ma l’integrazione economica non corrisponde affatto ad una narrazione comune e neppure minimamente condivisa. Il che ci racconta di una società profondamente divisa, dove è mancata l’attenzione verso l’elaborazione di un conflitto che è rimasto lì, anestetizzato ma niente affatto risolto e che il passare del tempo e il denaro non hanno fatto evolvere positivamente.

Non basta la buona amministrazione e conta fino ad un certo punto la sicurezza sociale. Nell’immaginario collettivo, bene analizzato da uno dei testi che mi sono stati sottoposti, aleggiano i fantasmi del sopruso di ieri e dell’insicurezza del futuro. E nelle forme dei moderni conflitti, questi fantasmi si traducono in identità chiuse rivolte al passato, miti nazionalistici, esaltazione della razza.

Senza nulla togliere alla gravità degli avvenimenti storici, che in assenza di elaborazione e vera riconciliazione, pesano come macigni. Sabato e domenica prossimi ci lavorerò.

Nel pomeriggio sono a Rovereto. La città è in fermento perché fra dieci giorni andrà al voto per il rinnovo del Consiglio Comunale. Lo spazio "dieci per dieci" (dieci progetti per dieci anni) di piazza Nettuno (mi piace di più chiamarla con la vecchia toponomastica ovvero "piazza delle oche") che fa da motore operativo della campagna elettorale di Andrea Miorandi e della coalizione del centrosinistra autonomista, è affollato di persone che vanno e vengono. Al fermento corrisponde un sentire positivo, il clima che si respira è buono, la candidatura di Miorandi corrisponde alla richiesta di rinnovamento.  Ma la partita è dura e la proliferazione di liste e candidati sindaci a sinistra (Italia dei Valori, Verdi, Federazione della Sinistra, Cittadinanza attiva) non aiuta di certo a passare il turno al primo colpo. Anche perché al ballottaggio si andrà molto probabilmente con il sindaco uscente Valduga il quale, al secondo turno, potrebbe contare sul convergere del voto dell’elettorato di destra. E riaprire a suo favore una partita che – dopo questi cinque anni di governo senza qualità – sembrava sul punto di chiudersi. Per questo, oltre ovviamente per le idee ed il programma che propone e per le liste che lo sostengono, Miorandi deve essere votato al primo turno, senza indugi. Se vogliamo che Rovereto esca dall’attuale torpore, questa è l’unica strada percorribile.

Alle 18.00, nell’ambito della campagna elettorale del PD del Trentino, si tiene l’incontro "Cibo e Ambiente", come oggetto la legge sulle filiere corte recentemente approvata dal Consiglio Provinciale. Un tema di grande valore anche nella campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Comunale, proprio per il suo carattere multidisciplinare. Investe l’economia, la salute, l’ambiente, la cultura e la democrazia. Sì anche la democrazia perché fare sistema territoriale, fare filiera fra soggetti diversi, dal contadino al ristoratore, dal negoziante al consumatore…, significa adoperarsi per costruire coesione sociale. Oltre che il piacere di avere nel piatto un cibo che sia buono, pulito e giusto. Come recita il programma di Terra Madre, la manifestazione di Slow Food: ne parla Sergio Valentini che di questa associazione nella nostra regione è l’anima. Si discute anche di grande distribuzione, di prevenzione dei rifiuti, di patologie dovute alla cattiva alimentazione e alla mancanza di informazione. Temi che Andrea Miorandi riprende nel suo intervento conclusivo e che gli stanno a cuore visto che, fra le altre cose, è lui il responsabile della condotta della Vallagarina di Slow Food. Le persone in sala seguono attentamente fino alla conclusione dell’incontro, visibilmente soddisfatte.

Ormai è scesa la sera e ancora piove.

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